C’è un momento in cui, secondo la Dda di Salerno e i carabinieri del Ros di Roma, Romolo Ridosso si tradisce. E si autoaccusa senza accorgersene dell’omicidio del sindaco di Pollica Angelo Vassallo. È il momento contenuto in un’intercettazione in carcere di un colloquio di Ridosso con la compagna dell’epoca, S. D. Risale all’8 settembre 2016. Il collaborante di camorra del clan di Scafati parla senza timore di essere ascoltato da estranei. Pare ammettere di aver avuto un ruolo importante nell’organizzazione del delitto.

I Ros lo sintetizzano così nella maxi informativa trasmessa ai pm salernitani guidati da Giuseppe Borrelli: Ridosso dice alla signora che c’è stato un momento in cui lui era nelle grazie del gruppo criminale di Giuseppe Cipriano (uno degli altri arrestati per l’omicidio) e Raffaele Maurelli. Sono alcuni dei personaggi che secondo l’accusa gestivano il traffico di droga ad Acciaroli scoperto e combattuto da Vassallo nell’estate 2010, fino ad essere ammazzato per impedirgli di denunciare.

Questa ‘attenzione’ del sodalizio a Ridosso, alla luce di quell’intercettazione, per gli investigatori “appare legata a un qualcosa che lui avrebbe fatta per loro”. Ridosso infatti dice, giurando, “perché io gli avevo fatto un’azione … quindi dopo quell’azione, mi volevano fare entrare pure a me”. E poi si lamenta che alla fine non parteciperà più ai lucrosi narco-affari dei cugini Cipriano e Maurelli per via dell’ostilità di quest’ultimo. “Tuttavia, nonostante questa “azione”, e nonostante il benestare di Cipriano, il cugino, piu’ cazzimmuso “‘, sta parlando di Maurelli, “non mi voleva far entrare”.

Scrivono i Ros: “Una “azione” nel gergo criminale dovrebbe significare una “azione di fuoco””. Tanto più che Ridosso sostiene, in quella conversazione, che grazie a quella “azione” poteva chiedere loro qualsiasi tipo di piacere (il pentito usa un’espressione più colorita, ndr). Dunque, “di qualcosa di effettivamente delicato si deve essere trattato”. Azione di fuoco, per qualcosa di effettivamente delicato: non può che essere la partecipazione di Ridosso al sopralluogo con Cipriano ad Acciaroli il 3 settembre 2010.

Due giorni prima dell’omicidio Vassallo. Per verificare che tutto fosse a posto e non ci fossero telecamere sul luogo scelto per l’agguato a colpi di pistola: la strada di nuova costruzione che Vassallo attraversava in auto per rincasare di sera. Una trasferta ad Acciaroli di cui Ridosso ha parlato diverse volte e in anni diversi con diversi pm: cambiando ogni volta versione e fornendo sempre nuove spiegazioni: un pranzo, un recupero crediti, altro. Quando tre anni dopo l’intercettazione i magistrati gli chiedono conto di quelle parole, Ridosso risponde che “per ‘azione’ intendeva un intervento bonario effettuato su un inquilino di Giovanni Cafiero (un altro esponente del gruppo di Maurelli, ndr) che non gli corrispondeva I’ affitto”. Per gli inquirenti “la spiegazione fornita da Ridosso appare del tutto inverosimile”. Per loro “l’azione” è il compito svolto nell’omicidio di Angelo Vassallo.

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