“I dati pubblicati da La Repubblica sugli studenti che non si sono avvalsi dell’insegnamento di religione nell’anno scolastico 2023/2024 sono plausibili: un ragazzo su quattro esce dall’aula. Presto pubblicheremo un’analisi delle adozioni dei libri di testo per l’attività alternativa alla primaria: siamo in grado di anticiparvi che c’è stato un notevole incremento (circa il 90%) riscontrato grazie anche alla nostra campagna Libri per chi ha diritto di averli”. A parlare è Roberto Grendene, il segretario dell’ dall’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (Uaar) che conferma il quadro proposto dal quotidiano diretto da Mario Orfeo. Nel 2022/2023, la quota di studenti che non si sono avvalsi dell’insegnamento si era fermato al 22%. In termini assoluti, si tratta di 20mila studenti in più nel giro di dodici mesi. Al liceo, la quota tocca il 19%. È nei tecnici e nei professionali che le defezioni toccano quote maggiori: il 26% nei primi e il 29% nei secondi. Il primato tra gli indirizzi scolastici è delle ragazze e dei ragazzi che frequentano gli istituti professionali di Trieste, dove coloro che escono dalle aule prima dell’ora di religione arriva al 70%. Numeri che consolidano il dato dell’Uaar pubblicato lo scorso anno per capoluoghi di provincia: a Firenze a non fare religione era il 49,28%, a seguire Bologna con il 45,09% e Aosta con il 45,23%. Trieste lo scorso anno era al 35,14%.

Nonostante la pluriennale decrescita del numero di studenti, i dati mostrano una richiesta sempre crescente di scuola laica. Grendene con ilfattoquotidiano.it fa un altro ragionamento: “Anche se è lenta la crescita della scelta laica, osserviamo che dove si verifica il fenomeno di rottura della soglia del 20-30% allora con gli anni i numeri dilagano. Basti pensare allo scientifico Copernico di Bologna dove la maggioranza (più del 50%) dice no alla lezione di religione. È un fenomeno a macchia di leopardo”.

L’Uaar ha notato che la decisione di non avvalersi dell’ora di religione si verifica soprattutto nel centro dei capoluoghi di provincia: “Più ci si allontana da quella cerchia più aumentano coloro che sentono il condizionamento sociale della Chiesa”. È altrettanto chiaro che è alle superiori che aumentano gli studenti che dicono no, perché lì l’attività alternativa può essere lo studio senza assistenza di personale docente mentre alle medie i ragazzi devono avere a fianco il professore. Non parliamo della primaria dove spesso ciò viene interpretato mettendo gli studenti che non fanno religione “parcheggiati” in altre classi. D’altro canto riscontriamo che ancora oggi il testo di religione è gratuito mentre quello di alternativa spesso non esiste nemmeno. “Per fortuna – dice Grendene – qualche casa editrice si è dimostrata sensibile e ora grazie a una nostra campagna siamo passati da circa cinquemila scuole a novemila che hanno acquistato questi libri”.

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