“Non me la sono sentita prima perché la clinica era sommersa da recensioni positive, anche di persone famose. Ora però c’è una ragazza defunta, lo devo a lei”. A parlare a Repubblica un’altra giovanissima donna che si era rivolta allo studio medico dove Margaret Spada, 22 anni, si è sentita male dopo l’anestesia per poi morire per arresto a cardiaco. Un’esperienza così drammatica che il controllo è stato fatto presso un altro studio. “Mi hanno operata in una stanza come quelle per il filler, con strumenti essenziali, a mani nude e in nero. Sono stata malissimo, ho temuto di morire. Li ho conosciuti su TikTok: due influencer erano state operate da loro con risultati sorprendenti. Sono andata a vedere il profilo di Marco Antonio Procopio, ho trovato moltissimi video e immagini di nasi bellissimi e mi sono convinta”.
Poi la trafila di comunicazioni tramite Whatsapp, nessuna richiesta di analisi e nessuna visita. “Non pensavo fosse una vera e propria rinoplastica, l’ho scoperto in diretta, mi avevano promesso un intervento poco invasivo”. Invece dopo l’anestesia, come già raccontato da un’altra donna, il malore: “Dopo l’anestesia è stato un inferno. Mi tremava tutto il corpo, avevo la tachicardia, piangevo. Stavo così male che al mio ragazzo ho scritto che mi sembrava di avere un infarto. Mia madre era lì con me, nella stessa stanza, senza abiti sterili, ha chiamato il medico che ci ha spiegato che era normale perché nell’anestetico c’era adrenalina. Dopo 15 minuti sono stata meglio e mi hanno operata ma non ero preparata: sentivo i rumori, il naso tagliuzzato e segato, era come stare in macelleria. Per asciugare il sangue usavano stracci”. Tra le ipotesi per la morte di Margaret Spada, dopo l’autopsia, c’è proprio l’eccesso di anestetico.
Ieri, nel giorno dei funerali della 22enne, I carabinieri del Nas negli uffici della Regione Lazio hanno acquisito carte e documenti relativi allo studio medico. I carabinieri, coordinati dal pm Erminio Amelio che indaga per omicidio colposo, hanno anche la relazione della Asl dalla quale emergerebbe che nella struttura medica la giovane siciliana non è stata sottoposta a una “corretta e pronta rianimazione cardiopolmonare prima dell’intervento del 118“. Agli atti verranno inclusi anche i documenti relativi alle mancate autorizzazioni dello studio. I Nas effettueranno anche un nuovo sopralluogo nello studio, già sotto sequestro, per svolgere un inventario e verificare le strumentazioni di emergenza eventualmente presenti.
Nel registro degli indagati sono stati iscritti Marco e Marco Antonio Procopio, padre e figlio. Un elemento già acquisito è la totale mancanza di documentazione, compreso il consenso informato, all’interno del centro dove non sono stati trovati neanche atti legati alla contabilità. Nessun documento, nessuna scheda su pazienti e nessun atto sulle attività svolte. Lo studio è stato descritto da alcune pazienti come un semplice appartamento, dove però venivano una dopo l’altra sottoposte a interventi moltissime pazienti.