Cronaca

Due camion a settimana, armi e la “guerra nel cervello”: così Luca Lucci sognava di prendersi il mercato della droga a Milano. “Lui è il n.1”

Il 25 luglio 2020 verso le nove di sera Belva e Orso New si scambiano messaggi criptati con il sistema SkyEcc. Al secolo sono il capo della curva Sud Luca Lucci e l’amico Rosario Calabria che in tasca, secondo i pm, si porta contatti di rilievo con la ‘ndrangheta di Platì. Stanno programmando di prendersi l’intero mercato della droga di Milano anche con l’uso delle armi. Partivano da buon punto visto che, stando all’inchiesta, il leader degli ultras rossoneri avrebbe movimentato stupefacenti per un controvalore di 2,7 milioni di euro in sei mesi.

Volevano “rompere le corna”
“A settembre – inizia Calabria – se sei al mio fianco mettiamo sotto tutti. Dobbiamo lavorare solo noi. Fra ma anche piazza Prealpi, Comasina”. Lucci risponde a tono: “Fra a me lo dici che nel cervello ho solo guerra”. Al ché Orso New specifica: “Si sì basta dobbiamo tornare come una volta, fare un bel gruppo e rompere le corna. E poi quattro ferri arrugginiti ci sono. Cominciamo a fare danni. Fra se te ci sei, andiamo anche all’inferno”. Lucci la Belva: “Io ci sono, possiamo andare, tutti quelli che conosco”. Ancora Lucci: “Io rido, ma ho la rabbia dentro. Tutti pagheranno. Prossimo anno riprendo la lista. Vedrai fra cosa combineremo a Milano. Fra va che do per scontato che mi arresteranno, ambientali in macchina. E finché sono fuori faccio casino di brutto”.

“Iniziamo la guerra, così comandiamo”
Del resto Calabria spiegherà di aver già fatto girare la voce con persone disposte ad azioni di fuoco. Tra questi un tale Hitman che dirà: “È una vita che ve lo dico. Io ci sono. Sposto la famiglia iniziamo la guerra. Solo così si può comandare davvero”. Di Hitman riferisce Calabria a Lucci: “Questo non aspetta altro, il via libera vuole”. L’inquietante particolare emerge dall’indagine della Guardia di Finanza di Pavia, coordinata dai pm milanesi Gianluca Prisco e Francesco De Tommasi, che ha chiuso il cerchio attorno a un gruppo di narcotrafficanti in grado di commerciare su Milano tonnellate di cocaina, hashish e marijuana. Tra i 22 destinatari di misure cautelari anche Luca Lucci, al momento indagato per spaccio (art. 73) di ingenti quantità ma non di traffico internazionale di droga. Un dato che sembra in divenire visto il ragionamento che fa il gip Luigi Iannelli al termine di 340 pagine di ordinanza.

La posizione di Lucci
Qui, a pagina 305, si legge infatti: “Va rilevato come il Pubblico Ministero, nella sua richiesta, abbia espressamente riferito di non aver sposato integralmente la visione fatta propria dalla Polizia Giudiziaria e di aver piuttosto ritenuto l’integrazione di una sola compagine associativa trasversale”. L’indagine, infatti, “ha restituito l’operatività illecita e interconnessa di elementi di spicco del narcotraffico lombardo (e non solo), identificabili nello specifico in Andrea Rozzo, in Antonio Rosario Trimboli, in Costantino Grifa e in Luca Lucci”. Tanto che “alla luce degli elementi emersi non pare francamente dubitabile che dietro ciascuno di questi indagati possano celarsi altrettanti gruppi organizzati, a loro riferibili e composti quantomeno dai diretti interessati e da soggetti collaterali con mansioni più o meno prettamente esecutive”. Come a ipotizzare l’esistenza di un’associazione agli ordini di Lucci. Associazione allo stato non contestata.

