Una malformazione congenita a livello cardiaco o un’anestesia errata? Le prime risposte dall’autopsia di Margaret Spada, la 22enne morta il 7 novembre dopo aver avuto un malore poco dopo la somministrazione dell’anestetico, sono solo il primo punto di partenza per comprendere cosa abbia portato al decesso la giovane che voleva rimodellare il naso e si era rivolta a un studio di Roma dove non potevano essere eseguiti interventi.

I medici incaricati dell’autopsia hanno disposto, come riporta Il Messaggero, un approfondimento: oltre agli esami che devono determinare il tipo di sostanze e le possibili reazioni anche un esame istologico per confermare o escludere una malformazione congenita a livello cardiaco.

Tra le ipotesi prese in considerazione dall’equipe medico legale nominata dalla Procura di Roma che venerdì scorso ha effettuato l’autopsia c’è anche quella di una dose eccessiva di anestetico e di un farmaco vaso costrittore che avrebbe dovuto contenere il sanguinamento. La 22enne, originaria di Lentini in provincia di Siracusa, è morta il 7 novembre tre giorni dopo la somministrazione di una dose di anestetico locale che le era stata praticata prima di sottoporsi a un intervento di chirurgia plastica nell’ambulatorio non autorizzato a praticare operazioni, in via Cesare Pavese nel quartiere romano dell’Eur.

Non solo. La Asl ha messo per iscritto nella sua relazione sul percorso clinico-assistenziale della donna che “l’edema cerebrale e l’esame neurologico” della donna “era incompatibile con una corretta e pronta rianimazione cardiopolmonare prima dell’intervento del 118″. Nel registro degli indagati sono stati iscritti Marco e Marco Antonio Procopio, padre e figlio, per omicidio colposo.

La loro posizione è al vaglio anche in relazione ai permessi dello studio medico. Una struttura che, come sottolineato dal presidente della Regione Lazio Francesco Rocca, era “sprovvista di autorizzazione per quel tipo di intervento”. Era il 2009 quando, in un’autocertificazione inviata alla Asl e alla Regione Lazio, uno dei titolari dello studio dell’Eur assicurava che lì non si sarebbero fatti interventi.

Nella stessa autocertificazione il titolare (Marco Procopio) elencava i suoi titoli accademici: la laurea in medicina a Padova, l’abilitazione a Verona e una specializzazione in chirurgia plastica conseguita all’Università Cattolica di Rio de Janeiro in Brasile. Il figlio invece si è laureato in Romania. Le indagini continuano anche per individuare altre pazienti che si sono sottoposte agli interventi nello studio dove avrebbero dovuto svolgersi solo visite pre e post operatorie. In corso da parte del Nas di carabinieri le verifiche sulla presenza di defibrillatori.

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