Autonomia differenziata? La nostra battaglia col referendum va avanti. La sentenza della Corte Costituzionale, di cui poi bisognerà leggere con attenzione le motivazioni, credo che confermi le ragioni della nostra mobilitazione: è una legge che divide il Paese e ed è sbagliata“. Lo annuncia ai microfoni de Il caffè della domenica (Radio24) il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, che aggiunge: “Noi abbiamo raccolto un milione e 300mila firme per chiedere l’abrogazione integrale di quella legge. E, per quello che ci riguarda, noi sosteniamo la necessità di abrogarla totalmente, non solo di modificare qualche punto”.

Landini poi si sofferma sulla legge di bilancio del governo Meloni, causa principale dello sciopero nazionale del 29 novembre: “È una manovra ingiusta e anche pericolosa per il paese, perché per ridurre il debito pubblico sceglie di tagliare la spesa pubblica e addirittura anche gli investimenti, dall’automotive all’Ilva e al Mezzogiorno. Tagliare la spesa sociale vuol dire tagliare la sanità, la scuola pubblica, i servizi sociali, significa togliere i soldi ai Comuni, cioè vuol dire peggiorare le condizionidi vita e di lavoro della maggioranza dei cittadini”.

E attacca la riforma fiscale: “Non va a prendere i soldi dove sono, in un Paese dove c’è un’emergenza salariale esplicita e che ha 90 miliardi di evasione fiscale. Non si può continuare a fare condoni, concordati o flat tax. Ma vi sembra giusto che i lavoratori dipendenti e i pensionati arrivino a pagare anche il 43% di tasse attraverso l’Irpef sul loro reddito – continua – e che la rendita finanziaria è tassata al 24%, che la rendita immobiliare è tassata al 12%, che con la flat tax il lavoro autonomo paga il 15%? Io credo che un Paese normale, a parità di reddito, ci debba essere la stessa tassazione e che ognuno, come dice la Costituzione, sia tassato per la propria capacità contributiva che comprende il reddito e tutto il resto della ricchezza che viene prodotta”.

Il sindacalista aggiunge: “Nel 2022-2023 i profitti delle maggiori aziende, 200 in Italia più le banche più le assicurazioni, per non dire tutto il resto, hanno prodotto 132 miliardi di utili. Di questi l’80% è stato redistribuito tra gli azionisti e non è stato investito. Non solo: la tassazione di questi utili è al 24%. Quella sugli stipendi dei lavoratori, che hanno prodotto questi utili, arriva anche al 43%. Non solo siamo di fronte a un’ingiustizia – sottolinea – ma anche davanti a un sistema fiscale sbagliato. Questo è un paese che continua a favorire l’evasione fiscale o addirittura a fare marchette elettorali proprio sul fisco. Non si può lasciare concentrare la ricchezza in mano a pochi, c’è bisogno di redistribuirla per far crescere il Paese”.

Landini replica anche al Foglio e a diversi giornali di destra, secondo cui la scelta del giorno dello sciopero, che coincide con la giornata mondiale di solidarietà col popolo palestinese, potrebbe essere l’apripista di scontri di piazza: “Non è così nel modo più assoluto, i lavoratori hanno sempre combattuto la violenza. Sono quelli che hanno sconfitto il terrorismo sia rosso sia nero nel nostro Paese e, a suo tempo, sono quelli che hanno vinto il nazismo e il fascismo. I nostri strumenti sono democratici, andiamo in piazza a mani libere, senza cappucci o passamontagna. E se scendiamo in piazza – spiega – è proprio perché oggi la democrazia è in crisi: è aumentata la diseguaglianza, la gente non si sente rappresentata, il 50% degli italiani non va a votare. E noi pensiamo che questa crisi vada affrontata allargando gli spazi della democrazia e praticandola. C’è bisogno di ricostruire una fiducia per rispondere a quella diseguaglianza sociale e a quella rabbia che si è determinata perché, quando si è poveri lavorando, vuol dire che c’è qualcosa che non funziona“.

Il segretario della Cgil risponde a distanza anche alla Commissione di garanzia sugli scioperi, che ha invitato a escludere dalla mobilitazione i settori dei trasporti, della sanità e della giustizia: “Noi non è che scioperiamo perché ci piace. Quando arrivi a usare quello strumento, è perché non sei stato ascoltato e perché le tue rivendicazioni non sono state accolte. Nel settore dei trasporti, da mesi i contratti sono scaduti, e abbiamo un governo che non sta mettendo le risorse per rinnovare i contratti in un settore dove i salari non arrivano a 1200-1300 euro al mese, tanto che stesse aziende dei trasporti non trovano lavoratori perché a quelle paghe la gente a fare l’autista non ci va”.

E conclude: “C’è una vera situazione di disagio, quindi bisognerebbe porsi anche il problema di cosa facciano il governo e le imprese per evitare che ci siano gli scioperi. Noi siamo molto attenti a non creare problemi alle persone – chiosa – Non a caso in Italia, diversamente dalla Francia e dalla Germania, se c’è una legge che regola anche lo sciopero,è perché l’ha voluta il sindacato. E nel nostro paese è previsto anche il diritto di sciopero che è un diritto costituzionale e che quindi va garantito”.

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