L’origine dell’inchiesta
Nell’indagine della Gdf, oltre a Lucci, risultano arrestati due suoi fedelissimi, lo stesso Calabria e Antonio Rosario Trimboli, quest’ultimo con l’accusa di associazione finalizzata al traffico di droga. L’indagine della Dda milanese nasce da un’altra inchiesta sempre coordinata dai pm Prisco e De Tommaso su almeno tre organizzazioni di trafficanti, una capeggiata da soggetti vicini alla cosca Barbaro e un’altra dai luogotenenti del clan Flachi. E proprio da qua, dalla Comasina e da piazza Gasparri, che riparte l’indagine attuale. Gli inquirenti mettono nel mirino il milanese Andrea Rozzo che, stando all’inchiesta, ha ereditato il potere nel traffico della droga dal clan capeggiato prima da Pepè Flachi e poi dal figlio Davide, il primo deceduto, il secondo in carcere con lunghe pene da scontare.

Le mire di Lucci: “Due camion a settimana, inondiamo”
Riavvolgendo il filo, emergono altre figure di rilievo, tra cui Costantino Grifa, già vicino ai clan di Platì e al narcos Paolo Salvaggio, detto Dum Dum, ucciso a Buccinasco nel 2021. Ora, stando alle 340 pagine dell’ordinanza emerge “come Luca Lucci si fosse in sostanza incaricato, prevalentemente, della gestione dei rifornimenti di hashish dalla Spagna, virando a un certo punto anche verso il traffico della cocaina sia pure mantenendo una certa separazione tra le due attività”. Tanto che intercettato dirà: “Fra poi quando vuoi parliamo per investire in ditta trasporti io ho tutto pronto! (…) Fidati che insieme spacchiamo io te e orsetto (…). Se mi dai retta fra gestisco tutto io non c’è problema ma dobbiamo comprare lì tutto distinto si fa separato da altro (…) Adesso iniziamo e non ci fermiamo più (…) facciamo fumo ci sta di più e si guadagna di più (…) tra poco pronto altro camion facciamo due a settimana, inondiamo fra”.

La droga? In un camion di consegne vere
Inoltre, annota sempre il gip, “in tale contesto, la Guardia di Finanza aveva avuto modo di apprezzare al meglio lo spessore criminale dell’indagato Lucci e il suo particolare modus operandi per la distribuzione dello stupefacente. Più nel dettaglio, era emerso che il trafficante, per le proprie consegne, si serviva dell’opera di un soggetto non meglio identificato, indicato come Amazon, evidentemente dipendente della nota società di acquisti on-line, ed usuario di un furgone della società di spedizioni Gls”. Era stato dunque “appurato che lo sconosciuto, in occasione dei suoi giri tesi alla consegna dei pacchi, trovava il tempo di concretizzare anche le consegne di stupefacente per conto di Lucci, a fronte di un compenso pari a 500 euro”.

Ai domiciliari la contabile della Curva Sud
Inoltre, emerge dagli atti dell’indagine, vi è “un legame indissolubile tra il gruppo di Trimboli e quello del gruppo ultras Banditi Curva Sud del Milan, capeggiati dal narcotrafficante Lucci”. Tra i nomi di primo piano della curva vi è Alessandro Sticco detto Shrek indagato nell’inchiesta Doppia Curva sugli affari criminali fuori e dentro lo stadio Giuseppe Meazza. Tra gli indagati dell’operazione di oggi risulta il padre di Shrek, Domenico Sticco, per il quale però il Tribunale ha dichiarato l’incompetenza territoriale chiedendo di trasmettere gli atti alla Procura di Pavia. Della curva Sud, o almeno della gestione degli affari, vi è anche la contabile, Roberta Grassi, indagata e mandata ai domiciliari nell’indagine dei pm Prisco e De Tommasi. Nella sostanza, si legge nel capo di imputazione, Grassi “appositamente incaricata da Lucci si occupava poi di recuperare da Costantino Grifa le somme dovute per l’acquisto della droga”.

Oltre 2,7 milioni di euro cash in 6 mesi
Secondo il gip, inoltre, “la donna risultava già collegata a Lucci, in quanto l’Associazione 1899 (ultras del Milan), partecipata dalla moglie dell’indagato, ha sede legale proprio a Milano in via Vodice; alla banca dati SDI, inoltre, risultava un controllo con Lucci in compagnia di altre tre persone (vicine al mondo Milan), tra le quali proprio Roberta Grassi”. La donna – si legge nell’ordinanza – tra il 10 settembre 2020 e il 3 marzo dell’anno successivo avrebbe movimentato per conto di Lucci 2.731.210 euro in contanti che “consegnava” di volta in volta al capo ultras.

