“Delegittimare la magistratura è operazione che lede la tenuta democratica del Paese”. L’Associazione nazionale magistrati mette per iscritto la risposta istituzionale alla nuova e feroce offensiva piombata sulle toghe dalla maggioranza di centrodestra, innescata, nelle scorse settimane, dalle decisioni che hanno bloccato i trattenimenti dei migranti in Albania. In un documento dal titolo “Il linguaggio della democrazia“, approvato all’unanimità dal Comitato direttivo centrale – il parlamentino dell’associazione – si contesta al governo di stare portando avanti “un attacco alla giurisdizione strumentale a screditare la magistratura, per preparare il terreno a riforme che tendono ad assoggettare alla politica il controllo di legalità“: cioè la separazione delle carriere, finalizzata, secondo i critici, a sottoporre i pm alle direttive dell’esecutivo. “Sostenere, senza alcun fondamento, che un magistrato ha adottato un provvedimento per perseguire finalità diverse da quelle proprie dell’esercizio della giurisdizione è un’accusa grave che non può più essere tollerata“, affonda l’Anm, in riferimento agli attacchi subiti in particolare dai giudici delle Sezioni specializzate sull’immigrazione, definiti “comunisti” ed “eversivi“.
“Da certi giornalisti un linciaggio mediatico” – Un passaggio della delibera è dedicato al caso di Marco Gattuso, il presidente del collegio di giudici di Bologna che ha rinviato per primo alla Corte di giustizia europea il decreto del governo sui Paesi sicuri, sospendendone l’applicazione. In seguito a quella decisione, Gattuso era stato “profilato” da un articolo del quotidiano La Verità in cui si raccontava del figlio avuto insieme al suo compagno, nato in California da gestazione per altri. “Il linciaggio mediatico cui un certo giornalismo si è prestato ha colpito i giudici e la loro naturale tensione a decidere liberi dalle proprie convinzioni e passioni: scrutare la vita delle persone, riportando le loro vicende intime, del tutto prive di rilevanza pubblica, è condotta non in linea con l’etica giornalistica”, sottolinea l’Anm. Il documento verrà trasmesso al Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, mentre non è passata la proposta della corrente conservatrice di Magistratura indipendente di chiedere i danni in sede civile per gli articoli considerati diffamatori.
“Magistrati liberi di esprimere il proprio pensiero” – Le righe successive, invece, si riferiscono alla richiesta del centrodestra di punire Stefano Musolino, pm a Reggio Calabria e segretario della corrente progressista di Magistratura democratica, per un suo intervento critico sul ddl Sicurezza: “La libertà di manifestazione del pensiero appartiene al magistrato anche quale cittadino, che la esercita, anche nel dibattito pubblico, con senso di responsabilità e rispetto dell’elevata funzione giurisdizionale svolta”. Il Comitato direttivo conclude invitando “ogni attore politico al rispetto del principio costituzionale della separazione dei poteri e di autonomia e indipendenza dell’ordine giurisdizionale” e deliberando l’invio del documento al Consiglio superiore della magistratura “per le valutazioni dell’organo di governo autonomo e per le conseguenti iniziative a tutela della indipendenza e dell’autonomia”.
Carbone (Csm): “In corso un attacco alla giurisdizione” – Mercoledì proprio il plenum del Csm dovrà votare sulla delibera a tutela di Gattuso approvata la scorsa settimana dalla Prima Commissione. E in questo senso il consigliere laico Ernesto Carbone, eletto in quota Italia viva e solitamente non tenero nei confronti delle toghe, definisce “condivisibile” il documento dell’Anm e ripercorre le tappe dell’offensiva politica: “Da agosto scorso, con “il complotto dei magistrati per far cadere il governo” denunciato dalla premier, è iniziato l’attacco alla magistratura. Abbiamo proseguito con sottosegretari alla giustizia che hanno definito i magistrati degli ayatollah (il riferimento è ad Andrea Delmastro di FdI, ndr) poi con quotidiani attacchi da parte di membri del governo nei mesi di settembre e ottobre. In ultimo il linciaggio mediatico nei confronti di magistrati che, sulla questione immigrazione, hanno semplicemente fatto il loro dovere applicando la legge. Non è solo un attacco al singolo magistrato, è ancora più grave perché è un attacco alla giurisdizione“.
