Arenato sull’autonomia differenziata dopo la recente sentenza della Corte costituzionale, il governo Meloni accelera la sua virulenta campagna contro l’indipendenza della magistratura, tentando il procedimento disciplinare contro il segretario di Magistratura democratica Stefano Musolino, di cui si vuole criminalizzare la libertà di espressione e lanciando ogni sorta di accuse contro i giudici, colpevoli di non assecondare i folli, illegali e anticostituzionali progetti del governo su vari temi.
Non si può certo pretendere che i componenti del governo delle destre, attenti esclusivamente alla realizzazione del proprio particulare nella peggiore tradizione italica, siano dotati di una qualsiasi cultura istituzionale ovvero di una cultura tout-court. L’unico obiettivo cui sono sensibili è la verticalizzazione del potere, accentrato in un esecutivo svincolato da ogni genere di controllo e che, scemando a vista d’occhio il consenso già scarso in partenza, si affida sempre più ai manganelli e all’intimidazione penale (vedi il pessimo disegno di legge 1660). Ci troviamo di fronte a un vero e proprio processo di fascistizzazione dello Stato italiano che va denunciato in quanto tale.
E’ vero che non mancano precedenti più o meno remoti in questo senso, da parte di foschi personaggi ben raffigurati nell’album di famiglia di Meloni & C., da Berlusconi ai fondatori del fascismo storico, in primo luogo ovviamente Benito Mussolini, legittimamente giustiziato a Dongo nell’aprile del 1945, al termine della guerra mondiale di cui fu in Italia il principale artefice.
Rispetto al ventennio berlusconiano, nefasto per il Paese quasi quanto quello fascista, le destre al potere godono peraltro di una spinta propulsiva superiore, dovuta sia alla loro sostanziale compattezza ideologica reazionaria (a meno di prendere sul serio le finte uscite di stampo liberal di Forza Italia), che, soprattutto a un quadro internazionale che slitta sempre più rapidamente verso la Guerra Mondiale, Fredda e anche Calda (e anche in buona misura ad opposizioni imbelli, divise, sconclusionate e in parte piddina colluse soprattutto proprio sui decisivi aspetti di ordine internazionale).
Il vento di destra che soffia con sempre maggiore violenza dall’Occidente in crisi e sempre più isolato agevola indubbiamente le tristi imprese della gang tripartita. La furba Meloni l’ha capito e si accinge a sfruttare la situazione, posizionandosi nel ruolo di ancella totalmente asservita agli Stati Uniti in Europa, ribadendo il proprio cieco sostegno al governo fantoccio di Zelensky fino alla distruzione totale dell’Ucraina e delle sue giovani generazioni, proprio nel momento in cui si manifestano le prime incrinature nella compagine europea, nel suo cuore economico tedesco.
Al tempo stesso il governo delle destre continua ad alimentare col suo sostegno economico, politico e militare lo Stato genocida e terrorista di Israele, violando la Convenzione delle Nazioni Unite contro il genocidio che l’Italia ha sottoscritto. Più in generale l’economia di guerra voluta da Trump e dagli sciagurati leader europei converge strategicamente con disegno di fascistizzazione che Meloni è attualmente la più titolata a portare avanti. In effetti Giorgia ha vinto in scioltezza l’impari competizione col rozzo Salvini e il loffio Tajani su chi sia meglio attrezzato per svolgere il ruolo di servo pertinace di Washington in un mondo che sta cambiando a vista d’occhio. Il suo approccio politico è infatti esemplarmente congeniale a quello di Trump che vorrebbe scaricare sull’Unione europea il peso insostenibile dell’Ucraina e ribadisce il proprio sostegno alla politica di Netanyahu.
Su questa smisurata e stolta lealtà (o realtà cupiditas serviendi) atlantica minaccia di infrangersi anche la fondamentale cooperazione con la Repubblica popolare cinese. L’affiatamento con Trump è confermato anche dalla corrispondenza di amorosi sensi tra Giorgia ed Elon Musk, il quale ultimo si è permesso anche di chiedere il licenziamento dei giudici fedeli alla legge, risvegliando temporaneamente perfino il blando Mattarella dal suo perenne letargo.
Tornando quindi alla magistratura ne va difeso ed esaltato il ruolo di garanzia primaria dei diritti individuali e collettivi, nella realizzazione di principi costituzionali, europei ed internazionali che trascendono di gran lunga l’operato sostanzialmente propagandistico di un governo in balia degli interessi privati e dei soliti padroni di Oltreoceano. I giudici vengono avversati proprio perché costituiscono il pilastro dello Stato di diritto che ancora resiste agli assalti degli affaristi e dei politicanti da strapazzo che prosperano all’ombra dell’astuta Giorgia.
A proteggerne il ruolo primario di garanzia non saranno certo le opposizioni imbelli o colluse, fra l’altro prive a loro volta di una cultura istituzionale, normativa e costituzionale adeguata. Servirà invece una nuova primavera dei giovani privati del loro futuro e delle masse lavoratrici sempre più oppresse, sfruttate e ridotte in miseria, e di tutto il popolo italiano, nella quale occorre sperare e che va promossa con la forza e la convinzione necessarie.