Gli altri legami con la Curva Sud
Intercettato Lucci dirà: “Lunedi parte camion .. Consegno mercoledì… Comunque settimana prossima scarichiamo due volte”. E per rimanere in tema di affari legati alla curva Sud, dalle indagini emerge come lo stesso Calabria sia acquirente di partite di droga dallo stesso Lucci. Carichi che lo stesso Calabria pagherà a Lucci presso il negozio di barbiere Italian Ink di Cologno Monzese, davanti al quale il pm Paolo Storari e la squadra Mobile hanno immortalato diversi incontri tra i capi delle due curve di Inter e Milan. Droga, dunque. E armi anche, come detto all’inizio. Tra i presunti detentori di armi, si legge nell’ordinanza, vi è anche Ismal Hagag detto Alex Cologno o Bonsai, personaggio coinvolto nell’indagine Doppia Curva vicino a Lucci e per molto tempo anche al cantante Fedez. In una circostanza il narcos calabrese Antonio Gullì annuncia a Rosario Calabria l’arrivo di uno suo colonnello per portare 400mila euro. Inoltre l’uomo “si sarebbe incaricato di portare in Calabria, al suo rientro, due pistole (verosimilmente cal. 7,65 con matricola abrasa: “Sono usa e getta”), custodite dal gruppo di Milano presso l’immobile di Islam Hagag”, che non risulta indagato nell’inchiesta.

“Luca è una macchina da guerra”
Ma è certamente Lucci il coordinatore dei carichi di droga. Un lavoro che va fatto per bene: “Fra questo e un lavoro che mai si può sbagliare o essere leggeri perché si paga caro!”. Di più: Lucci in una chat, secondo il gip, mostra il suo spessore nel mondo del narcotraffico: “Noi mandiamo anche Roma, Napoli, Toscana, Puglia. Abbiamo 12 camion fra, 6 con doppiofondo. Settimana scorsa abbiamo comprato uno nuovo ora stiamo facendo posto”. Del resto è lo stesso Grifa, narcos di lungo corso, a celebrare le capacità di Lucci: “Sei il numero uno. Se gira fumo buono in Lombardia e perché è il tuo, vendo due chili al giorno del tuo”. Lucci: “La verità è che mio socio in Spagna è il numero uno, lui sì che si fa il culo, povero cristo”. È poi Trimboli in chat con Grifa a spiegare come Lucci sia una “macchina da guerra”. Grifa dice, infatti, di aver “scritto a Belva e mi son fatto mandare foto dei suoi lavori perché questi non ci credevano che poteva mandargli fumo top con continuità”. Ancora Grifa: “No ma so per certo che è il numero uno in Italia. Conosco quasi tutti i più grossi in Italia per il fumo e nessuno ha i suoi ritmi. Magari trovi anche stesso prodotto 100 euro in meno. Ma non hai garanzie sulla continuità e sul quantitativo”. Al che Trimboli conferma: “Ha contatti seri e lui è super serio”. Grifa: “Non c’è altro gruppo così organizzato in Italia, 440 di fumo è come vendere 44 forse di più di bianca in un giorno”.

I contatti diretti con il Marocco
Chiosa Trimboli, ammettendo di fatto il suo ruolo nel traffico di cocaina: “Mi fai passare la voglia di bianca. Ma è più forte di me cavolo, quella la faccio per tradizione”. Tradizione di ‘ndrangheta verrebbe da pensare, visti i collegamenti di Trimboli con i clan di Platì già emersi nell’indagine Doppia Curva. E sono a tal punto seri, secondo il gip, i legami di Lucci con le “famiglie del Marocco” che “ aveva inviato a Grifa una serie di foto che ritraevano l’hashish allo stato grezzo (appena estratto in polvere, prima di essere solidificato in panetti); con ciò plasticamente dimostrando di essere in contatto diretto con i produttori dello stupefacente di stanza in nord Africa”. Scriverà in chat: “In diretta dal Marocco”. Per poi spiegare. “È il fumo quando lo scegli lo fai dai sacchi in base alla battitura”.