Non mi aspettavo quelle parole del ministro Valditara, pensavo più a un messaggio legato al suo ruolo di ministro dell’Istruzione, quindi un messaggio rivolto ai giovani sui valori”. Così a Uno, Nessuno, 100Milan (Radio24) Gino Cecchettin risponde al conduttore Alessandro Milan in merito al discusso videomessaggio del ministro Giuseppe Valditara durante la presentazione della Fondazione Giulia Cecchettin nella Sala regione di Montecitorio.
Il papà di Giulia Cecchettin, assassinata l’11 novembre 2023 dal suo ex fidanzato Filippo Turetta, ribadisce la sua posizione, espressa oggi sulle pagine del Corriere della Sera: “Valditara ha asserito che non esiste più il patriarcato. Forse intendeva dire che ci sono le leggi che impediscono un determinato tipo di reato, ma questo non significa che nonostante ci siano le leggi i reati non vengano commessi. Probabilmente faceva riferimento alla legge dell’81 con cui sono stati aboliti dal codice penale il delitto d’onore e il matrimonio riparatore – spiega – Ma con quella legge gli stupri e le violenze non sono cessati. Anzi, sappiamo bene che certi comportamenti sono radicati nel modo di vivere e quindi prima di estirpare quelle violenze, c’è un percorso da fare. Con la Fondazione Cecchettin stiamo cercando di incentivare questo percorso attraverso messaggi positivi, cioè far comprendere che il valore della donna non è minoritario rispetto a quello dell’uomo”.

E aggiunge, facendo riferimento alla tragedia della figlia: “Ma questo vediamo che è ancora difficile da far capire. C’è ancora tanta strada da fare, c’è ancora molto da lavorare sotto il punto di vista affettivo perché poi la gelosia porta a chiudere la libertà verso l’altra, per esempio impedendo alla propria ragazza di andare a una gita scolastica o di uscire con le amiche o di vestirsi come lei desidera. Questo modo di pensare purtroppo è ancora radicato”.

Circa l’immigrazione illegale, che, secondo Valditara, sarebbe la causa principale dell’aumento della violenza sulle donne, Cecchettin sul Corriere ha ricordato che sua figlia è stata uccisa da un ragazzo bianco e italiano. E osserva: “Si sta prendendo il problema da un punto di vista sbagliato perché non va condannata l’origine dell’autore ma la violenza in sé. Qualsiasi gesto di violenza va condannato indipendentemente dalla provenienza geografica di chi la commette – continua – Ci sono gli inquirenti e la magistratura a condannare l’autore, a noi spetta invece condannare il gesto e la modalità con cui viene commessa una violenza, ma non sicuramente la provenienza di chi l’ha perpetrata, che sia italiano o straniero“.

Cecchettin si sofferma anche sulo scopo per cui è nata la fondazione intitolata a Giulia e inaugurata ieri: “Il primo nostro proposito è quello di educare le ragazze e i ragazzi all‘affettività entrando nelle scuole. Noi abbiamo un team di esperti, un Comitato Scientifico che sta preparando una proposta educativa per poter insegnare la consapevolezza, la responsabilità e il rispetto reciproco. Questi sono gli elementi alla base del nostro pensiero, perché siamo convinti che sia fondamentale educare i giovani ad ascoltare, a riflettere, soprattutto quando si parla di futuro dove si sentono coinvolti. Quindi, vogliamo farli contribuire attivamente a queste idee di cambiamento”.

E aggiunge: “Vorremmo far capire che ci sono certi miti, come quello del maschio che deve dominare, si devono sfatare. Sono miti sbagliati perché poi ti portano a soffocare le emozioni e ad alimentare sempre violenza, l’insicurezza, l’evitare il confronto, la totale incapacità di chiedere aiuto. Vogliamo far capire il valore della vulnerabilità, dell’empatia e della comprensione, perché – conclude – è molto più coraggioso far vedere chi siamo veramente che non mettere una maschera. Non è coraggioso essere insensibili o dominanti, ma è coraggioso permettere di essere se stessi con tutte le proprie complessità e sfumature. Questo è quello che vorremmo fare, ispirandoci a Giulia che era una persona estremamente altruista e amorevole“.

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