Un bambino e bambina su tre e più di una donna su quattro vivono in Paesi in cui i diritti umani non sono sufficientemente rispettati e implementati; sono stati fatti progressi per la salute infantile, mentre il diritto all’istruzione non ha visto significativi miglioramenti dalla pandemia. E in generale, interpellati direttamente, ancora troppi bambini e bambine nel mondo affermano di non essere felici. A descrivere un quadro complesso e sfaccettato delle condizioni di vita in 157 Paesi è il ChildFund Alliance World Index, precedentemente noto come WeWorld Index e curato da WeWorld.
L’indice valuta la promozione, la tutela e le violazioni dei loro diritti. La ChildFund Alliance riunisce 11 organizzazioni umanitarie e raggiunge un totale di 30 milioni di persone in 70 nazioni. Presentato il 13 novembre a New York alle Nazioni Unite, per il 2024 la ricerca si concentra sul diritto dei più giovani ad avere un futuro, riportando le voci di 10.000 bambini, bambine e adolescenti di 41 Paesi sulle loro paure, aspettative e speranze.
Osservando la classifica generale, i Paesi del Nord Europa si confermano al vertice per il rispetto dei diritti di donne, bambini e bambine. Ai primi tre posti troviamo Svezia, Irlanda e Norvegia, seguite da Svizzera, Australia e Danimarca. In fondo alla classifica si collocano diversi Stati africani, tra cui Mali, Niger e Repubblica Centrafricana, con il Ciad che occupa l’ultimo posto su 157 Paesi. In queste nazioni, i diritti delle fasce più vulnerabili della popolazione restano seriamente minacciati. L’Afghanistan merita una menzione a parte: quasi scomparso dall’attenzione mediatica, è un “Paese fuori dai radar” dove il divario di genere è ancora enorme e i diritti di bambine e bambini sono particolarmente a rischio. Si prevede inoltre un peggioramento per Paesi come Libano e Palestina, a causa dei conflitti in corso.
L’Italia si posiziona al 34° posto nella classifica generale. Sebbene appartenga alla fascia alta della classifica, che comprende Paesi con una “forte implementazione dei diritti umani”, l’analisi dei sottoindici offre un quadro differente. In particolare, la condizione delle donne evidenzia un’Italia ancora modellata a misura di uomini, con un peggioramento dal 2015 che l’ha fatta scendere nella categoria di “Moderata Implementazione dei Diritti Umani”. A fronte di un lieve miglioramento nella salute femminile, peggiorano altre dimensioni, come le opportunità economiche, l’istruzione e la partecipazione ai processi decisionali. Per quanto riguarda i bambini e le bambine, le condizioni complessive sono migliorate rispetto al 2015, grazie soprattutto a un significativo progresso in ambito sanitario. Tuttavia, il capitale umano ed economico registra un peggioramento, con un aumento del rischio di povertà intergenerazionale ed educativa, aggravato da investimenti poco mirati nel settore dell’istruzione e da ampi divari territoriali.
La condizione dei bambini nel mondo presenta sfide significative. Più di un bambino su sette con disabilità non riesce a frequentare regolarmente la scuola, e nell’Africa centrale e occidentale, quasi uno su tre riferisce di non poter accedere con continuità all’istruzione. Inoltre, circa uno su dieci è coinvolto nel lavoro minorile. L’insicurezza alimentare colpisce in modo sproporzionato i bambini con disabilità, con quasi uno su quattro che ne soffre, rispetto al 14% dei loro coetanei senza disabilità. Questo ha un impatto anche sul loro benessere emotivo: oltre un bambino su dieci non si sente felice, una cifra che sale a più di uno su tre in alcune regioni dell’Africa centrale e occidentale. La felicità dei bambini risulta strettamente connessa alla frequenza scolastica regolare e alla sicurezza alimentare, con chi ha accesso all’istruzione e pasti completi che tende a dichiararsi più felice.
In tema di diritti, emerge che oltre un bambino su cinque ha una percezione debole dei propri diritti, con i ragazzi che ne sono meno consapevoli rispetto alle ragazze. La condizione socioeconomica gioca un ruolo determinante: quasi tre bambini su dieci provenienti da contesti svantaggiati mostrano una comprensione meno solida dei loro diritti rispetto ai due su dieci che vivono in ambienti più privilegiati. L’esposizione a vulnerabilità e marginalizzazione influisce negativamente sul riconoscimento del proprio valore come titolari di diritti. Inoltre, quattro bambini su dieci si sentono insicuri a causa di conflitti e criminalità, e più di uno su quattro ritiene che gli adulti non promuovano pienamente i loro diritti. Vivere in un contesto dove i diritti sono concretamente riconosciuti e sostenuti dagli adulti contribuisce significativamente alla percezione che i bambini hanno di sé stessi come soggetti di diritti.
In generale, bambini e bambine dei Paesi europei e occidentali sono tendenzialmente più incerti sul futuro, dubbiosi e infelici rispetto ai loro coetanei dei Paesi a reddito medio-basso, e meno consapevoli dei propri diritti, come fossero “appendici” dei genitori. In Paesi che hanno sperimentato alcuni avanzamenti negli ultimi anni, come Tanzania, Kenya o alcune aree dell’America Latina, i giovani sono meno consapevoli della possibilità di dare e avere una propria opinione, perché meno abituati a essere interpellati, ma sono più consci di avere dei diritti.
La terza parte del sondaggio esplora la percezione che i bambini hanno del loro futuro, mettendo in luce le loro paure e incertezze, ma anche le speranze, le aspettative e i sogni che coltivano. Tra le principali preoccupazioni emergono la disoccupazione, la povertà e le epidemie. Tuttavia, i bambini che percepiscono un forte sostegno da parte degli adulti nella promozione dei loro diritti tendono a manifestare una minore ansia riguardo alle minacce future. Nonostante ciò, un bambino su sette ritiene che non potrà decidere liberamente se sposarsi o avere figli.
In Italia, le preoccupazioni e le sfide dei bambini assumono connotazioni particolari. Un bambino italiano su dieci afferma di non essere felice, mentre due su dieci preferiscono non rispondere a questa domanda. Il 6% dei bambini intervistati ha dichiarato di lavorare. Inoltre, quasi un quinto dei bambini italiani ha una percezione debole dei propri diritti e oltre la metà afferma che gli adulti non chiedono la loro opinione. Le principali preoccupazioni per il loro futuro riguardano la mancanza d’acqua, le guerre e i conflitti, e la violenza. Infine, più di un bambino su quattro non riesce a immaginare il proprio futuro in Italia.
“Abbiamo voluto dare voce a chi è fortemente sottorappresentato nei summit internazionali. Si parla spesso di loro, in Italia e all’estero, ma non li si ascolta abbastanza: questa è una delle maggiori evidenze dell’Index di quest’anno, in tutti i Paesi”, ha commentato Dina Taddia, CEO di WeWorld. “Auspichiamo che questa consultazione partecipata possa fare da apripista per un futuro in cui disagio, bisogni ma anche speranze dei giovani vengano finalmente ascoltati, e in cui bambini e bambine vengano messi al centro dell’azione, non solo delle organizzazioni umanitarie, ma dei programmi di tutta la comunità internazionale”.