“Qualcuno ha provato a buttarci fuori dalla coalizione e dimostrare che siamo irrilevanti. La politica dice che in Liguria senza di noi si è perso, in Emilia Romagna e in Umbria abbiamo vinto. Per me è matematica, o politica, puoi chiamarla sfiga o karma, ma è il dato di fatto è la sconfitta di chi […]
“Qualcuno ha provato a buttarci fuori dalla coalizione e dimostrare che siamo irrilevanti. La politica dice che in Liguria senza di noi si è perso, in Emilia Romagna e in Umbria abbiamo vinto. Per me è matematica, o politica, puoi chiamarla sfiga o karma, ma è il dato di fatto è la sconfitta di chi dice: ‘Non aprite a Italia viva, il centrosinistra può fare senza Italia viva’”. Matteo Renzi commenta così, in una conferenza stampa al Senato, il risultato delle elezioni regionali in Emilia-Romagna e Umbria e la vittoria dei due candidati del centrosinistra Michele de Pascale e Stefania Proietti. Italia viva, senza simbolo ma con candidati in due liste civiche, è esclusa dalla ripartizione dei seggi. Rimangono a bocca asciutta anche Azione e +Europa che correvano – in entrambe le Regioni – con una lista che includeva anche Socialisti, Repubblicani e altri civici.
Dopo avere avuto tre consiglieri regionali (eletti nel 2020 nelle liste del Pd e di Bonaccini presidente) Italia viva oggi è fuori dall’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna. I renziani avevano quattro candidati – compreso il presidente regionale del partito – nella lista “Civici con de Pascale presidente“, formazione che ottiene 57.400 voti (pari al 3,84%) e riesce ad eleggere due consiglieri regionali: ma i candidati di Italia viva non sono riusciti a imporsi nelle preferenze. Risultano così eletti il candidato civico modenese Vincenzo Paldino e Giovanni Gordini, il medico che soccorse Ayrton Senna. Niente da fare anche in Umbria. La lista “Civici Umbri“, che includeva alcuni candidati di Italia viva, è la meno votata del centrosinistra e le 5.025 preferenze (pari all’1,56%) non bastano per far scattare il seggio.
Non possono sorridere neppure gli ex alleati dell’ormai tramontato Terzo Polo. Il simbolo di Azione correva nelle due regioni insieme a quelli di +Europa, Socialisti e Repubblicani con le liste “Emilia-Romagna Futura” e “Umbria Futura” che, in entrambi i casi, restano fuori dall’assegnazione dei seggi. In Emilia-Romagna la loro è la lista meno votata della coalizione a sostegno di de Pascale, con 25.729 voti (1,72%). In Umbria ottengono il 2,30% (7.402 voti) e l’unica consolazione è quella di avere superato proprio i “Civici Umbri” che accoglievano i candidati renziani. Calenda, a differenza di Renzi, non si sofferma sul risultato elettorale e sull’apporto del partito alla vittoria del centrosinistra: si limita a complimentarsi con i due presidenti neoeletti e a proporre un “Election Day annuale nazionale per tutte le elezioni amministrative e per i referendum” per contrastare il crollo dell’affluenza.