“Solo perché sono lesbica e sto per sposarmi, i miei genitori musulmani mi hanno escluso dalla famiglia: per loro è come se non esistessi più”. È una storia di mancata accettazione, di rifiuto, di pregiudizi ma anche di coraggio quella di Sarra Shili, 21enne di origine tunisina nata a Mirandola, ex calciatrice del Bologna Fc oggi tiktoker di successo con oltre 603mila follower. Ed è proprio sulla piattaforma che ha iniziato a raccontare senza filtri il suo amore con la compagna Gaia, la proposta di matrimonio e poi la reazione della sua famiglia che, spiega a FqMagazine, l’ha messa davanti ad una scelta: “Mi hanno detto ‘o lei o noi’. Ma in ballo c’è molto di più: la mia felicità, la vita, il mio futuro”.
Cominciamo dall’inizio: quando ha capito di essere lesbica?
Ho iniziato a percepirlo intorno ai 17 anni. Era un’attrazione sentimentale più che fisica, ma l’ho sempre nascosto e negato a me stessa. Poi ho conosciuto Gaia e non ho più potuto fare finta di niente.
Vi siete incontrate sui campi di calcio…
Sì, giocavamo per la stessa squadra, a Roma. Io mi ero trasferita da Modena dopo aver lasciato il Bologna calcio e quando l’ho vista ho capito subito che c’era qualcosa di speciale tra di noi. È stato grazie a Gaia che ho trovato il coraggio di fare coming out con la mia famiglia.
Che reazione hanno avuto i suoi genitori?
Mi hanno subito chiuso le porte in faccia. Già qualche anno fa mi buttarono fuori di casa perché mi ero fatta un tatuaggio: per loro, che sono musulmani credenti, è “haram”, peccato.
Poi i dissidi si appianarono. Questa volta, come racconta da mesi sui social, la frattura è totale.
Sono stata parecchi mesi senza sentirli. “Se stai con una donna non avrai più rapporti con noi”. Ho tre fratelli maschi e una sorella, anche loro non hanno approvato e hanno chiuso i rapporti con me. Ho un gemello, cui sono legatissima e con cui ho fatto diversi contenuti su TikTok… nemmeno lui verrà al mio matrimonio. Mi spiace solo che sia stato insultato sui social a causa mia.
Anche sotto i suoi post ci sono molti insulti.
Commenti osceni, da “lesbica di merda” alla gente che mi augura la morte. Moltissimi musulmani mi scrivono cose irripetibili ma per fortuna c’è anche chi mi esprime affetto e vicinanza.
Quando legge quei commenti prevale la rabbia o il dolore?
La rabbia. Perché il dolore lo conosco e lo tocco per mano: sa che cosa vuol dire essere totalmente abbandonata dalla propria famiglia? È come non avere più il pavimento sotto i piedi. Mi sono pianta addosso, ho sofferto, ho vissuto momenti bruttissimi ma ora voglio costruirmi un futuro migliore con Gaia.
Lei e Gaia, che ha 23 anni e fa il corriere, convivete da cinque mesi in Puglia prima vivevate a Roma prima dai suoi genitori poi per conto vostro. Perché la scelta di unirvi civilmente così presto?
Perché pensiamo che sia un atto d’amore. Ci amiamo, abbiamo dei progetti: cosa dobbiamo aspettare? E volevo far capire alla mia famiglia che con Gaia faccio sul serio: pensavo avrebbero creduto in me, che avrebbero cambiato idea.
Invece?
Mio nonno mi ha lasciato una casa in eredità, l’ho messa in vendita e con quei soldi mi sono resa indipendente perché il lavoro dei social non è sempre costante. Sei mesi fa li ho sentiti per questo, poi loro non si sono fatti più sentire. Tre settimane fa mi ha chiamato mia mamma e accanto a lei c’era una persona che mi ha detto: “dentro di te c’è qualcosa di sbagliato”. Mamma ha provato a convincermi a tornare da loro, altrimenti toglieranno il mio nome dalla mia famiglia. Mi hanno messo davanti all’ennesimo un bivio.
Lei però ha tirato dritto: il 5 dicembre si sposa con Gaia, a Roma.
Perché sono felice e innamorata. Farò il matrimonio senza di loro… e non so come reagirò quel giorno. Per fortuna con me avrò gli amici di sempre e la famiglia di Gaia, che mi ha accolto e mi supporta. Da mia mamma, che comunque stimo perché è stata un grande esempio per me, mi sarei aspettata questo: amore e comprensione. Si preoccupa del giudizio della gente, quando in realtà non ho nulla di cui vergognarmi. Per lei è una vergogna avere una figlia lesbica.
Perché racconta sui social anche dettagli così intimi e privati della sua vita? Non pensa che un giorno potrebbe pentirsene?
No. Lo faccio perché voglio che nessuno un domani si senta rivolgere frasi come “hai portato la vergogna nella nostra famiglia”. Sa quante ragazze lesbiche e ragazzi gay musulmani mi hanno scritto in questi mesi? Quante storie di dolore e sofferenza simili alla mia vivono ogni giorno a causa della religione e dei pregiudizi? Penso di poter essere un esempio per tante ragazze mussulmane schiacciate dalla religione. Se un giorno avrò una figlia, non la metterò mai davanti a questa scelta.
Sui social si firma “tigre ribelle”. Perché?
Sono coraggiosa come una tigre, il soprannome che mi ha dato il mio primo allenatore di calcio, e sono ribelle perché non mi faccio schiacciare dai pregiudizi. Non mi fermo, vado avanti. Questo è l’amore: credere e lottare per costruire un futuro diverso, non smettere mai di cercare la propria felicità. Voglio solo essere libera di essere chi sono.