Alla fine del 2022, la diagnosi di un cancro aggressivo al cervello. Poi la radioterapia e la chemioterapia, un intervento chirurgico. La capacità di riprendere in mano le redini della propria vita. È l’odissea che la giornalista e scrittrice inglese Sophie Kinsella ha affrontato e racchiuso nel suo ultimo romanzo “Cosa si prova“.
Ospite da Silvia Toffanin nel salotto di Verissimo, ha ripercorso il calvario degli ultimi due anni. “È stato un ottovolante. Ho vissuto una vita stupenda, ho scritto libri che sono stati apprezzati, ho cinque figli e un marito che amo. Sembrava tutto perfetto. Un giorno mi sono svegliata in un letto d’ospedale con la testa fasciata e non riuscivo a capire cosa fosse successo. Avevo subito un’operazione importante e mi avevano diagnosticato un tumore al cervello. Mi si è ribaltata la vita ed è questo che ho scritto nel libro”, ha raccontato l’autrice britannica.
I PRIMI SEGNALI DELLA MALATTIA E LA DIAGNOSI – “A cedere per prime sono state le gambe: andavo in giro per casa tenendomi ai mobili. Ho cominciato a inciampare, barcollare e mi sono resa conto che c’era qualcosa che non andava. Ero sempre tutta storta e, con mio marito, siamo andati a Londra a fare una tac. Mi hanno portato in ospedale in sedia a rotelle perché non riuscivo a camminare”, ha spiegato Kinsella. Il verdetto della visita le ha fatto cadere il mondo addosso: “Mi hanno comunicato del tumore parecchie volte perché la mia memoria non funzionava e lo dimenticavo. Ogni volta avevo un shock pazzesco. Rifiutavo l’idea, non poteva essere vero – ha proseguito –. Per tanto tempo, dopo l’operazione, credevo che non avrei mai più scritto perché non riuscivo a tenere in mano una penna e a pensare bene. C’è voluto un po’ per accettare la verità: ogni giorno ci ripensavo per tutta la giornata”.
SALVATA DALL’AMORE – Nella sofferenza, il marito le è sempre rimasto accanto: “È stato la star assoluta. Ha dormito per terra in ospedale, è stato con me quando c’erano gli appuntamenti con i medici. Quando continuavo a dimenticarmi che avevo un tumore, perché succedeva, me lo raccontava dall’inizio. È stato difficilissimo per lui. Non mi ha mai detto ‘Come mai non ti ricordi’”. In più, ogni mattina si sveglia e mi racconta una storia positiva. Si mette a cercare su internet e trova qualcuno che aveva un cancro a cui è sopravvissuto a lungo, una terapia sperimentale andata bene. È un modo bello di iniziare la giornata”, ha sottolineato la scrittrice.
LA SCRITTURA COME RIFUGIO – “Dopo esser stata dimessa, ho dovuto imparare di nuovo a caminare, girare a testa, pensare. Il mio cervello non funzionava più come prima. Uno dei test che ho dovuto superare, da buon inglese, è stato preparare una tazza di tè”, ha continuato. Terminata la riabilitazione, la Kinsella si è gettata a capofitto nella scrittura. Un posto felice, un rifugio. E così, è nato ‘Cosa si prova’: “È il libro più personale che abbia mai scritto: è pieno di ottimismo, speranza e amore. C’è voluto tanto tempo per capire la storia che volevo raccontare”, ha dichiarato.
Adesso che ha imparato a conviverci, il tumore le fa meno paura: “Posso passare intere giornate senza pensarci mai. Ho una vita piena di gioia e divertimento con la mia famiglia. Il cancro non è riuscito a dominare la mia vita”.
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