Per Simone Vagnozzi la vittoria delle Atp Finals da parte di Jannik Sinner vale quanto i due Slam: “Perché siamo in Italia, penso che questo la renda speciale”. Il coach del numero 1 al mondo si presenta in conferenza stampa visibilmente e giustamente orgoglioso, anche per il livello di tennis che Sinner ha messo in mostra a Torino: “È stato un anno fantastico. Abbiamo iniziato con una vittoria in Australia e abbiamo finito con il trofeo qui. Siamo davvero contenti del percorso che abbiamo fatto, dal primo giorno del nostro lavoro insieme”.
Vagnozzi confessa di aver avuto sensazioni positive per tutta la settimana, compresa la finale di oggi: “Di solito io e Darren Cahill vediamo già da come inizia la partita se è una giornata buona o una giornata cattiva. Quest’anno ci sono state molte giornate buone. E anche oggi eravamo davvero calmi perché lo avevamo visto tutta la settimana. Lo abbiamo visto oggi prima della partita, durante l’allenamento. Stava colpendo davvero bene. Eravamo abbastanza fiduciosi“. Anche perché Sinner è quasi un allievo modello: “Lui è il tipo di ragazzo che normalmente, se gli chiedi di fare qualcosa di diverso, lo fa molto velocemente“.
Ma se Vagnozzi deve spiegare il segreto dei successi di Sinner, il suo discorso si posta extra-campo: “L’eccezionalità di Jannik è ciò che voi non vedete, quel che c’è fuori dal torneo. Come va in campo a fare il riscaldamento, come ascolta i consigli del preparatore. Vuole arrivare più in alto possibile, è sempre sul pezzo e non vuole avere rimorsi. Non è facile trovare ragazzi così dediti a questo sport”, sottolinea Vagnozzi.
Che poi racconta anche come Sinner e il team stanno vivendo la spada di Damocle del ricorso della Wada sul caso Clostebol, con una eventuale squalifica per doping all’orizzonte: “Onestamente non ci voglio nemmeno pensare, penso non meriti nessuna squalifica, non ha fatto niente di male, nessun errore”. Vagnozzi svela anche come è stato affrontato il caso doping: “Non è stato semplice. Il merito va tutto a Sinner perché è lui che va in campo. Il nostro aiuto è stato questo: ricordargli che lui non ha fatto niente di male”.