di Giovanni M.
Schlein, Bonaccini, Bersani: tutti grandi nomi che hanno sempre tracciato il confine del voto in Emilia Romagna.
Ieri, come previsto, Michele De Pascale ha stravinto con un distacco notevole dalla candidata Ugolini. Posso dire una vittoria a mani basse? Vero, De Pascale è stato e sarà (penso) un buon governatore motivo per cui lo vedrei più alla guida del partito che come amministratore locale visto l’appeal – io credo – inesistente che “Elly armocromia Schlein” sta dando al partito.
Questo perché non ha rispettato il patto che ha firmato quando è stata eletta. Lo dicono i dati di molti paesi emiliano-romagnoli al voto che, partendo dal confine lombardo in direzione mare, tracciano una sorta di monito alla sinistra. Da Piacenza in giù (provincia e città in cui il centrodestra ha fatto filotto), gli avversari si stanno prendendo il circondario delle città più popolose. Lo stanno facendo in silenzio mentre ancora oggi bisogna capire che cosa vuole fare il Pd da grande.
A rivitalizzare il centrosinistra non è stato De Pascale, ma Stefania Proietti che, con la sua vittoria all’ultimo centesimo, lancia un messaggio chiaro alla segretaria nazionale: questo ritorno renziano non s’ha da fare e continuando con quest’idea (non ancora sulla carta), non farà altro che rimanere con i voti di cui il partito si è sempre nutrito.
Nonostante le alluvioni successe qualche mese fa, le persone residenti nei Comuni colpiti hanno votato per De Pascale e questo è un altro messaggio per la segreteria: la gente, nonostante sia con le pezze dove sapete, vi vota ancora, non deludeteli. Altra scelta azzeccata sono i candidati: scelti bene, vincenti. Eppure non mi spiego il voto in provincia di Piacenza, Parma, Ferrara e Forlì (dove – eccetto nelle grandi città – non godono di grande consenso). Le sfide più grossa di De Pascale è rispondere a questi territori perché se si ha il fuoco amico in casa, qualche domanda bisogna porgersela e spero sia lui il volano che riporterà le persone a votare intanto che la segretaria pensa ad allontanarsi dagli stessi elettori che l’hanno resa tale.
Un messaggio va però anche ai 5Stelle: Giuseppe Conte deve troncare la guida Grillo. Queste elezioni sono un’ulteriore scoppola e spiegano come le guerre interne facciano male perché destabilizzano l’elettore. Speriamo che “Nova” porti con sé una Novazione firmata Conte togliendo definitivamente le zavorre che affossano da tempo il segretario. Nel frattempo, se le Raggi o chi come loro pensano che un ritorno al 2009 sia la soluzione, forse non hanno bene in mente che i tempi sono nettamente cambiati motivo per cui consiglio loro di cambiare partito magari formare un “IC” del Golfo Persico.