Oltre 35mila persone hanno marciato verso il parlamento neozelandese a Wellington per protestare contro un disegno di legge della maggioranza di centrodestra che, secondo i critici, colpisce alla radice i principi fondanti del Paese e indebolisce i diritti del popolo Maori. Molti dei manifestanti hanno viaggiato per centinaia chilometri: la marcia Hikoi mo te Tiriti è iniziata infatti nove giorni fa nell’estremo nord della Nuova Zelanda e ha attraversato tutta l’Isola del Nord in una delle più grandi proteste nel Paese degli ultimi decenni. La tradizionale marcia pacifica dei Maori, o hikoi, si è conclusa martedì davanti al parlamento, dove i manifestanti hanno chiesto ai legislatori di respingere il controverso disegno di legge sui principi del trattato, che mira a reinterpretare il trattato di 184 anni fa tra i colonizzatori britannici e centinaia di tribù Maori.

Qualche giorno fa la protesta ha ottenuto qualche visibilità sui siti internazionali perché la deputata di etnia maori Hana-Rawhiti Maipi-Clarke ha cantato ed eseguito la tradizionale ‘haka’ in aula proprio per protestare contro il progetto di “reinterpretazione” del trattato fondante dello Stato, risalente al 1840, che regolava i rapporti tra i colonizzatori britannici e i nativi neozelandesi. Maipi Clarke subito dopo è stata sospesa e il provvedimento è stato approvato in prima lettura.

Il trattato firmato a Waitangi da William Hobson, rappresentante dell’Impero Britannico, e da quaranta capi delle tribù maori dell’Isola del Nord, è considerato una pietra miliare nel mondo e un riferimento per il riconoscimento dei diritti delle minoranze indigene. A volerlo ridefinire è il partito Act, che fa parte della coalizione di centro-destra che governo il Paese dell’Oceania. Secondo Act il trattato rischia di venire progressivamente snaturato, dividendo di fatto la Nuova Zelanda in razze. L’opposizione teme invece che i diritti dei Maori siano messi a repentaglio.

Si ringrazia Antonietta Demurtas per il contributo fotografico

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