La storia di Thomas Nuovo inizia il 4 aprile del 2018 quando si è recato nello studio del dentista, lamentando un dolore dovuto ad un rigonfiamento della gengiva
Un cancro confuso con una gengivite ha portato alla morte un uomo di 44 anni, il papà di due bambini di un anno e mezzo e 4 anni. È questo il motivo per cui un dentista romano, Marco I., è stato rinviato a giudizio dal giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Roma, Francesco Patrone. Il […]
Un cancro confuso con una gengivite ha portato alla morte un uomo di 44 anni, il papà di due bambini di un anno e mezzo e 4 anni. È questo il motivo per cui un dentista romano, Marco I., è stato rinviato a giudizio dal giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Roma, Francesco Patrone. Il dentista avrebbe diagnosticato a Thomas Nuovo, il paziente morto nel 2020 dopo una lunga agonia, una gengivite, quando in realtà aveva un melanoma.
La storia di Thomas Nuovo inizia il 4 aprile del 2018 quando si è recato nello studio del dentista, lamentando un dolore dovuto ad un rigonfiamento della gengiva. Il dottore, dopo il controllo, ha riscontrato un’infiammazione dovuta ad una non corretta igiene orale. Come cura ha consigliato una pulizia dentale, che il paziente ha eseguito poi due volte (una il 26 aprile e l’altra il 18 giugno). Tuttavia, la lesione non è guarita, ma peggiorata. A nulla è servita la radiografia dentale a cui è stato sottoposto. Il 30 luglio, ormai, la situazione si è ulteriormente aggravata e la stessa igienista che ha eseguito la pulizia ha cominciato a sospettare la presenza di un un tumore, riportandolo sulla cartella del paziente che però non è stata trovata quando i carabinieri dei Nas l’hanno sequestrano nel settembre del 2021.
Nonostante l’igienista abbia manifestato i suoi dubbi, il dentista ha continuato a credere che non ci fosse bisogno di fare ulteriori approfondimenti. Il paziente è stato invitato a monitorare la situazione durante il periodo estivo per poi ritornare dopo le vacanze. Il primo ottobre l’uomo è stato sottoposto a una nuova radiografia, al termine della quale il dentista ha continuato a escludere la presenza di una lesione tumorale.
Così, nei mesi successivi, nonostante la progressiva estensione della tumefazione, ha continuato a calendarizzare semplici sedute di igiene orale. A dicembre, durante l’ennesima seduta, il dentista ha deciso di effettuare una escissione della lesione con il laser, ovvero di rimuovere chirurgicamente la lesione. Il campione, però, non è stato inviato per l’esame istologico. Soltanto il 18 gennaio del 2019, quando ormai la tumefazione si è estesa, finalmente il dentista ha invitato Thomas a recarsi alla clinica odontoiatrica del Policlinico Umberto I. Tre giorni dopo gli viene fatta una biopsia e dall’esame istologico risulta che ha un melanoma.
Poi il calvario. Thomas Nuovo è stato sottoposto a quattro interventi chirurgici, radioterapia e immunoterapia, terapie che a quel punto sono risultate inutili. Thomas è morto il 15 dicembre del 2020.
Sul caso è stata aperta un’inchiesta. Secondo il pm Vincenzo Barba, che ha coordinato le indagini, Marco I. avrebbe procurato la morte del 44enne romano: “Per colpa consistita in negligenza, imprudenza e imperizia in particolare – si legge nel capo di imputazione – diagnosticando una gengivite dovuta a un’errata igiene orale (valutazione questa inizialmente plausibile), in assenza di una regressione della patologia nei tempi indicati in letteratura medica odontoiatrica (circa 15-21 giorni), a fronte del quadro sintomatico perdurante”.
Nel documento si legge inoltre che il dentista “non avrebbe disposto accertamenti cito-istologici, che, qualora eseguiti tempestivamente, avrebbero rilevato con sensibile anticipo la natura maligna della patologia da cui Thomas Nuovo era affetto, così impedendo che sopravvivesse, rispetto alla data del decesso, per un lasso di tempo apprezzabile e significativo”. Ora il medico dovrà difendersi in tribunale dall’accusa di omicidio colposo.
Valentina Arcovio