A Torino è il giorno delle semifinali. Sale l’attesa per il momento clou delle Atp Finals. Gli ultimi arrivati vengono accolti alla stazione di Porta Nuova dal faccione di Jannik Sinner. Il volto del numero 1 al mondo è ovunque: tra i viali, nelle piazze del centro storico, persino sui tram. Man mano che si avvicina mezzogiorno, per le strade aumentano visibilmente i cappellini arancioni, diventati grazie a un’abile mossa di marketing del suo sponsor il nuovo simbolo della Sinnermania. Anche in piazza Castello i bambini non giocano con la palla da calcio ma con le enormi palline gialle del tennis, su cui sperano di avere la firma del loro beniamino. Durante la settimana delle Atp Finals il tennis pervade tutta Torino, non è una novità. Ma quest’anno emerge nitidamente il legame tra la città e Sinner, quasi un figlio adottivo.

Torino lo accolse per la prima volta nel 2021: un ragazzino ancora fragile, che subì l’impatto con la Inalpi Arena perdendo per 6 a 0 il primo set contro Daniil Medvedev. Il russo sbadigliò al cambio di campo, poi dovette lottare per vincere un match che durò due ore e mezza, con due tie-break. E lì Torino ebbe un primo assaggio delle qualità di quel giovane dai capelli rossi. Un anno fa Sinner si è ripresentato all’Inalpi Arena e ha vissuto una settimana magica: ha perso in finale contro Novak Djokovic, ma di fatto è stato il momento che ha cambiato la storia recente del tennis. Per questo Torino quest’anno si è preparata: ha accolto Sinner con i fasti e la regalità che si devono al numero 1 al mondo. Al centro c’è lo spettacolo del tennis, ma sopra c’è Sinner: la città vive l’attesa con lui, lo spinge verso il sogno di un trionfo che diventerebbe motivo di vanto per tutta Torino.

Nei caffè del centro chi sfoglia dei quotidiani sportivo si sofferma sulle pagine dedicate al tennis: per un momento i turbamenti della Torino granata e le mosse di mercato della Juventus vengono messe in stand-by, mentre il chiacchiericcio riguarda più le preoccupazioni per la straripante condizione di Alexander Zverev. Anche alla Inalpi Arena, che questa settimana è il centro gravitazionale del tennis mondiale, la presenza dei torinesi è predominante. “Ero già venuto due volte negli anni passati, sono tornato per vedere Sinner“, racconta Lorenzo dopo esser entrato nel Fan Village. L’orgoglio di avere a Torino il primo italiano numero 1 al mondo è una molla contagiosa: “Ho sempre seguito il tennis, non potevo perdermi questo appuntamento con la storia a casa mia“, dice Marco con i biglietti stretti in mano.

L’affetto di Torino è peraltro ricambiato da Sinner. Sarà per le amate montagne che vede in lontananza, sarà per quel carattere riservato, refrattario a dare immediata confidenza, che di fatto accumuna i torinesi al suo Südtirol. Il numero 1 al mondo qui si sente a casa e la Inalpi Arena la sente come la sua arena: “Il pubblico è incredibile. Ti stanno accanto nel bene e nel male. Mi piace”, ha raccontato nei giorni scorsi. Ma anche le immagini degli allenamenti e dei momenti di svago mostrano un Sinner più sereno del solito, come se a Torino si sentisse protetto oltre che amato: “Ci sono sempre persone fuori dall’hotel che mi aspettano, ricevo un benvenuto molto caloroso e personalmente mi piace. È qualcosa di diverso rispetto a tutti gli altri tornei”, ha detto sempre l’altoatesino parlando della città. Che ora è pronta a spingerlo verso il grande obiettivo di fine stagione: vincere le Atp Finals, alzare un trofeo in Italia. A casa sua, non solo metaforicamente.

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