Dai comitati che riuniscono i cittadini che saranno espropriati, passando per sindacati (Cgil), associazioni (Wwf, Legambiente, Greenpeace, Libera, Anpi, Arci), fino alle opposizioni parlamentari Pd, M5s e Alleanza Verdi Sinistra. A Roma prosegue la battaglia contro il Ponte sullo Stretto di Messina, la grande opera cara a Matteo Salvini, ritenuta dai promotori “inutile, dannosa e costosa“.
Mentre la Lega con un emendamento alla manovra, a prima firma Riccardo Molinari, ha chiesto di aumentare i fondi a disposizione per “consentire l’approvazione da parte del Cipess, entro quest’anno”, facendo lievitare i costi a circa 14,7 miliardi fino al 2032 (contro gli 11,6 previsti dalla manovra per il 2024, ndr) e aumentando da 2,3 a 7,7 miliardi il contributo “pescato” dalle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione (periodo di programmazione 2021-2027), opposizioni parlamentari e società civile annunciano battaglia insieme ai comitati di espropriandi. Chiedendo di fermare un’opera che ha da poco incassato il via libera della commissione Via-Vas (la Commissione Tecnica di Valutazione dell’Impatto Ambientale) del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, nonostante 60 rilievi pendenti, in gran parte da sciogliere in sede di presentazione del progetto esecutivo.
Una commissione che di fatto era stata lottizzata pochi giorni prima dalla maggioranza, con un blitz di Lega e FdI che avevano inserito non tecnici d’area, ma dirigenti di partito ed ex consiglieri: “Quello che è accaduto con la commissione VIA a quattro giorni dalla convocazione della commissione è stato scandaloso, con nuovi dodici membri. Siamo andati poi a vedere i curricula: uno è un esperto di installazione degli ascensori, una è esperta di ristrutturazione di interni di case, uno è esperto nell’asfaltare strade. Queste persone in quattro giorni hanno valutato 10mila pagine, mille planimetrie, calcoli volumetrici e costruttivi, problemi sismici e quant’altro e hanno votato a favore”, ha attaccato Angelo Bonelli, deputato Avs. “C’è bisogno di serietà. Stiamo parlando di 15 miliardi di euro, hanno azzerato il fondo di sviluppo e coesione e il fondo nazionale del trasporto di massa”.
Insieme a Bonelli anche Annalisa Corrado, eurodeputata Pd e responsabile Conversione ecologica, clima, green economy e Agenda 2030 dem: “Siamo orgogliosi di essere qui oggi a combattere questa battaglia con tutte le realtà coinvolte. Questa è un’opera dannosa, ideologica, la cui realizzazione produrrebbe effetti devastanti su un territorio già vessato da una gravissima situazione per consumo di suolo, stress idrico e mancata infrastrutturazione dei trasporti e delle ferrovie, cui questo governo rifiuta di porre rimedio. La Sicilia ha bisogno di interventi strutturali seri, non dell’ennesima distrazione propagandistica del governo. Un progetto che fa acqua da tutte le parti”.
Contrarietà condivisa anche dal M5s: “C’è stato un ok della commissione Via-Vas, trasformata in circolo ricreativo per annoiati consiglieri comunali di centrodestra, ma con 60 prescrizioni da matita blu. Ci troviamo di fronte a un mastodonte inutile e pericoloso, la cui costruzione è stata assegnata per via diretta a Eurolink, in barba alle norme europee sugli appalti. E il cui progetto non tiene conto del danno per il traffico marittimo, visto che le grandi navi non potranno più attraversare lo Stretto e cambieranno rotta. Salvini continua ad arraffare risorse per quest’opera farsesca a scapito del Sud”, ha attaccato pure il deputato M5s Agostino Santillo.
Dai comitati invece la richiesta è che si stanzino gli investimenti del Ponte per migliorare i trasporti pubblici della Calabria e di tutto il Sud Italia, salvaguardando al tempo stesso l’ambiente circostante e i cittadini di Villa San Giovanni e Messina. “Casa nostra è in bilico tra la distruzione e la sopravvivenza, per un’opera che rischia di non venire nemmeno completata. Io già vivo tra due incompiute, da un lato l’ecomostro di Cannitello, prima opera propedeutica, non completata e abbandonata, dall’altro un lungomare riqualificato a metà. Noi crediamo che esista un’alternativa”, spiega Rossella Bulsei, presidente del comitato Ti tengo Stretto e tra i cittadini che rischiano l’esproprio. “Mi chiedo come tutto questo sia possibile senza ascoltare i territori e i cittadini, in modo particolare noi destinatari di esproprio, che siamo stati considerati degli ospiti che occupano uno spazio che non gli è dovuto e che dovrebbero lasciare libero, senza tante storie”.
Comitati e associazioni non intendono fermarsi, annunciando già le prossime tappe della mobilitazione, che porterà a diversi appuntamenti in Calabria e Sicilia e a una manifestazione nazionale a Roma, di fronte proprio al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Ma c’è anche chi punta a ricorsi e azioni legali. In particolare è il Wwf Italia a spiegare di essere pronto a rivolgersi all’Unione europea: “I temi per un reclamo comunitario sono tre: l’assegnazione dell’opera senza gara di appalto avvenuta grazie ad una sottostima dei costi, la violazione delle direttive Habitat e Uccelli e quindi delle normative su Rete Natura 2000, la mancata applicazione della procedura di Valutazione Ambientale Strategica”.
Bonelli invece attacca: “L’amministratore delegato Ciucci (della società ‘Stretto di Messina’, ndr) e il sottosegretario Alessandro Morelli hanno detto che stanno valutando il parere e le osservazioni per adeguare il progetto. Noi però il parere non ce lo abbiamo, non è pubblicato. Com’è possibile che loro ce l’abbiano? Stamattina ho chiesto al ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin di dare una risposta, ma mi dice che neanche lui lo ha. Ma allora perché loro lo hanno?”.
Sul tema dei costi ha attaccato pure la Cgil: “Dal 2005 le previsioni di spesa sono più che triplicate, attestandosi a oggi a 14,6 miliardi di euro, dato puramente indicativo, perché la scelta di procedere per fasi costruttive non permette a nessuno di quantificare l’effettivo costo del ponte”.
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