La Lega: “Meno convegni e più lavoro”. Costa (Fi): “Un piagnisteo” – Nel centodestra invece la delibera del sindacato delle toghe suscita reazioni derisorie. “Rassicuriamo l’Anm: per screditare la magistratura, basta la magistratura che blocca le espulsioni dei clandestini delinquenti, libera gli spacciatori per errore, va in piazza contro il governo, chiede la galera per Matteo Salvini perché “ha ragione ma va attaccato” (il riferimento è a un’intercettazione dell’ex magistrato Luca Palamara, che però non c’entra nulla con il processo per sequestro di persona in corso contro il leader del Carroccio, ndr). Per invertire la tendenza, basterebbe iniziare dalle cose più banali. Per esempio: meno convegni e più lavoro“, attacca una nota della Lega. Duro anche il deputato di Forza Italia Enrico Costa, noto per le sue posizioni ultra-garantiste: “L’Anm nel suo lungo piagnisteo odierno dimentica gli scioperi proclamati contro norme in via di approvazione da parte del Parlamento (la riforma Cartabia dell’ordinamento giudiziario, ndr) così come la sfilza di interviste di magistrati con ruoli apicali che qualificavano leggi in discussione o approvate come favori alla criminalità. Per fare una mezza autocritica c’è sempre tempo”, dichiara.
Immigrazione, “il ricorso in Appello metterà in ginocchio le Corti” – Un altro documento del direttivo, anch’esso passato all’unanimità, denuncia i rischi concreti delle iniziative del governo per depotenziare le Sezioni immigrazione, considerate politicizzate: prima la reintroduzione, con il decreto Flussi, del ricorso in Appello contro le loro decisioni, poi la proposta, contenuta in un emendamento della relatrice allo stesso provvedimento, di togliere loro la competenza a decidere sulle convalide dei trattenimenti, attribuendola alle Corti di secondo grado. Il ripristino dell’Appello, avverte l’Anm, “sconvolgerà l’assetto organizzativo delle Corti”: “Il ritorno al doppio grado di merito metterà in ginocchio le Corti territoriali, compromettendo irreversibilmente la loro capacità di centrare gli obiettivi imposti dal Pnrr” sullo smaltimento dell’arretrato e sui tempi della giustizia, e quindi rischiando di far perdere miliardi di finanziamenti europei. “La definizione rapida dei processi d’Appello, anche in materie delicate come quelle della famiglia e delle persone, sarà resa più difficoltosa in quanto dalle prime stime (realizzate dall’ufficio statistico del Csm, ndr) si prevede che le Corti saranno gravate da sopravvenienze di trentamila procedimenti all’anno, da definire peraltro in tempi ristrettissimi. L’inserimento di un nuovo grado di impugnazione allungherà inoltre l’iter d’accertamento dello status dell’immigrato e determinerà il rischio di una permanenza maggiore in Italia di chi potrebbe non avere diritto a soggiornarvi”.
“Nordio non ci condanni a fallire gli obiettivi Pnrr” – L’emendamento al decreto Flussi, invece, “ove accolto dal Parlamento, aggraverà la situazione organizzativa delle Corti di appello, che saranno chiamate, per decisione che appare priva di ragionevolezza, a svolgere, senza corrispondenti aumenti dell’organico, le attribuzioni che fino ad oggi sono di competenza, per ovvia coerenza sistematica, delle sezioni specializzate dei Tribunali”, sottolinea l’Anm. “Non è dato comprendere il senso dello spostamento di competenza: quel che può ipotizzarsi è che sia conseguenza delle decisioni assunte da alcune Sezioni specializzate ed aspramente criticate da vari esponenti politici”, prosegue il documento. Che conclude invitando il ministro della Giustizia Carlo Nordio ad adoperarsi per scongiurare il rischio di un irragionevole aggravamento della già fragile struttura organizzativa delle Corti di appello, al fine di non condannare al fallimento lo straordinario impegno degli uffici giudiziari per il raggiungimento degli obiettivi del Pnrr”. Dalla politica il segretario di +Europa, Riccardo Magi, definisce “più che fondata” la preoccupazione dell’Anm: “L’emendamento della maggioranza che cancella di fatto le Sezioni immigrazione dei tribunali creerà un caos indicibile che ricadrà non solo su giudici, avvocati e richiedenti asilo ma sui cittadini stessi. Che ci sia già la levata di scudi da parte della Lega è sintomatico del fatto che la destra di governo prepara la sua strategia difensiva per quando i tribunali saranno paralizzati. Diranno, cioè, che è colpa della “magistratura politicizzata”. Nulla di nuovo: addossare sugli altri la colpa dei propri errori e fare la vittima è il modus operandi di Giorgia Meloni e dei suoi ministri”, scrive in una nota.