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Ucraina, l’Unicef ricorda la tragedia dei bambini sotto le bombe russe: “Ogni settimana 16 minorenni morti o feriti”

Missili a lungo raggio, conquiste di villaggi, raid di droni, gli aiuti americani e quelli nordcoreani, Biden, Trump, Putin e Kim. In mezzo, ci sono i bambini. La guerra in Ucraina si avvia al terzo anno – l’invasione russa risale al 24 febbraio 2022 – e la situazione per i civili ucraini non migliora, anzi: Mosca preme sull’acceleratore colpendo le infrastrutture e le città, così da far trascorrere l’inverno nel peggiore dei modi alle regioni di Kiev.

L’ultima notizia di cronaca è di poche ore fa, battuta da Reuters: due bambini sono tra le dieci vittime nel bombardamento avvenuto a Sumy. I razzi hanno centrato un edificio residenziale. Le autorità comunali hanno segnalato che domenica sera, 55 persone, tra cui otto bambini, sono rimaste ferite quando il missile russo ha colpito l’edificio di nove piani. Una denuncia che si ricollega al dossier dell’Unicef, che ricorda come in mezzo ai dibattiti di geopolitica, e al fango delle trincee, ci siano vittime innocenti. Secondo i calcoli dell’organizzazione umanitaria, fino a questo momento ci sono 659 bambini uccisi e 1.747 feriti. In media, ogni settimana 16 minorenni vengono feriti o colpiti a morte.

Il quadro dell’Unicef – che già nei primi mesi di conflitto aveva disegnato un quadro drammatico – è impietoso: “I bambini sono stati uccisi nei loro letti, negli ospedali e nei parchi giochi, lasciando le famiglie devastate dalla perdita di giovani vite o da ferite che hanno cambiato la vita”. Le conseguenze dei raid russi con missili e droni si riflette nella vita di tutti i giorni: “Gli attacchi hanno anche gravemente interrotto i servizi idrici, di riscaldamento ed elettrici. Tra il 22 marzo e il 31 agosto 2024, gli attacchi alle infrastrutture energetiche in tutta l’Ucraina hanno distrutto nove gigawatt (GW) di capacità di generazione di elettricità. Ciò equivale alla metà di ciò di cui l’Ucraina ha bisogno durante i mesi invernali”.

Come ricorda Catherine Russell, direttore esecutivo dell’Unicef: “Milioni di bambini vivono nella paura costante, molti di loro trascorrono l’equivalente di sei ore al giorno riparati in scantinati sotto le sirene antiaeree. Senza un sostegno continuo e accresciuto per i bambini, le ferite psicologiche di questa guerra riecheggeranno per generazioni”. I numeri sono importanti: 1,7 milioni di bambini non hanno accesso ad acqua potabile e 3,4 milioni sono privi di servizi igienici centralizzati, con il rischio di contrarre malattie.

Dinanzi a questa tragedia, il sostegno economico non è sufficiente. Secondo l’organizzazione umanitaria, nell’anno che sta per concludersi, le risorse finanziarie rimangono inferiori del 30% rispetto a quelle che servirebbero, sia per l’infanzia che vive in Ucraina, che per quella che è rifugiata in Paesi vicini. Il rapporto dell’Unicef cerca di riportare l’attenzione su un tema quasi ormai ignorato dalle cronache, rispetto, ad esempio, a quanto avviene in Medio Oriente. Come se i bambini ucraini fossero meno importanti, anche per l’opinione pubblica. Non può di certo essere solo un raffronto tra numeri e tra chi sta peggio, di mezzo c’è una tragedia che avrà conseguenze drammatiche negli anni a venire, per le generazioni future di quella parte dell’Est Europa.