Un crollo in Umbria e un calo netto in Emilia-Romagna. Alle 12 l’affluenza per le elezioni regionali nelle due Regioni è davvero bassa rispetto alle tornate precedenti. È del 9,54% il dato definitivo a mezzogiorno in Umbria: era stato del 19,55% nella precedente consultazione quando però si era votato in un giorno. L’affluenza in Emilia-Romagna si attesta invece all’11,57%, un dato è in netto calo rispetto al 2020 quando alle urne, aperte in quell’occasione solo per un giorno, si recò alla stessa ora il 23,24% degli aventi diritto. La provincia che ha votato di più è stata quella di Ravenna (13,14%) probabilmente trainata anche dal fatto che il candidato del centrosinistra, Michele De Pascale, è sindaco e presidente della Provincia. Seguono Bologna (13,06%) e Reggio Emilia (11,59%). Maglia nera la provincia di Rimini con l’8,95%.
Umbria – Sono nove i candidati alla presidenza dell’Umbria, ma si profila un testa a testa fra il centrodestra e il campo largo del centrosinistra, che sostengono, rispettivamente, le candidate alla presidenza Donatella Tesei (nella foto a destra), governatrice uscente, della Lega e la civica Stefania Proietti, attuale sindaca di Assisi e presidente della Provincia di Perugia. Donatella Tesei, avvocata, è sostenuta dalle liste Udc, Alternativa popolare, Lega, Noi moderati-civici per l’Umbria, Tesei presidente, Forza Italia e Fratelli d’Italia; Stefania Proietti, ingegnera e ricercatrice, da Umbria domani, Civici umbri, Umbria per la sanità pubblica, Partito democratico, Umbria futura, Movimento 5 stelle e Alleanza verdi sinistra.
La Regione va ad elezioni dopo la fine naturale della legislatura e a pochi mesi dalle comunali che a Perugia hanno visto prevalere la sindaca Vittoria Ferdinandi, sostenuta dal campo largo del centrosinistra, con una vittoria storica dopo dieci anni di amministrazioni di centrodestra (con il sindaco Andrea Romizi). In pratica, lo stesso schieramento sceso in campo ora per Stefania Proietti. Con il centrosinistra, che ha superato anche dissidi e malumori fra i vari partiti (con gli esponenti di Iv e Azione nelle liste).
Emilia-Romagna – Finita l’era di Stefano Bonaccini il Pd si affida al sindaco di Ravenna, Michele de Pascale (nella foto a sinistra). Il centrodestra tenta l’assalto, spinto dal governo, con Elena Ugolini, insegnante e preside, indipendente dai partiti, di area Comunione e Liberazione. Le elezioni in Emilia-Romagna arrivano con qualche mese di anticipo rispetto alla scadenza naturale della legislatura, terminata con l’elezione all’europarlamento di Bonaccini, che non si sarebbe potuto ricandidare per un terzo mandato.
Il Pd, dopo una discussione abbastanza rapida che ha preso in esame anche gli assessori uscenti, Irene Priolo e Vincenzo Colla, ha scelto de Pascale, 40enne, sindaco dal curriculum classico dell’amministratore emiliano-romagnolo, con la benedizione di Bonaccini e della segretaria Elly Schlein. Attorno a lui si è compattata una coalizione in versione campo larghissimo, con Pd, M5s, Avs e tutta l’area lib-dem. Compresa Italia Viva. Un’affermazione del centrodestra nell’unica regione (insieme alla Toscana) mai conquistata in 54 anni di esistenza delle Regioni.
Ci prova Elena Ugolini, insegnante e preside di area Comunione e Liberazione, che è stata sottosegretaria all’Istruzione nel governo guidato da Mario Monti. Il centrodestra è compatto al suo sostegno, con un occhio anche alla ridefinizione dei rapporti di forza all’interno della coalizione. Ci sono in corsa altri due candidati: Federico Serra guida una lista di cui fanno parte ‘Potere al Popolo’ e ‘Rifondazione comunista’ che rivendica come parole d’ordine: pace, lavoro e ambiente. Luca Teodori è invece il candidato di una lista che si oppone alle vaccinazioni obbligatorie e sostiene l’uscita dall’euro.