“Abbiamo il dovere di ribadire che la magistratura italiana non è in nessuna sua parte attraversata da faziosità politica e non avversa i programmi di chi oggi è maggioranza politica di governo”. Nel pieno dell’offensiva contro i magistrati scatenata dal governo dopo le decisioni sgradite sui migranti, il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia si rivolge in un discorso accorato ai suoi colleghi. E li incoraggia a non perdersi d’animo nonostante il momento difficile: “Abbiamo il dovere di non cedere alla stanchezza e allo sconforto, trovando la forza di contrastare, con la ragione e il diritto, la coltre di maliziose accuse che ci piovono addosso, che confondono, sconcertano, disorientano, sporcano l’immagine di una fondamentale istituzione, presidio di libertà e di uguaglianza, quale è, è stata nella storia di questo Paese e, per mezzo di noi tutti e di quanti verranno, sarà ancora la magistratura italiana”, dice nella sua relazione in apertura del Comitato direttivo centrale, il parlamentino del sindacato delle toghe, riunito in Corte di Cassazione a Roma.
Santalucia parla anche della riforma costituzionale sulla separazione delle carriere, su cui il governo sta spingendo in Parlamento per arrivare al primo ok entro l’anno. E stigmatizza il tentativo del centrodestra di intitolare il disegno di legge a Giovanni Falcone, in nome di un presunto favore del giudice ucciso all’idea di distinguere i percorsi professionali per giudici e pm (ricostruzione peraltro smentita al Fatto pure da suo cognato, Alfredo Morvillo). “La memoria di un eroe, di un martire della Repubblica, va onorata astenendosi dall’usare il suo nome nel confronto, a volte anche acceso, su una riforma che matura a oltre trent’anni dal suo estremo sacrificio. Sarebbe bene che quanti partecipano al dibattito pubblico, doverosamente allargato, sulla riforma costituzionale, si astengano, una volta che scoprono di essere privi di buoni argomenti per sostenerla, dal discutibile espediente di usare il nome e la figura di Giovanni Falcone per elevare tono, qualità e contenuti della riforma”, afferma, accolto da un lungo applauso.
Altro tema toccato dal portavoce dei magistrati è la scelta del governo di attribuire alle Corti d’Appello la competenza a decidere sulle convalide dei trattenimenti dei migranti, sottraendole alle sezioni specializzate dei Tribunali, considerate dal governo popolate da “toghe rosse”. “Con un colpo di penna si vorrebbe stravolgere l’ordinario assetto delle competenze e la Corte di appello, già gravata da importanti carichi di lavoro che ci hanno fatto dubitare della possibilità di centrare gli ambiziosi obiettivi del Pnrr, dovrebbe occuparsi delle procedure di convalida. È assai difficile rinvenire un principio di razionalità in questo stravolgimento dell’ordine delle competenze”, attacca Santalucia. “Si percepisce piuttosto la voglia di rappresentare nel modo più plateale, appunto con la sottrazione di competenza, la sfiducia nella giurisdizione, movendo dalla fantasiosa convinzione che i magistrati comunisti si siano collocati proditoriamente nelle sezioni specializzate dei Tribunali per attuare il sabotaggio delle politiche governative”.