“Inizialmente gestivo la cosa molto bene: mi ubriacavo due giorni prima della partita, poi scendevo in campo, segnavo uno o due gol, la squadra vinceva. Credo sia nato tutto da una mancanza di coscienza”. Questa la confessione dell‘ex Inter Fredy Guarin ai microfoni di Caracol Television, a pochi giorni da quella di un altro ex nerazzurro come Adriano, in cui ha parlato di alcuni momenti durissimi della sua vita come i problemi legati al consumo di alcol. “Ho iniziato a guadagnarmi un nome in Italia e già lì iniziò una questione diversa fuori dal campo”, ammette l’ex calciatore colombiano ritiratosi nel 2021. “Bevevo a casa, in discoteca, al ristorante. Avevo già la mia famiglia e quella cosa era una merda perché sapevo che stavo sbagliando, sia nel lavoro che nelle responsabilità familiari. Ho fallito in tutti gli obiettivi, calcistici e personali. Ero completamente preso dall’alcol, mi vennero a dire tramite il mio agente che non potevo più stare a Milano”.
Nel 2016, infatti, l’approdo nel campionato cinese: “Dal primo giorno in cui sono arrivato sono diventato un alcolizzato. Mi alzavo per andare ad allenarmi e dopo l’allenamento bevevo alcol. Mi riposavo un po’, mi allenavo e bevevo alcolici. È stato così ogni giorno“. Guarin ha però svelato di aver toccato il punto più basso della sua vita nella stagione 2019/20, quando era in Brasile al Vasco da Gama: “I primi sei mesi mi hanno fatto sentire l’uomo più felice del mondo. Poi è arrivato il Covid e la separazione con mia moglie. Bevevo 50, 60 o 70 birre in una notte. È arrivata la pandemia, non c’erano allenamenti, non c’era gruppo, non c’era calcio. Andavo nelle favelas, lì in Brasile, andavo con qualunque ragazza senza protezione, mi abbandonavo completamente. Andavo a cercare il pericolo, l’adrenalina, volevo vedere le armi, non mi preoccupavo di nulla. Sono stati momenti duri, sono stato 10 giorni completamente ubriaco, mi sono addormentato per la stanchezza e mi sono svegliato con una birra al mio fianco”.
In preda alla disperazione, il colombiano racconta (a fatica) di aver tentato di suicidarsi: “Abitavo al 17esimo piano e mi sono staccato dalla vita, da tutto, la mia reazione è stata quella di gettarmi dal balcone. Però c’era una rete, ho saltato e mi ha rimandato indietro, ovviamente non me ne sono accorto. Non capivo quello che stavo facendo, non so cosa sia successo. Sono arrivato al punto in cui non mi importava più nulla, pur di potermi fare del male. La mia testimonianza è un disegno che Dio sta mettendo in noi, che so raggiungerà molti angoli del mondo, toccherà molti cuori e salverà sicuramente vite umane”.
Diversi mesi fa, la vita dell’ex calciatore è cambiata completamente. Ora vive a Envigado, si prende cura della sua famiglia e dei suoi cavalli, conducendo una vita sobria e seguendo un percorso riabilitativo. Il Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani degli Stati Uniti ha invitato Fredy Guarín a far parte di un progetto dedicato alla salute mentale contro queste malattie negli atleti. Una nuova sfida che affronterà a gennaio del prossimo anno.