Il sipario su questa stagione non è ancora calato, c’è ancora una Coppa Davis a Malaga da disputare, con l’Italia protagonista e campione in carica. Quello che però il trionfo di Jannik Sinner alle Atp Finals di Torino ha concluso è il calendario del circuito. Il 2024 è stato l’anno della consacrazione per l’azzurro. Un […]
Il sipario su questa stagione non è ancora calato, c’è ancora una Coppa Davis a Malaga da disputare, con l’Italia protagonista e campione in carica. Quello che però il trionfo di Jannik Sinner alle Atp Finals di Torino ha concluso è il calendario del circuito. Il 2024 è stato l’anno della consacrazione per l’azzurro. Un viaggio lungo undici mesi, dal torneo 250 di Brisbane all’appuntamento torinese con i migliori 8 giocatori della classifica mondiale, che ha segnato l’inizio di una nuova era del tennis, la fine di un’altra e il sorgere di un regno tricolore.
Il titolo di Maestro è stato per Sinner la ciliegina sulla torta, il trionfo conclusivo di un anno vissuto da dominatore, che non solo è storico per il tennis italiano (e questo sarebbe scontato dirlo), ma che si inserisce anche tra le grandi annate del passato. Accanto a quelle di giocatori che fino a 365 giorni fa erano termini di paragone lontanissimi.
L’azzurro quest’anno ha portato a casa otto titoli (diciotto in carriera) e nove finali su 15 tornei disputati. Unica sconfitta, la partita nel 500 di Pechino contro Carlos Alcaraz. Ha alzato due Slam (Australian Open e US Open), tre Masters 1000 (Miami, Cincinnati e Shanghai), due 500 (Rotterdam e Halle) e, appunto, le Atp Finals. Ha conquistato il numero 1 del mondo e messo insieme un bilancio di 70 vittorie con solo 6 sconfitte. Siamo al 92,1% di successi. Una percentuale che lambisce la top 10 all-time.
Se prendiamo in considerazione gli ultimi 15 anni di tennis, e cioè dal 2009 ad oggi, ad aver vinto almeno 70 partite sono stati Djokovic (78 nel 2009, 70 nel 2011, 75 nel 2012, 74 nel 2013, 82 nel 2015 ), Nadal (71 nel 2010, 75 nel 2013), Ferrer (76 nel 2012), Federer (71 nel 2012, 73 nel 2014) e Murray (71 nel 2015, 78 nel 2016). Erano esattamente 8 anni che nessuno era in grado di toccare quota 70. In più, in tutte le 76 partite giocate, Sinner ha sempre vinto almeno un set.
Delle appena sei sconfitte stagionali, tre sono arrivate contro Alcaraz a Indian Wells, Roland Garros e Pechino, mentre le altre tre sono figlie di situazioni particolari. A cose normali insomma, non si sarebbero probabilmente materializzate. Stiamo parlando della semifinale di Montecarlo contro Stefanos Tsitsipas (pesante errore arbitrale a sfavore nel terzo set), i quarti di finale di Wimbledon contro Daniil Medvedev (quasi svenimento in campo) e i quarti di Montreal contro Andrey Rublev (due partite giocate in un giorno). E due di queste sconfitte (Montecarlo e Montreal) hanno significato, di fatto, perdere il titolo.
Ma torniamo alla percentuale di partite vinte, il parametro principale per determinare la grandezza di una stagione. Come detto, quella di Sinner 2024 si ferma al 92,1%. Come si colloca nella storia? Quali sono i precedenti che hanno fatto meglio? Ivan Lendl tocca l’apice nel 1986, con 92,50% e un bilancio di 74-6, mentre il miglior Djokovic è quello del 2015: 93,18% con un 82-6. La versione 1979 di Björn Borg vale un 93,33% con 84 vittorie e 6 sconfitte. In questa speciale classifica, terzo e quarto si piazza Federer con le annate 2005 e 2006.: la prima tocca quota 95,29% (81-4), la seconda 94,85% (92-5). Davanti allo svizzero c’è poi il Jimmy Connors targato 1974. In quella stagione Jimbo mise insieme 93 successi e 4 sconfitte, ovvero un 95,88%. Quando però si parla di miglior stagione di sempre, il riferimento cardine è John McEnroe nel 1984. In quell’anno lo statunitense vinse 82 sfide e ne perse appena 3: il 96,47%. Nessuno finora è mai riuscito a fare meglio.
Tra le annate migliori ce ne sono tre che non hanno raggiunto una percentuale del genere, ma che per titoli conquistati e numero di partite vinte, devono essere menzionate. Stiamo parlando di quelle di Rod Laver nel 1969, Ilie Nastase nel 1973 e Guillermo Vilas nel 1977. Tutti e tre conquistarono ben 16 titoli, con il primo che fece il Grande Slam e gli altri che vinsero rispettivamente 112 e 134 match. Insomma, per Jannik Sinner non ci sono solo margini di miglioramento, ma ci sono anche le motivazioni per cercare di superare i propri limiti. Il viaggio è appena iniziato.