Estrarre la tesserina anche per pagare un caffè non è più tabù. Rispetto al pre Covid l’abitudine degli italiani a pagare con il bancomat è aumentata prepotentemente. E le periodiche proteste degli esercenti per le commissioni si sono acquietate. Il valore dei pagamenti digitali, pur crescendo da anni a doppia cifra, resta però inferiore a quello delle compravendite saldate in contanti. E la Penisola è ancora agli ultimi posti nella classifica della Bce sul numero di transazioni pro capite con carta registrate nel 2023.
Nel 2020, quando il governo Conte ha varato il “piano cashless” che puntava a incentivare la moneta elettronica in chiave anti evasione, i pagamenti con carta nella Penisola si fermavano secondo l’Osservatorio Innovative Payments del Politecnico di Milano a 269 miliardi di euro, il 33% del totale. Da quel momento l’uso di bancomat e carte di credito anche per micro acquisti è esploso, complice il timore di maneggiare contante durante la pandemia, il boom del commercio elettronico nei periodi di chiusura dei negozi fisici e la spinta arrivata dal cashback (poi cancellato dal governo Draghi) e dalla lotteria degli scontrini. L’anno dopo il transato con carte ha toccato quota 332 miliardi, il 25% in più.
Una corsa che lascia comunque l’Italia tra i fanalini di coda della Ue: stando a un’indagine della Bce siamo ampiamente al di sotto della media per numero di transazioni. In questo quadro, il Mef aveva esortato a promuovere la lotteria degli scontrini lanciando anche la versione istantanea. A quasi tre anni di distanza, nulla si è mosso.