Televisione

“I casi di malagiustizia? Ci sono anche malasanità e malgoverno. C’è sempre qualcuno che non fa bene il suo lavoro”: Luca Argentero guardia carceraria sul set

L'attore a FqMagazine presenta l'ex poliziotto Sante Mores in "La coda del diavolo"

“La coda del diavolo” – tratto dal libro omonimo di Maurizio Maggi – andrà in onda da lunedì 25 novembre alle 21:15 su Sky Cinema Uno, in streaming su Now e disponibile on demand. È un action thriller che vede protagonista Luca Argentero nel ruolo di Sante Moras, un ex poliziotto oggi guardia carceraria, che viene incastrato per omicidio. Al suo fianco Cristiana Dell’Anna che interpreta Fabiana Lai, una giornalista che non intende fermarsi di fronte alle apparenze, e sulle sue tracce Francesco Acquaroli nei panni di Tommaso Lago, un commissario di polizia tanto inflessibile quanto determinato. Il film è diretto da Domenico De Feudis.

Sante è un ex poliziotto e fa la guardia carceraria. Il sistema carceri in Italia è al collasso. Quale potrebbe essere la soluzione per risolvere un problema così importante? “La domanda è che mi avvalgo la facoltà di non rispondere – dice a FqMagazine, sorridendo Argentero – E che ha delle implicazioni di verità, è molto difficile da giustificare…Non so perché accada la malagiustizia, la malasanità, il malgoverno…. C’è sempre qualcuno che non fa bene il suo lavoro, ma non è responsabilità di Sante Morris risolvere il caso eppure lo fa. Noi però facciamo un film intrattenimento, grazie a Dio non abbiamo grosse responsabilità se non quello di intrattenere pubblico. Se non ci riusciamo nessuno si fa male. Per la malagiustizia, la malasanità, il malgoverno invece ci sono sempre delle ricadute sulle persone ed è forse per questo il motivo che ho scelto di fare mestiere a più basso il tasto di responsabilità (ride, ndr). Proprio perché non ho intenzione che dal mio operato dipenda la vita di nessuno”.

Con Luca Argentero c’è anche Cristiana dell’Anna che interpreta una giornalista d’assalto alla ricerca della verità. Esiste ancora in Italia un giornalismo di questo tipo? “Credo di sì, credo che sia ancora vero – ha detto -. Forse siamo, come dire, un po’ sfiduciati, passami il termine, da una corruzione in senso lato del mestiere per cui è più facile fare il titolo e fare la notizia veloce. C’è chi ne approfitta, però è vero anche che esiste un giornalismo invece molto acuto, ancora molto legato a fare la notizia per quello che è: la ricerca della verità per informare le persone di quello che sta succedendo. Credo che esiste che anzi dobbiamo avere fiducia che quella fetta di giornalismo che è rimasta sia ancora trainante”.

Il regista Domenico De Feudis ha spiegato di aver sempre trovato queste storie “molto interessanti e mi piaceva l’idea che si evince anche già dal libro di quest’uomo che ha deciso di auto-isolarsi che trovo sempre una tematica abbastanza attuale anche rispetto alle nuove generazioni. Poi il protagonista si ritrova a riprendere in mano la sua vita, a rimettere in modo la sua esistenza e lo trovavo interessante per diversi motivi, perché sono tematiche con cui mi capita di confrontarmi e che sono abbastanza universali”.