Giustizia & Impunità

Ragazzi morti per la piena del Natisone, l’inchiesta non è più contro ignoti. Mistero sugli indagati

La notizia è trapelata in modo fortunoso dalle pieghe dell’indagine preliminare per la morte dei tre ragazzi travolti dalla piena del fiume Natisone, il 31 maggio scorso, a Premariacco, in provincia di Udine. Il sostituto procuratore Letizia Puppa, dopo aver ricevuto una lunga informativa dai carabinieri che erano stati incaricati di svolgere gli accertamenti, ha iscritto i nomi di alcune persone nel registro degli indagati. La conferma è venuta dall’avvocato Gaetano Laghi, che assiste la famiglia di Cristian Casian Molnar, il venticinquenne il cui corpo era stato trovato solo dopo molti giorni di ricerche in un anfratto del corso d’acqua.

“Il fascicolo è passato dal modello 44 al modello 21, ovvero da indagati ignoti a indagati noti”, ha dichiarato il legale, il quale ha però precisato: “Non ho ricevuto comunicazioni ufficiali, ma lo si evince dal portale giustizia, strumento che noi avvocati utilizziamo per presentare le istanze. Possiamo dire che è ufficiale, stando alle informazioni contenute nel portale”. Il monitoraggio non ha però consentito di scoprire chi siano le persone indagate, né tantomeno i reati. Solo con il deposito degli atti, non appena saranno ultimati tutti gli adempimenti chiesti dal magistrato, verranno informate dell’evoluzione istruttoria.

Si possono, quindi, solo fare delle ipotesi sulle possibili contestazioni. I filoni d’inchiesta, che finora si credeva senza indagati, erano due: il primo riguardava la lentezza dei soccorsi, il secondo la segnaletica sull’argine del fiume per impedire la balneazione o l’accesso a causa del rischio di piene improvvise. Ed è in queste due direzioni che la Procura ha indagato. Un paio di mesi fa, ad esempio, ha fatto effettuare sorvoli con l’elicottero, anche per misurare i tempi di percorrenza, visto che uno dei velivoli era partito da Venezia. Quando i tre ragazzi erano stati trascinati dalla corrente si trovava ai confini tra il Veneto e il Friuli.

Sul greto del fiume erano scesi, attraverso un viottolo nella vegetazione dell’argine, Cristian Casian Molnar, Bianca Doros di 23 anni e Patrizia Cormos di 21 anni. La piena era cresciuta improvvisamente, mentre in quell’angolo suggestivo del Friuli ancora splendeva il sole. Il livello dell’acqua li aveva colti impreparati, tagliando ogni via per mettersi in salvo. Avevano telefonato e chiesto aiuto. L’intervento dei vigili del fuoco da terra non era riuscito a raggiungere i tre giovani che nel frattempo si erano stretti in uno struggente abbraccio per resistere alla forza della corrente. Inutile anche l’impiego di un altro elicottero partito da una base in Friuli.

Questa la sequenza degli eventi. Alle 13.25 del 31 maggio splendeva il sole. Massimo Macorig, autista dello scuolabus comunale, passa sul ponte Romano e nota i ragazzi sulla “Premariacco Beach”. Alle 13.29 e 57 secondi dal cellulare di Patrizia parte la prima chiamata (in totale saranno quattro) diretta al numero unico per le emergenze. Spiega che la corrente è forte, non sanno come uscire dal fiume. Pochi attimi dopo c’è una seconda chiamata, ma senza risposta. Alle 13.35 l’autista ripassa sul ponte, capisce che i giovani sono in difficoltà e telefona anche lui al Numero Unico, che si è già attivato. Seguiranno altre chiamate di testimoni.

La terza telefonata di Patrizia viene registrata alle 13.36. I ragazzi sono terrorizzati, si sono riparati su un isolotto che si sta rimpicciolendo. I tre ricevono rassicurazioni sui soccorsi che stanno per arrivare. I vigili del fuoco di Udine si sono mossi via terra, i loro colleghi di Venezia si sono levati in volo con un elicottero dotato di verricello. In terza battuta si è alzato in volo l’elisoccorso con personale del Soccorso Alpino. Alle 13.45-13.50 arrivano i pompieri da terra, ha spiegato il sindaco Michele De Sabata. Provano a calare una scala dal ponte. Lanciano una corda dall’alto. Tutto inutile. Un vigile del fuoco si è anche gettato in acqua legato con una imbragatura, ma ha dovuto desistere. Dalla riva tentano l’impossibile anche due operai, ma non possono che scambiare qualche frase con i tre ragazzi. Alle 13.48 parte l’ultima chiamata, quando la tragedia sta per consumarsi. Le fotografie hanno testimoniato l’ultimo abbraccio, poco dopo le 14. Un primo elicottero è comparso in cielo dopo circa un minuto.

Il sindaco di Premariacco, Michele De Sabata, dichiara a ilfattoquotidiano.it: “Non sappiamo nulla sullo stato dell’inchiesta. Io non sono neanche mai stato interrogato. Secondo noi le segnalazioni e la cartellonistica erano in regola, segnalando il pericolo”. Il Natisone, quando si ingrossa, non perdona.