Se gli umani non ci fossero più, chi potrebbe creare una nuova civiltà sulla Terra? Tralasciando l’affascinante ipotesi aliena, una delle specie maggiormente accreditate che, di fronte ad un’estinzione di massa, potrebbe diventare dominante è quella dei polpi. L’ha dettagliatamente spiegato Tim Coulson, ricercatore e professore all’Università di Oxford: “In un mondo in cui i mammiferi dominano, i polpi rimangono un contendente sottovalutato. La loro cognizione avanzata, l’uso di strumenti e la capacità di adattarsi ad ambienti mutevoli forniscono un modello per quella che potrebbe emergere come la prossima specie intelligente del pianeta dopo gli umani”, ha detto l’insegnante in un’intervista alla rivista The European.
I cambiamenti climatici, le continue guerre ed eventuali malattie fatali non curabili in tempi ristretti, sono tra le principali cause che – tra moltissimi anni – potrebbero stravolgere l’ecosistema di un mondo che presumiamo controllare e dominare. Così come l’uomo e le sue tecnologie mutano in continuazione, ci sono delle specie che potrebbero imparare ad adattarsi a contesti che, fino ad oggi, sembrano proibitivi. “La loro avanzata struttura neurale, il sistema nervoso decentralizzato e le straordinarie capacità di risoluzione dei problemi rendono i polpi particolarmente adatti a un mondo imprevedibile. Queste qualità potrebbero consentire loro di sfruttare nuove nicchie e di adattarsi ad un pianeta in cambiamento, soprattutto in assenza dell’influenza umana”, ha proseguito il docente.
In un futuro remoto ipotizzato da Coulson, ci potrebbe essere un’idea di Atlantide (nella mitologia greca una città marina) interamente escogitata dalle piovre, grazie alla loro “destrezza, curiosità, capacità di comunicare tra loro e suprema intelligenza”. I polpi sono anche dotati di un discreto senso dell’adattamento che, col passare di milioni di anni, gli garantirebbe di poter stare diverso tempo fuori dall’acqua e, quindi, senza respirare. Attualmente le piovre possono sopravvivere fino a mezz’ora fuori dall’acqua. Grazie alla loro intelligenza, però, non è da escludere che possano sviluppare i propri metodi di caccia sulla terraferma. Un po’ come ha fatto l’Uomo nel corso della sua evoluzione. Sarebbe, quello dei polpi, un percorso inverso, anche se sulla Terra – mantenendo valida l’ipotesi argomentata da Coulson – non ci saranno più esseri umani.
“Naturalmente, l’ascesa dei polpi è del tutto speculativa: l’evoluzione è imprevedibile e non possiamo dire con certezza quale strada prenderà in caso di estinzione umana. Il futuro della vita sulla Terra è determinato da innumerevoli variabili e, numerose specie, potrebbero emergere”, ha precisato il professore.
Le piovre potrebbero – con le dovute premesse e proporzioni del caso – prendere (tra milioni di anni) il ruolo di “umani”. E allora gli uccelli o, ancor meglio, le scimmie? Che fine farebbero? Nonostante i volatili, come pappagalli e corvi, siano estremamente intelligenti ed in grado di costruire nidi “abitabili” per decenni – secondo Coulson – non sarebbero in grado di svolgere il ruolo ecologico precedentemente ricoperto dagli esseri umani. Anche come conformazione fisica agli uccelli verrebbe molto complicato “prendere le redini” del mondo.
Gli esperti evidenziano che, per essere la specie dominante (se così la possiamo intendere), sia necessaria una caratteristica che – probabilmente – solo gli uomini ed i polpi hanno: la destrezza. E gli scimpanzè, allora? Per l’ominide il discorso è relativamente semplice. O si andrebbe ad estinguere assieme agli uomini, oppure, in caso di sopravvivenza, farebbe i conti con un mondo decisamente differente da quello vissuto fino a poco prima.
I polpi – come riportato dal Daily Mail – sanno già utilizzare strumenti complessi grazie ai loro tentacoli simili a pollici, e sono in grado di vivere in ambienti differenti, che vanno dalle fosse marine fino alle acque costiere. Sono abili nel sopravvivere in condizioni difficili e sono cacciatori formidabili con un’ampia varietà di prede, tra cui vongole, gamberi, aragoste, pesci, squali e persino uccelli. Raggiungono la maturità fisica ed intellettuale molto rapidamente e, nonostante siano anche creature socievoli, se la cavano benissimo da soli e non si affidano a comportamenti sociali rigidi e coordinati come i primati.
Coulson ha sottolineato l’improbabilità di una radicale evoluzione che permetta agli invertebrati di evolversi totalmente in animali terrestri. La mancanza di scheletro da parte delle piovre, gli renderebbe comunque difficile muoversi fluidamente fuori dall’acqua, ma se “gli esseri umani hanno imparato a catturare pesci e a navigare sopra e sott’acqua, è quindi possibile, se non probabile, che i polpi possano fare lo stesso sulla terraferma”, ha concluso il docente.