di Nadia D’Agaro

All’inizio di ottobre ho scritto a Paul Watson in prigione a Nuuk, in Groenlandia, sperando in una decisione dei giudici il 23 ottobre: il mio pacchetto gli sarebbe arrivato da uomo libero. Invece all’udienza del 23 ottobre i giudici hanno di nuovo rimandato la decisione, al 2 dicembre.

Dopo tre mesi (è stato arrestato il 21 luglio) i giudici ancora non si esprimono: le prove a suo favore non vengono visionate; la richiesta di estradizione avanzata dal Giappone è ancora valida, e Paul è – nella mia opinione – un ostaggio politico. Non è Paul ad essere un criminale, è il Giappone criminale: cacciava le balene con la scusa della ricerca, perfino nei santuari. Ma il Giappone ha varato la gigantesca baleniera Kangei Maru e non vuole attivisti disturbatori.

In Francia, la fama di Paul è notevole, e la mobilitazione è grande. In Italia un po’ meno: terra di mare ma non di oceani, l’Italia ha grandi problemi e le balene sono lontane. Non che manchi completamente la presenza dell’Europa: alcuni eurodeputati hanno fatto sentire la loro voce contro l’estradizione.

Tutta la vicenda è cominciata con l’arresto di Paul Watson da parte della Danimarca, il 21 luglio appunto: vi rimando ai giornali per ulteriori informazioni.

Dunque, il 2 dicembre sarà il giorno della prossima udienza ed è anche il giorno del suo compleanno, per cui invito gli animalisti, gli ambientalisti, i difensori dei diritti civili, a scrivere a Paul a Nuuk:
Anstalten Prison
c/o Paul Watson
Nuuk, Greenland
DK-3900
E’ una richiesta che arriva da Paul Watson in persona tramite i suoi avvocati: sono molte le lettere che arrivano, soprattutto dalla Francia, ma non solo: e molte sono lettere di bambini, con disegni.

In Francia, come dicevo, la mobilitazione è notevole, e viene dal mondo ambientalista/ecologista (Brigitte Bardot, Jane Goodall, Sylvia Earle) come dal mondo dell’arte. Attori e cantanti si sono espressi per la sua liberazione. Sono comparsi murali, i sindaci parigini hanno affisso manifesti a favore di Paul, e recentemente lo street artist Invader ha lasciato il suo segno. Così scrive Invader sul suo profilo Instagram:

“Ho appena installato due pezzi a sostegno di Paul Watson, il primo davanti all’ambasciata danese e il secondo davanti all’ambasciata giapponese. Paul ha passato la vita a difendere la fauna marina, sono indignato dal suo arresto in Danimarca e dalla richiesta di estradizione dal Giappone. Puoi sostenerlo firmando le petizioni che chiedono il suo rilascio su paulwatsonfoundation.org, @seashepherdfrance e @vakitamedia”.

Anche qui in Italia si fa sentire la voce a favore degli animali tramite l’arte di strada. Vorrei ricordare il murale dell’orsa Amarena con i suoi due cuccioli, che si può vedere a Cansano, piccolo centro in provincia dell’Aquila, realizzato all’esterno dell’abitazione della famiglia Colantonio dall’artista Nicola Di Totto. Amarena fu uccisa a colpi di fucile il 31 agosto 2023: a dicembre 2024 è prevista la prima udienza contro il suo carnefice.

Salendo dal sud al nord Italia, e parlando sempre di orsi e di artisti di strada, ricordiamo l’opera “Daniza” dedicata da ROA, graffitista belga, all’orsa uccisa “per sbaglio” con un anestetico che avrebbe dovuto solo sedarla. Un orso dall’aspetto molto umano, tranquillamente seduto, tiene in una zampa una siringa: il dardo che l’ha uccisa, la prima di molti in Trentino.

“Sulla base delle quotazioni attuali dell’artista (chiamato ad esporre al museo Moca di Los Angeles), l’opera murale donata al mercato Vittoria, a costo zero per l’amministrazione capitolina, è stimabile tra i 150 e i 200.000 euro”, ci fa sapere il sito Abitare Roma, 10 novembre 2014. Chissà quanto vale, adesso, una casa a Roma con vista sulla povera orsa Daniza uccisa in Trentino. Ci sarà mai giustizia per gli animali e chi li difende?

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