In democrazia la maggioranza vince, ma non è detto che faccia la scelta giusta. Molti, troppi votanti tendono a credere a chi dice loro quel che vogliono sentirsi dire; mantenere i propositi, poi, è opzionale. Se non si riesce si incolpano gli altri: io avrei tanto voluto, ma non me lo hanno lasciato fare. E così chi fa false promesse continua ad aver credito.
La verifica dei fatti smaschera chi abusa della credulità popolare. Chi si propone dovrebbe produrre una tabella di marcia che dichiari la tempistica del mantenimento degli obiettivi, in modo da verificare se siano stati raggiunti. Un candidato con un tasso del 10% di raggiungimento degli obiettivi dovrebbe essere ritenuto non idoneo a governare, rispetto a chi ha raggiunto il 40%. Se ce ne fosse qualcuno con l’80% non ci dovrebbero essere dubbi. Da chi vi fareste operare? Da un chirurgo che ha il 10% di successi o da chi ha l’80%? Per il vostro bene vi dovrebbe essere impedito di scegliere il dr. 10%.
Fosse così semplice! Nel nostro paese l’evasione fiscale è galoppante: ci sono tantissimi evasori fiscali. Se un politico favorisce gli evasori con ripetuti condoni, e definisce le tasse un’estorsione di stato, gli evasori lo sceglieranno. E se gli evasori, il suo elettorato di riferimento, sono tantissimi (da noi lo sono) vincerà le elezioni democratiche. Soprattutto se i fessi che pagano le tasse saranno così fessi da non andare a votare i partiti che non fanno condoni.
Se chiedessimo all’Intelligenza Artificiale di scegliere al posto nostro, ovviamente non sceglierebbe chi favorisce pratiche illegali (l’evasione fiscale è una pratica illegale e l’IA segue le regole) ma l’Intelligenza Naturale potrebbe farlo, visto che gli evasori sono molto intelligenti, e i fessi che pagano le tasse sono, per definizione, fessi (io sono tra quelli).
La democrazia naturale, non affidata ad una macchina, funziona se viene praticata da persone ben informate, in grado di difendere i propri interessi. Il fine principale di una democrazia, quindi, dovrebbe essere il costante aumento del livello culturale di chi la esercita. Chi vuole drogare la democrazia, invece, mira ad abbassare il livello culturale. I programmi e le riviste “spazzatura” hanno enorme successo. L’anestetizzazione culturale non è un’invenzione recente. I Romani la praticavano con i giochi circensi. Ora c’è il grande fratello, e temptation island e l’isola dei famosi, i giochi a premi, e lo sport. La strategia funziona alla grande. Il cavalier Malpensa istruì i suoi candidati sul livello culturale del suo elettorato di riferimento: scolari di seconda media che non stanno nemmeno seduti nei primi banchi. Questo livello non deve aumentare, altrimenti l’elettore “capisce”. La cosiddetta “sinistra” cercò di fare altrettanto, dismettendo la strategia di elevare il livello culturale dei suoi elettori, coltivando una visione elitaria della cultura, per pochi, e assecondando il Malpensiero.
Lo sdoganamento del basso livello culturale è stato perseguito da tutto l’arco costituzionale. Gli ignoranti possono finalmente essere fieri di esserlo e hanno tutto il diritto di sbeffeggiare chi osi mostrare anche una parvenza di cultura. Non avendo gli strumenti intellettuali per pesare le proposte politiche, fette sempre più consistenti di popolazione pensano: tanto sono tutti uguali, e non esercitano più il diritto di voto. Ed eccoci qua. Vota la metà degli italiani e gli elettori perdono i riferimenti, a parte quelli in grado di comprendere perfettamente chi fa i loro interessi. Chi non paga le tasse sa bene chi difende i suoi interessi. Chi le paga pare non saperlo. Se qualcuno prova a parlare di far pagare le tasse viene accusato di voler mettere le mani nelle tasche degli italiani. Padoa Schioppa disse che le tasse sono una cosa bellissima e fu crocifisso mediaticamente da tutti, anche da chi le paga. Lobby di dimensioni ridotte, penso ai balneari o a certi tassisti (non tutti), riescono ad avere un forte peso politico, mentre i pagatori di tasse sono meno compatti nel far valere il proprio voto.
Poi c’è la criminalità organizzata, e la corruzione. Gli scandali per corruzione non hanno alcuna influenza sugli esiti elettorali (vedi Liguria, come ultimo caso). Neppure i successi pare siano importanti. Conte torna con 209 miliardi e viene fatto cadere. Al turno elettorale successivo il suo partito passa dalla prima posizione alla terza. Viene accusato di non voler prendere posizione tra Trump e Biden, e tutti lo chiamano Giuseppi, prendendolo in giro come un vassallo di Trump. Lui dice di non volersi schierare: che farebbe l’Italia se vincesse Trump? Dobbiamo essere equidistanti. Ecco! E’ un trumpiano. Ora che ha vinto Trump nessuno ricorda queste accuse al povero Giuseppi.
Inutile dire che non esistono alternative alla democrazia, però il popolo che la esercita deve andare un pochino avanti con gli studi, visto che gli scolari di seconda media non dovrebbero avere accesso al voto e se i votanti vengono scientemente mantenuti a quel livello culturale la democrazia è alterata e la maggioranza fa scelte contro i propri interessi, magari scegliendo di non scegliere. Se poi l’effettiva maggioranza scegliesse di assecondare pratiche illegali (non pagare le tasse è illegale), lo stato sarebbe destinato al fallimento, dovendo spendere più di quel che le tasse gli mettono a disposizione: la maggioranza vincerebbe, ma farebbe la scelta sbagliata.