I raid dell’esercito nella valle della Bekaa, dove Hezbollah è fortemente radicato, si sono intensificati alla fine di ottobre. Sotto i colpi delle Israel Defense Forces sono finiti anche i siti archeologici del Libano centrale, quelli delle antiche città di Baalbek e di Tiro, capolavori dell’antichità dei quali ora le Nazioni Unite hanno deciso di […]
I raid dell’esercito nella valle della Bekaa, dove Hezbollah è fortemente radicato, si sono intensificati alla fine di ottobre. Sotto i colpi delle Israel Defense Forces sono finiti anche i siti archeologici del Libano centrale, quelli delle antiche città di Baalbek e di Tiro, capolavori dell’antichità dei quali ora le Nazioni Unite hanno deciso di rafforzare la tutela. L’Agenzia ha annunciato che metterà 34 siti culturali minacciati dai bombardamenti delle Idf, sotto “protezione rafforzata temporanea” e concederà assistenza finanziaria di emergenza per salvare il patrimonio archeologico del Paese. Da oggi questi siti “beneficiano ora del più alto livello di immunità contro gli attacchi e gli usi a fini militari”, ha fatto sapere l’organizzazione delle Nazioni Unite, avvertendo che “il mancato rispetto di queste clausole costituirebbe una grave violazione della Convenzione dell’Aia del 1954 e aprirebbe la possibilità di essere perseguiti”.
Al momento quantificare l’entità dei danni è difficile. Il 28 ottobre un raid delle Israeli Air Forces ha danneggiato la Porta Romana occidentale e le antiche mura di Baalbek (la città più grande della valle della Bekaa con oltre 80mila abitanti), causando danni a un altro edificio del risalente al mandato francese chiamato Caserma Gouraud, dal nome del generale Henri Gouraud. Un altro attacco ha causato da distruzione dello storico edificio “Minchieh”, costruito nel 1928 durante il periodo del mandato francese, e danneggiato lo storico Hotel Palmyra, costruito nella seconda metà dell’800. Circostanze tutte confermate da Sarkis el-Khoury, capo della Direzione generale delle Antichità del governo di Beirut. E’ stata la prima volta dallo scoppio del conflitto con Hezbollah, l’8 ottobre 2023, che i bombardamenti israeliani si sono avvicinati così tanto alla cittadella dell’antica Heliopolis, complesso archeologico a circa 65 km a est di Beirut che ospita uno dei siti più importanti dell’intero bacino del Mediterraneo, comprende alcuni dei templi di età romana risalenti al II e III secolo dopo Cristo meglio conservati al mondo e nel 1984 è stato dichiarato Patrimonio dell’umanità dall’Unesco.
Nelle ore successive le Israel Defense Forces hanno confermato di aver bombardato l’area, affermando di aver colpito un deposito di carburante situato in complessi militari affiliati all’Unità 4400 di Hezbollah, responsabile del trasferimento di fondi e armi dall’Iran. L’esercito di Tel Aviv ha reso noto anche di aver colpito almeno altri “19 siti a Baalbek e nelle vicinanze”, tra cui Ain Bourday, Bednayel e Aamachki: “Sotto la direzione dell’intelligence – avevano reso noto le forze armate – l’Israeli Air Force ha colpito i centri di comando e controllo e le infrastrutture terroristiche utilizzate dall’organizzazione terroristica Hezbollah, nelle aree di Baalbek e di Nabatieh, nel Libano meridionale”.
Da settimane le organizzazioni lanciano appelli. La minaccia non si limita a Tiro e Baalbek: “Anche altri siti come Anjar, Byblos, Ouadi Qadisha e la Foresta dei Cedri di Dio, e la Fiera Internazionale Rachid Karami di Tripoli, così come diversi siti inseriti nella lista provvisoria (come i castelli del Monte Amel), sono minacciati da attacchi aerei, bombardamenti e bombardamenti in rapida evoluzione”, è l’allarme lanciato il 17 ottobre da Icomos, Consiglio internazionale per i monumenti e i siti culturali. Non solo: “Ci sono segnalazioni di diversi edifici storici e siti archeologici danneggiati. In particolare, il 13 ottobre, la moschea ottomana nella città di Kfar Tebnit è stata distrutta, così come gli storici souk di Nabatieh“.
L’8 novembre anche l’Italia, tra i principali donatori per la conservazione del patrimonio culturale del paese dei cedri, ha preso posizione. Lo ha fatto l’ambasciata d’Italia a Beirut, secondo cui i raid israeliani hanno tra l’altro danneggiato il centro visitatori del sito archeologico, concepito nell’ambito del progetto di restauro e riqualificazione realizzato con fondi italiani.