Le principali organizzazioni non profit italiane, tra cui ActionAid, Fondazione Airc, Aism/Fism, Emergency, Fai – Fondo per l’Ambiente Italiano, Lega del Filo d’Oro, Medici Senza Frontiere, Save the Children, Fondazione Telethon e Unicef, lanciano un appello al Governo, mentre il disegno di legge di Bilancio è in corso d’esame, affinché rimuova il tetto imposto alla raccolta del 5×1000 o, almeno, lo adegui alla crescita delle scelte dei contribuenti.

La richiesta, espressa anche in una lettera aperta pubblicata sui quotidiani, si basa su numeri che evidenziano un fenomeno in espansione: nel 2023, 17,2 milioni di italiani hanno destinato il 5×1000, con un incremento di circa 730mila firme rispetto al 2022, per un totale di 552 milioni di euro. Tuttavia, il tetto fissato a 525 milioni ha lasciato 28 milioni di euro non redistribuiti, limitando significativamente i diversi progetti. Inoltre, il meccanismo di ricalcolo implica paradossalmente una penalizzazione maggiore per gli enti che hanno raccolto più firme.

Dal 2006, anno della sua introduzione sperimentale, il 5×1000 ha raccolto oltre 8 miliardi di euro, divenendo un pilastro della sussidiarietà fiscale. Reso strutturale nel 2015, consente ai contribuenti di sostenere gratuitamente enti impegnati in attività di ricerca scientifica, assistenza sanitaria e progetti di solidarietà.

Come sottolineano le Ong le conseguenze del limite imposto sono evidenti. Per Aism/Fism gli oltre 350mila euro non ricevuti equivalgono a non poter finanziare un progetto di ricerca triennale e nuovi trial terapeutici. Fondazione Airc con i 3,7 milioni mancati avrebbero finanziato start-up per il rientro di ricercatori dall’estero, progetti per giovani scienziati e borse di ricerca per esperti affermati. Per Fondazione Telethon con circa 250mila euro in meno corrispondono al mancato finanziamento di un progetto di ricerca. Lega del Filo d’Oro con i 500mila euro non assegnati avrebbero consentito l’assunzione di 15 operatori nelle sedi territoriali. Save the Children con 175mila euro avrebbero sostenuto per un anno un Punto luce, uno dei 26 centri educativi nei quartieri più svantaggiati di tutta Italia per combattere la povertà educativa. E circa 350 minori avrebbero potuto usufruire gratuitamente di opportunità formative ed educative per superare gli ostacoli delle disuguaglianze territoriali e sociali. I fondi in meno girati all’Unicef fanno sì che 4mila bambini non riceveranno cure salvavita contro la malnutrizione grave.

Medici Senza Frontiere con i 400mila euro mancati avrebbe potuto acquistare 27mila kit di emergenza. Emergency a causa del tetto dovrà limitare l’apertura di nuovi ambulatori in Italia. Il Fai a causa delle risorse mancanti dovrà rallentare i cantieri per la tutela del patrimonio culturale e paesaggistico.

(foto d’archivio)

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