Giustizia & Impunità

Il Csm approva la pratica a tutela del giudice di Bologna sotto attacco: è la prima volta dal “caso Mesiano” del 2009. Contrarie le destre

Per la prima volta da oltre 15 anni, cioè dai tempi dell’ultimo governo Berlusconi e dei celebri “calzini azzurri” del giudice Mesiano, il Consiglio superiore della magistratura adotta una posizione ufficiale a difesa di una toga attaccata dalla politica. L’aula di palazzo Bachelet ha infatti dato il via libera, con 26 voti favorevoli e cinque contrari, alla delibera a tutela di Marco Gattuso, il presidente del collegio di giudici di Bologna che a fine ottobre ha bloccato l’applicazione del decreto del governo sui Paesi sicuri, rinviandolo alla Corte di giustizia per dubbia compatibilità col diritto comunitario. Per questa decisione i magistrati bolognesi avevano ricevuto violente critiche da parte degli esponenti di maggioranza, inclusa la premier Giorgia Meloni e il suo vice Matteo Salvini: Gattuso, in particolare, era stato “profilato” da un articolo del quotidiano La Verità in cui si raccontava del figlio avuto insieme al suo compagno, nato in California da gestazione per altri. In risposta all’offensiva politico-mediatica, tutti i componenti togati del Csm e i laici in quota centrosinistra avevano chiesto l’apertura di una “pratica a tutela, cioè di una discussione finalizzata a varare un documento di solidarietà al giudice. Quel documento è stato varato a maggioranza giovedì 14 novembre dalla Prima Commissione (competente sulle richieste di tutela) e approvato dal plenum nella seduta di mercoledì 20, dopo una lunga discussione “politica”.

Per il documento a tutela di Gattuso hanno votato tutti i consiglieri togati, cioè quelli eletti dalla magistratura al proprio interno, compresa la corrente conservatrice di Magistartura indipendente, che spesso in altre occasioni si è sfilata da questo tipo di iniziative. Favorevoli pure i tre laici Ernesto Carbone (eletto dal Parlamento in quota Italia viva), Roberto Romboli (Pd) e Michele Papa (Movimento 5 stelle). Contrari invece i laici di centrodestra, escluso il vicepresidente Fabio Pinelli (avvocato scelto dalla Lega) che non ha partecipato alla votazione. Nella delibera, firmata dal relatore Tullio Morello (togato della corrente progressista di Area e presidente della Prima Commissione) si legge che “le dichiarazioni e le esposizioni mediatiche” di “fatti e atti della sfera intima e della vita privata e familiare” di Gattuso “appaiono lesive del prestigio e dell’indipendente esercizio della giurisdizione e tali da turbare il regolare svolgimento e la credibilità della funzione giudiziaria nel suo complesso”.

Secondo il Csm, quindi, “nel caso in esame, sono stati travalicati i limiti di cronaca e di critica dei provvedimenti giudiziari, così determinando un possibile indebito condizionamento dell’esercizio della funzione giudiziaria oltre che dei singoli magistrati, in violazione delle imprescindibili condizioni di autonomia, indipendenza ed imparzialità”. Nel corso del dibattito, la consigliera togata Mimma Miele di Magistratura democratica ha citato una sentenza, depositata appena il giorno prima, in cui la Corte costituzionale ribadisce la facoltà dei giudici nazionali di sollevare questioni pregiudiziali alla Corte di giustizia europea. Miele ha manifestato “allarmata preoccupazione per un clima di rapporti istituzionali che travalica quello della dialettica fisiologica tra poteri dello Stato, rivolgendo “un pressante appello a tutte le istituzioni perché sia ristabilito il rispetto dei singoli magistrati e dell’intera magistratura, condizione imprescindibile di un’ordinata vita democratica”. Per il laico renziano Ernesto Carbone, invece, “non si tratta di difendere il singolo magistrato ma si tratta di difendere la giurisdizione, ormai da troppo tempo oggetto di attacchi da una parte della politica che non rispetta così la separazione dei poteri, principio di democrazia”.

Per quanto possa sembrare scontata – essendo il Csm l’organo deputato a difendere autonomia e indipendenza dei magistrati – l’adozione di una pratica a tutela in tempi così brevi è storica: di solito, infatti, il loro percorso si arena dopo l’apertura, che viene considerata già di per sé un’adeguata attestazione di solidarietà. È quanto era successo ad esempio nel caso di Iolanda Apostolico, la giudice di Catania a sua volta subissata dalle polemiche politiche nell’autunno del 2023 per non aver convalidato alcuni trattenimenti di migranti: la pratica aperta per difenderla è tuttora pendente in Prima Commissione a causa dell’ostruzionismo del centrodestra. L’ultima approvazione di una pratica a tutela risaliva all’ottobre 2009, quando il Csm si schierò a difesa di Raimondo Mesiano, il giudice civile di Milano che condannò la Fininvest di Berlusconi a risarcire 750 milioni alla Cir di Carlo De Benedetti nella sentenza sul lodo Mondadori e per questo era stato seguito da una trasmissione Mediaset che evidenziava le presunte “stravaganze” della sua vita privata, tra cui il fatto di indossare calzini celesti.