Politica

Crollo dell’affluenza alle elezioni regionali alle 23: sotto il 36% in Emilia-Romagna e il 38% in Umbria

Un crollo sia in Umbria che in Emilia-Romagna. Alle 23 di ieri l’affluenza per le elezioni regionali è davvero bassa rispetto alle tornate precedenti: ha votato poco più di un terzo degli elettori rispetto alla stessa ora delle Regionali del 2020, quando tuttavia si votava in un giorno solo. Stavolta invece urne aperte anche il lunedì, dalle 7 di stamattina fino alle 15. Poi avrà inizio lo scrutinio.

È del 37,79% il dato serale in Umbria: era stato del 64,69% nella precedente consultazione. Più alta in provincia di Perugia (38,41%), rispetto a quella di Terni (35,97%). L’affluenza in Emilia-Romagna si attesta invece al 35,76%, un dato in netto calo rispetto al 2020 quando alle urne, aperte in quell’occasione solo per un giorno, si recò alla stessa ora il 67,27% degli aventi diritto. Bologna (40,56%) e Ravenna (38,52%) sono le due province dove si è votato di più e si conferma il trend già osservato in mattinata di un’affluenza molto sostenuta nelle zone alluvionate. La provincia dove si è votato meno è invece quella di Rimini (30,17%).

Umbria – Sono nove i candidati alla presidenza dell’Umbria, ma si profila un testa a testa fra il centrodestra e il campo largo del centrosinistra, che sostengono, rispettivamente, le candidate alla presidenza Donatella Tesei (nella foto a destra), governatrice uscente, della Lega e la civica Stefania Proietti, attuale sindaca di Assisi e presidente della Provincia di Perugia. Donatella Tesei, avvocata, è sostenuta dalle liste Udc, Alternativa popolare, Lega, Noi moderati-civici per l’Umbria, Tesei presidente, Forza Italia e Fratelli d’Italia; Stefania Proietti, ingegnera e ricercatrice, da Umbria domani, Civici umbri, Umbria per la sanità pubblica, Partito democratico, Umbria futura, Movimento 5 stelle e Alleanza verdi sinistra.

La Regione va ad elezioni dopo la fine naturale della legislatura e a pochi mesi dalle Comunali che a Perugia hanno visto prevalere la sindaca Vittoria Ferdinandi, sostenuta dal campo largo del centrosinistra, con una vittoria storica dopo dieci anni di amministrazioni di centrodestra (con il sindaco Andrea Romizi). In pratica, lo stesso schieramento sceso in campo ora per Stefania Proietti. Con il centrosinistra, che ha superato anche dissidi e malumori fra i vari partiti (con gli esponenti di Iv e Azione nelle liste).

Emilia-Romagna – Finita l’era di Stefano Bonaccini il Pd si affida al sindaco di Ravenna, Michele De Pascale (nella foto a sinistra). Il centrodestra tenta l’assalto, spinto dal governo, con Elena Ugolini, insegnante e preside, indipendente dai partiti, di area Comunione e Liberazione. Le elezioni in Emilia-Romagna arrivano con qualche mese di anticipo rispetto alla scadenza naturale della legislatura, terminata con l’elezione all’europarlamento di Bonaccini, che non si sarebbe potuto ricandidare per un terzo mandato.

Il Pd, dopo una discussione abbastanza rapida che ha preso in esame anche gli assessori uscenti, Irene Priolo e Vincenzo Colla, ha scelto de Pascale, 40enne, sindaco dal curriculum classico dell’amministratore emiliano-romagnolo, con la benedizione di Bonaccini e della segretaria Elly Schlein. Attorno a lui si è compattata una coalizione in versione campo larghissimo, con Pd, M5s, Avs e tutta l’area lib-dem. Compresa Italia Viva. Un’affermazione del centrodestra nell’unica regione (insieme alla Toscana) mai conquistata in 54 anni di esistenza delle Regioni.

Ci prova Elena Ugolini, insegnante e preside di area Comunione e Liberazione, che è stata sottosegretaria all’Istruzione nel governo guidato da Mario Monti. Il centrodestra è compatto al suo sostegno, con un occhio anche alla ridefinizione dei rapporti di forza all’interno della coalizione. Ci sono in corsa altri due candidati: Federico Serra guida una lista di cui fanno parte ‘Potere al Popolo’ e ‘Rifondazione comunista’ che rivendica come parole d’ordine: pace, lavoro e ambiente. Luca Teodori è invece il candidato di una lista che si oppone alle vaccinazioni obbligatorie e sostiene l’uscita dall’euro.