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“Ho bisogno dell’ossigeno per camminare in casa. Fumo da quando avevo 8 anni. È un prezzo alto da pagare”: lo sfogo del regista David Lynch

Nel 2020 la diagnosi di enfisema polmonare, ma ha smesso con le sigarette due anni fa

Che fosse un fumatore incallito lo sapeva tutta Hollywood, ma per il famoso regista 78enne David Lynch (ha diretto film cult come “Velluto blu” del 1986 e “Mulholland Drive del 2001) le condizioni di salute iniziano a complicarsi per davvero. La diagnosi di enfisema polmonare risale al 2020, ma solo due anni fa Lynch ha smesso con le sigarette: “Del resto fumo da quando avevo 8 anni”, ha confessato al magazine People.

“Una parte importante della mia vita è stata il fumo- ha continuato – Amavo l’odore del tabacco, il sapore del tabacco. Amavo accendere sigarette. Faceva parte del mio essere pittore e regista. Ma ciò che semini è ciò che raccogli”.

La situazione si è talmente complicata che il regista, oggi, ha bisogno dell’ossigeno anche quando cammina in casa. Nel frattempo non perde occasione di mettere in guardia gli altri fumatori: “Nella mente di ogni fumatore c’è il fatto che è salutare, quindi stai letteralmente giocando col fuoco. Può morderti. Ho colto l’occasione e sono stato morso”.

E ancora: “Ho cercato di smettere davvero molte, molte volte, ma quando diventava dura per l’astinenza, fumavo quella prima sigaretta ed era un viaggio di sola andata verso il paradiso. Poi tornavo a fumare di nuovo regolarmente- Ho visto la scritta sul muro e diceva: ‘Morirai tra una settimana se non smetti’. Riuscivo a malapena a muovermi senza boccheggiare. Smettere è stata la mia unica scelta”.

Ad aiutarlo nel percorso anche la meditazione trascendentale, la pratica due volte al giorno, tutti i giorni, e ha fondato una fondazione dedicata alla pratica: “Ho un atteggiamento positivo incentrato sulla guarigione del corpo. Ma ammetto che è dura vivere con l’enfisema. Riesco a malapena a camminare per una stanza. È come se camminassi con un sacchetto di plastica intorno alla testa”.

La malattia, che lo rende più vulnerabile ad altre malattie respiratorie, lo tiene confinato in casa: “Prima non mi piaceva molto uscire, quindi è una bella scusa (ride, ndr)”. Ma di lavorare il regista non ha alcuna intenzione: “Piuttosto faccio tutto da remoto”.