Calcio

Italia-Francia, si è vista una grande Nazionale (blu, non azzurra). La squadra di Spalletti ha illuso, ma la ricostruzione è ben avviata

La Francia ci ha sfilato il primo posto nel gruppo di Nations League nell’ultima mezz’ora e nel modo più crudele: restituendo a Milano il 3-1 dell’andata e qualificandosi come primi per differenza reti. Una brutta serata, che complica il cammino degli Azzurri nel torneo, con possibili ricadute dell’eventuale piano B da utilizzare verso il Mondiale 2026. I quarti si giocheranno il 20 e il 23 marzo 2025. Si annunciano avversari pesanti, il sorteggio si svolgerà venerdì 22 novembre: Spagna, Germania o Portogallo, prima sfida in casa, seconda in trasferta. Approdare alle semifinali di Nations League influirà sulla fase eliminatoria di Usa-Canada-Messico 2026, permettendo all’Italia di essere inserita in un girone a quattro che decollerà a settembre 2025 e di avere a disposizione una wild card da giocarsi eventualmente nei playoff mondiali di marzo 2026, nel caso si dovesse fallire la promozione diretta. In caso contrario, il ko nei quarti costringerà gli spallettiani a iniziare le qualificazioni già il prossimo giugno, con la possibilità di essere inserita in un raggruppamento a cinque.

I vicecampioni iridati, senza Mbappé, hanno giocato da grande nazionale, trascinati da un monumentale Koné – Ranieri se lo sarà mangiato con gli occhi -, dalla tenacia di Guendouzi, dalla forza fisica di Thuram e dal senso del gol di Rabiot. La doppietta dell’ex juventino ha aperto (2’) e chiuso (65’) il match: in mezzo, a favore dei francesi, l’autogol di Vicario sulla punizione di Digne (33’). L’Italia si era illusa di poter riprendere la partita dopo la botta al 35’ di Cambiaso, uno dei migliori, ma nelle pieghe del match, sono mancate due cose: la precisione nell’ultimo passaggio e il centravanti. Retegui stavolta non ha toccato palla. Meglio Kean, entrato al 66’, ma Maignan si è ricordato di essere un signor portiere e sulla botta dell’attaccante della Fiorentina ha inventato al 94’ la parata che ha blindato il primo posto.

Il vero tema tecnico emerso nella serata milanese è la debolezza dell’Italia nel contrastare i calci piazzati: punizioni dirette, punizioni indirette e corner sono il nostro incubo. Tre gol su tre dei francesi sono arrivati dalle palle inattive. Il problema era emerso anche nelle altre gare, compreso il palo colpito dal belga Faes a Bruxelles, ma stavolta si è esagerato. Una nazionale importante non può avere un handicap di questo tipo e per una scuola calcistica come quella italiana è uno schiaffo in faccia. La questione più allarmante è che non è un limite circoscritto alla difesa, ma riguarda l’intero impianto di gioco: nel calcio moderno si attacca di squadra e si difende di squadra. Non siamo bravi nell’uomo contro uomo? Va rivisto il concetto di marcare a zona? C’è un deficit di attenzione? Non siamo reattivi come impone la situazione? La Francia non si crea problemi a praticare il vecchio uomo contro uomo. L’Italia spallettiana preferisce la zona, ma visti i risultati sarebbe il caso di tornare all’antico. Rabiot ha imposto la sua mole, il senso del gol, la capacità di inserirsi. Lo conosciamo bene per i suoi trascorsi italiani: perché non tallonarlo a uomo?

In meno di tre mesi, il processo di ricostruzione dell’Italia dopo il disastro europeo è stato avviato. In sei gare di Nations League, sono arrivati quattro successi, un pareggio e il ko di Milano. Ci siamo rialzati in piedi ed abbiamo trovato (o ritrovato) giocatori importanti. Non possiamo però permetterci di commettere distrazioni – vedi i problemi sui calci piazzati –, o giornate storte – vedi la serataccia di Retegui – In mancanza di fuoriclasse veri, diamo il meglio come squadra e come collettivo. Umiltà, lavoro, corsa e spirito di sacrificio sono la nostra dimensione. La Francia, senza Mbappé, ci ha dato questa lezione.