Società

Studio, un giovane studente su tre fatica a distinguere tra informazioni on line vere e false

In Italia un giovane su tre non è in grado di comprendere correttamente se un’informazione online sia affidabile o meno. Un fenomeno che si aggrava se si tratta di informazione scientifica. È quanto emerge dal report “Disinformazione a Scuola”, realizzato da un team di ricerca dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Lo studio è stato realizzato su un campione di oltre 2.200 studenti di 18 scuole superiori di Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna.

Evidenzia pure una diretta correlazione tra una bassa fiducia dei giovani nelle posizioni della scienza e la tendenza a credere nelle teorie del complotto. I dati mostrano come i giovani siano carenti nella corretta identificazione di notizie affidabili (32,8% per il tema ambiente e 36,9% per il tema salute). Allo stesso modo, hanno evidenziato difficoltà nell’individuare notizie non affidabili (41,3% per il tema ambiente e 35,2% per il tema salute).

Purtroppo il rapporto non fornisce dati sull’intera popolazione, il che rende difficile valutare la performance “relativa” degli studenti delle superiori che potrebbe non essere poi così negativa se raffrontata a quella degli adulti.

Il rapporto ricorda come mediamente i giovani studenti trascorrano poco meno di 6 ore al giorno (5 ore e 46 minuti) con lo smartphone in mano. I social più utilizzati sono Instagram, Whatsapp e TikTok. Tra gli studenti delle superiori si può osservare una conferma del sostanziale abbandono di Facebook e X.

“L’uso irresponsabile o distorto del digitale e dell’intelligenza artificiale oggi pone grandi minacce specie per i più giovani, profondamente connessi nelle piattaforme digitali e nei social media”, ha dichiarato Caterina Tonini, ceo di Havas Creative Network Italy . “Ci troviamo in un mondo in cui informazione e disinformazione coesistono e spesso sono assolutamente indistinguibili l’una dall’altra agli occhi delle persone non esperte. Questo crea confusione e spesso danneggia anche la reputazione di chi cerca di fare informazione affidabile”, commenta Carlo Martini dell’Università Vita-Salute San Raffaele.