E’ difficile parlare di tutela ambientale in un panorama come quello attuale dominato da guerre, disastri (certo, alcuni anche ambientali), delitti e crimini vari. In realtà per noi il difficile non è parlarne, ma trovare ascolto: le cattive notizie la fanno da padrone e catturano l’opinione pubblica infondendo un misto di incertezza e di curiosità morbosa. L’ambiente, se non occupa le cronache, non fa audience.

Eppure se ad esempio a livello personale abbiamo un grave lutto in famiglia o preoccupanti problemi di salute questo non ci esime dall’affrontare le scadenze dei pagamenti, le faccende domestiche, le piccole incombenze della quotidianità. Ecco, l’attenzione verso l’ambiente dovrebbe far parte della sfera degli interessi personali nella quotidianità, e non accendersi all’improvviso di fronte ad eventi eccezionali o a sporadici coinvolgimenti diretti che ci toccano da vicino. Chi si occupa – e si preoccupa – di ambiente in modo continuativo e ad ampio raggio rappresenta una piccola minoranza, ma svolge un ruolo importante: quello di collegare tra loro tante sensibilità diverse, ognuna racchiusa nel proprio circoscritto settore di interesse, contribuendo a strutturare una coscienza collettiva che superi il concetto di “nimby” per arrivare a quello di bene comune.

Di recente il professor Boero ha scritto sul suo blog de ilfattoquotidiano.it: “Società ed economia non possono prosperare in un ambiente degradato da modelli di “sviluppo” economico e sociale che causano un degrado ambientale che genera enormi costi economici e sociali”. Per questo, tra le mille disgrazie che attanagliano il mondo, nel nostro piccolo ci focalizziamo sui temi ambientali. Lo sviluppo può essere inteso in tanti modi, ma crediamo che gli errori del passato non vadano ripetuti e si debbano allargare gli orizzonti. Il consumo di suolo e l’urbanizzazione esasperata hanno raggiunto livelli che contribuiscono a mettere a rischio l’incolumità delle persone, come è accaduto in Spagna o in Emilia-Romagna; progetti come la diga del Vanoi o grandi eventi come le olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026 sono destinati ad incidere pesantemente sul futuro dei territori interessati, con controindicazioni assai negative che abbiamo denunciato, consapevoli di essere additati come “le cassandre dell’ecologia” (Boero cit.).

Sembra che chi difende l’ambiente sia colpevole nei confronti della società. Un ministro della Repubblica Italiana, Nello Musumeci, parlando delle alluvioni in Emilia-Romagna ha recentemente dichiarato: “Un po’ di responsabilità è anche di un certo ambientalismo integralista che ha dettato con la propria presenza una legislazione e una normativa assai vincolistica”, definendolo un “ambientalismo ideologizzato”. Essere presenti è una colpa.

L’ambientalismo non è un’ideologia, è un orizzonte diverso, opinabile quanto si vuole ma degno di essere preso in considerazione. Non è una corrente umorale ma un mondo che comprende tecnici, scienziati, economisti, anche imprenditori. Taluni confidano nella tecnologia che avanza per trovare le soluzioni ai problemi da affrontare, altri vedono in un maggior rispetto e comprensione della natura la speranza per il raggiungimento di un nuovo equilibrio necessario; i due aspetti non si escludono a vicenda, in entrambi i casi è importante combattere l’ignoranza e il disinteresse (“non lo so e non mi importa”).

Cassandra prevedeva il futuro, ma non veniva ascoltata. Pandora per curiosità aprì il vaso affidatole dagli dei, facendo uscire la vecchiaia, la gelosia, la malattia, il dolore, la pazzia e il vizio che si abbatterono sull’umanità. Sul fondo del vaso rimase solo la speranza, che non fece in tempo ad allontanarsi perché il vaso fu chiuso nuovamente; solo dopo, nel momento in cui ebbe a riaprirlo, consentì alla speranza di uscire. La nostra speranza, che pure – essendo contenuta nel vaso di Pandora – è considerata essa stessa un male, è rappresentata dalla natura. L’ambiente appartiene al nostro quotidiano, per fortuna più delle guerre o della criminalità. Respiriamo l’aria, produciamo rifiuti, consumiamo risorse, è normale per qualunque essere vivente: ma noi l’aria la inquiniamo più del dovuto, molti dei nostri rifiuti non sono biodegradabili, utilizziamo risorse maggiori di quelle realmente necessarie, in questo ci distinguiamo nell’ecosistema. Così però calpestiamo la speranza.

Un cartello trovato su un albero recita: “Nei boschi le bestie non sporcano ma gli uomini sì. Si prega di comportarsi come le bestie”. Punti di vista.

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