Russia, Ucraina, Europa e Stati Uniti ripetono la stessa cosa da quando Donald Trump ha vinto le elezioni: la guerra deve finire entro il 2025. Poi, però, ci sono le condizioni per la pace e qui la distanza tra Kiev e Mosca rimane ancora troppa. La Federazione vuole sfruttare questi mesi di transizione politica in America per capitalizzare il più possibile la propria superiorità sul campo di battaglia, divenuta sempre più evidente col passare delle settimane e le continue conquiste territoriali, specialmente nel Donetsk. E adesso il prossimo obiettivo di Mosca, come spiega al Washington Post Konstantin Remchukov, caporedattore del quotidiano russo Nezavisimaya Gazeta, è quello di non sedersi al tavolo delle trattative prima di aver ripreso il controllo su tutta la regione del Kursk: il territorio russo non può diventare, per il capo del Cremlino, oggetto di negoziati.
È per questo che l’esercito ha deciso di ammassare circa 50mila soldati, tra cui molti provenienti dalla Corea del Nord, intorno alla regione in vista di un’operazione che mira proprio alla riconquista di tutto il territorio finito in mano alle truppe di Volodymyr Zelensky. Solo a quel punto Vladimir Putin potrà pensare di avviare trattative con Kiev.
Che il trend sia favorevole alla Russia lo ammette lo stesso leader ucraino che ha definito la situazione al fronte “davvero difficile” e con una “lenta ma inesorabile pressione dei russi”, le truppe ucraine che combattono in prima linea sono stanche. Sono quindi possibili dei riposizionamenti, dei “passi indietro“. Del resto la rotazione non può avvenire finché le brigate di riserva sono a corto di personale in armi ed equipaggiamento. “Ci sono ragazzi al fronte. Hanno bisogno della rotazione per potersi riposare, fare vacanze. Al loro posto devono alternarsi altre squadre”, ma queste tardano a formarsi perché “a corto di personale”. “Per vari motivi, comporre le nostre brigate con persone addestrate, rifornirle ed equipaggiarle con armi sono processi che ora vanno a rilento. Non è sufficiente riempire una brigata di persone se non arrivano le armi specifiche. Aspettiamo la consegna di alcune armi da 12 mesi, dall’accordo nel Congresso” americano, ha aggiunto Zelensky. Altrimenti si manderebbero i rinforzi allo sbaraglio: “Che facciamo, li mandiamo avanti come semplice carne da cannone come fanno i russi? Nessuno lo vuole”. I ragazzi al fronte, colpiti quotidianamente e bombardati, “ci chiedono se possiamo fare dei passi indietro e la leadership militare risponde ‘Sì’. Sì, perché questa è la nostra posizione di principio, prima vengono le persone, poi la terra”.
Zelensky, nonostante la reazione stizzita alla decisione del cancelliere tedesco Olaf Scholz di confrontarsi col capo del Cremlino, auspica che le trattative di cui parla avvengano il prima possibile affinché si possa “fare di tutto per porre fine alla guerra nel 2025 attraverso la via diplomatica”, ma partendo da una “Ucraina forte”. “Come possono esserci trattative semplicemente con un assassino? Se parliamo con Putin e non siamo rafforzati nelle condizioni in cui ci troviamo non si tratta di una pace giusta – ha affermato durante un’intervista radio facendo capire che servono nuove conquiste ucraine per potersi sedere a un tavolo – La posizione di Trump è molto importante, l’atteggiamento dell’America verso di noi è molto importante” e gli americani “oggi sono dalla parte di Kiev”. Anche perché, aggiunge il leader ucraino, in questo momento Putin non vuol trattare per una pace, ma per la “capitolazione dell’Ucraina“: “È vantaggioso per il presidente russo, Vladimir Putin, negoziare solo su determinate condizioni, la capitolazione dell’Ucraina, ma nessuno lo permetterà. È vantaggioso per lui sedersi al tavolo, ma non è vantaggioso per lui negoziare. È invece vantaggioso per lui concordare alcune condizioni di capitolazione da parte nostra, ma nessuno glielo permetterà”.
Intanto martedì è previsto un nuovo incontro del triangolo di Weimar in versione allargata. A Varsavia, ha annunciato il ministro degli Esteri polacco Radoslaw Sikorski, si incontreranno, oltre ai ministri di Parigi e Berlino, anche quelli di Regno Unito, Italia e Ucraina. Sarà inoltre presente anche l’Alto rappresentante Ue designata Kaja Kallas. “I colloqui più importanti su questa crisi si terranno a Varsavia”, ha dichiarato il ministro che, riferendosi alla telefonata Scholz-Putin, ha detto che “le cose stanno accelerando” dichiarandosi poi soddisfatto che il cancelliere abbia ribadito il principio di “nessuna decisione sull’Ucraina senza l’Ucraina”.