18 settembre 2020. La Fed Cup cambia nome. D’ora in poi sarà nota come “Billie Jean King Cup“. È la prima volta nella storia del tennis che una competizione a squadre di livello mondiale prende il nome da una donna. No, nulla a che vedere con la celebre canzone di Michael Jackson del 1983. Esiste […]
18 settembre 2020. La Fed Cup cambia nome. D’ora in poi sarà nota come “Billie Jean King Cup“. È la prima volta nella storia del tennis che una competizione a squadre di livello mondiale prende il nome da una donna. No, nulla a che vedere con la celebre canzone di Michael Jackson del 1983. Esiste comunque una canzone a lei dedicata scritta dal suo grande amico Elton John, intitolata Philadelphia Freedom, ma non è questo il punto. Billie Jean King è un’icona del tennis, nonché una delle più grandi sostenitrici con la racchetta della giustizia sociale e dell‘uguaglianza.
Tra successi sportivi e battaglie sociali: la storia di Billie Jean King
Considerata tra le migliori tenniste della storia, la californiana ha vinto in carriera 78 titoli WTA; di questi, 12 titoli singolari, 16 titoli di doppio e 11 titoli di doppio misto in tornei del Grande Slam. Sei successi a Wimbledon, quattro a New York, una vittoria in Australia e una al Roland Garros. È stata inoltre tra le fondatrici della Women’s Tennis Association. Seguendo la classifica stilata dal “London Daily Telegraph”, alla fine di ogni anno dal 1914 al 1972, King risultò essere prima giocatrice al mondo per tre volte: 1966, 1967 e 1968. Ma la popolarità della classe 1943 non si limita alle vittorie conquistate sul campo. Billie Jean King è un’attivista globale per l’uguaglianza e ha dedicato la sua vita a combattere la discriminazione in tutte le sue forme. Nel 1971 ebbe una relazione con una parrucchiera (che poi divenne la sua segretaria), Marilyn Barnett. Dieci anni dopo, quando la notizia emerse pubblicamente durante una causa patrimoniale intentata dalla Barnett, Billie Jean confermò la storia d’amore, diventando così la prima atleta statunitense a riconoscere apertamente di aver intrattenuto una relazione omosessuale. Sul campo, indimenticabile fu poi il match del 1973 noto come La battaglia dei sessi che la vide sconfiggere l’allora 55enne tennista Bobby Riggs, vincitore del singolare a Wimbledon e numero 1 al mondo tra il 1941 ed il 1947. Venne tratto anche un omonimo film del 2017 con Emma Stone e Steve Carrell che racconta, sulla scia della rivoluzione sessuale e dell’ascesa del movimento femminista, della leggendaria partita.
“Billie Jean King è passata dal giocare la prima Fed Cup con la vittoriosa squadra degli Stati Uniti nel 1963, a fondare la WTA e diventarne il primo presidente, all’essere la prima atleta donna a ricevere la medaglia presidenziale della libertà degli Stati Uniti. Non ha mai smesso di aprire nuovi orizzonti. Il nuovo nome è un giusto tributo a tutto ciò che ha realizzato e fornirà un‘eredità duratura che ispirerà le generazioni future di giocatori e appassionati”, disse il presidente dell’ITF David Haggerty quando annunciò che la Fed Cup sarebbe stata rinominata. Una vita di lotte: sul campo in erba o in terra battuta, dall’eguaglianza di genere alla giustizia sociale. Questa è Billie Jean King, donna libera.