A un mese dall’inaugurazione dell’anno santo, dal centro della Capitale arriva l’ennesima storia di sfratto. A subirlo sarà una donna di 65 anni, sola, con diverse patologie, già in graduatoria per le case popolari e finora senza alternative. Non che questo basti più a fare notizia in una città che nel 2023 ha avuto una media di 171 sgomberi al mese, per un totale di 2.058 su 5.081 sfratti. Ma stavolta, denuncia l’Unione inquilini, “l’immobile da liberare è del Vaticano e giovedì 21 novembre è previsto l’intervento dell’ufficiale giudiziario”. Nei giorni scorsi l’appello di Papa Francesco in vista del Giubileo: “Desidero che tutte le realtà diocesane proprietarie di immobili, offrano il loro contributo per arginare l’emergenza abitativa con segni di carità e di solidarietà per generare speranza nelle migliaia di persone che nella città di Roma versano in condizione di precarietà abitativa”, ha scritto il Pontefice in una lettera indirizzata a tutti i parroci, suore e frati che vivono in strutture vuote o semivuote o, addirittura, proprietari di immobili non utilizzati, affinché li mettano a disposizione di chi è in precarietà o sotto sfratto.
In questo caso non si tratta di morosità, principale causa degli sfratti in un Paese dove sono ormai un milione le famiglie in povertà assoluta che vivono in affitto. No, la donna in questione ha sempre pagato, ma la proprietà ha deciso di terminare il contratto siglato nel 1993 dal Capitolo di San Pietro in Vaticano. Lo aveva già fatto alla prima scadenza, negli anni novanta, quando la donna si oppose denunciando che le erano state date rassicurazioni sulla sua permanenza tanto che, scriveva allora alla Santa sede, aveva messo i suoi risparmi nella ristrutturazione dell’appartamento. Oggi, invece, la proprietà sembra intenzionata a rientrare in possesso dell’immobile e, dopo due accessi già effettuati, l’ufficiale giudiziario tornerà giovedì per completare il lavoro. “Dalla proprietà non è stata offerta alcuna alternativa alla signora, che soffre di diverse patologie e, a causa di un disturbo, non esce mai di casa, se non accompagnata”, spiega Giovanni Barbera del Partito della Rifondazione Comunista che ha denunciato la vicenda. “La signora non ha mezzi per far fronte allo sfrato e infatti è iscritta da anni alle graduatorie per le case popolari”, spiega la segretaria nazionale dell’Unione Inquilini, Silvia Paoluzzi.”Ma al momento non si è prospettato nessun passaggio di casa in casa, come vorrebbero invece i Trattati internazionali che l’Italia continua a non rispettare. A Roma purtroppo quest’anno sono state solo 87 le case assegnate alla graduatoria pubblica e la mancata messa a terra del Piano concertato dal Comune di Roma con le parti sociali, che avrebbe potuto crescere la disponibilità di alloggi, a distanza di due anni rimane solo sulla carta”.
Il piccolo immobile si trova, forse suo malgrado, in pieno centro storico di Roma, in via del Gonfalone. Lì si sono dati appuntamento, all’alba di giovedì, il PRC e così l’Unione inquilini per un picchetto di solidarietà al quale invitano la cittadinanza. La donna, riferiscono, è seguita dai servizi sociali del primo municipio e ha nuovamente scritto al Pontefice: “Non sappiamo se la lettera sia mai arrivata al Papa, ma lei non demorde e non ha intenzione di lasciare l’appartamento. Anzi, ha promesso un gesto plateale”. Unione Inquilini ha annunciato l’invio di una diffida al Sindaco, “garante della salute dei suoi cittadini in base alla legge 833/78, per chiedere il blocco di uno sfratto che, se si considera la proprietà vaticana, è ancora più inaccettabile”. Sullo sfondo, oltre all’appello dello stesso Bergoglio perché la Chiesa romana si dia da fare in favore di chi è sotto sfratto, l’imminente inaugurazione del Giubileo, che a Roma rischia invece di aggravare l’emergenza abitativa. “Il Giubileo sta pesando molto, perché i proprietari rincorrono la rendita degli affitti brevi e già ora è difficile trovare una casa in affitto, anche per persone in grado di presentare garanzie”, spiega Paoluzzi. Una situazione, dice, “alla quale nessuno mette un freno, mentre un piano casa non esiste e la città non ha alcuna protezione per i più deboli”. In occasione dell’anno santo il Comune ha deliberato il blocco degli sfratti, “ma rischia di rimanere sulla carta se non verrà concertato il fermo con la Prefettura”, commenta. E ribadisce: “Servono le case, non proclami”.
Cronaca
Il Vaticano sfratta una donna malata a un mese dal Giubileo. Nonostante l’appello del Papa: “Offriamo immobili a chi non ha casa”
A un mese dall’inaugurazione dell’anno santo, dal centro della Capitale arriva l’ennesima storia di sfratto. A subirlo sarà una donna di 65 anni, sola, con diverse patologie, già in graduatoria per le case popolari e finora senza alternative. Non che questo basti più a fare notizia in una città che nel 2023 ha avuto una media di 171 sgomberi al mese, per un totale di 2.058 su 5.081 sfratti. Ma stavolta, denuncia l’Unione inquilini, “l’immobile da liberare è del Vaticano e giovedì 21 novembre è previsto l’intervento dell’ufficiale giudiziario”. Nei giorni scorsi l’appello di Papa Francesco in vista del Giubileo: “Desidero che tutte le realtà diocesane proprietarie di immobili, offrano il loro contributo per arginare l’emergenza abitativa con segni di carità e di solidarietà per generare speranza nelle migliaia di persone che nella città di Roma versano in condizione di precarietà abitativa”, ha scritto il Pontefice in una lettera indirizzata a tutti i parroci, suore e frati che vivono in strutture vuote o semivuote o, addirittura, proprietari di immobili non utilizzati, affinché li mettano a disposizione di chi è in precarietà o sotto sfratto.
In questo caso non si tratta di morosità, principale causa degli sfratti in un Paese dove sono ormai un milione le famiglie in povertà assoluta che vivono in affitto. No, la donna in questione ha sempre pagato, ma la proprietà ha deciso di terminare il contratto siglato nel 1993 dal Capitolo di San Pietro in Vaticano. Lo aveva già fatto alla prima scadenza, negli anni novanta, quando la donna si oppose denunciando che le erano state date rassicurazioni sulla sua permanenza tanto che, scriveva allora alla Santa sede, aveva messo i suoi risparmi nella ristrutturazione dell’appartamento. Oggi, invece, la proprietà sembra intenzionata a rientrare in possesso dell’immobile e, dopo due accessi già effettuati, l’ufficiale giudiziario tornerà giovedì per completare il lavoro. “Dalla proprietà non è stata offerta alcuna alternativa alla signora, che soffre di diverse patologie e, a causa di un disturbo, non esce mai di casa, se non accompagnata”, spiega Giovanni Barbera del Partito della Rifondazione Comunista che ha denunciato la vicenda. “La signora non ha mezzi per far fronte allo sfrato e infatti è iscritta da anni alle graduatorie per le case popolari”, spiega la segretaria nazionale dell’Unione Inquilini, Silvia Paoluzzi.”Ma al momento non si è prospettato nessun passaggio di casa in casa, come vorrebbero invece i Trattati internazionali che l’Italia continua a non rispettare. A Roma purtroppo quest’anno sono state solo 87 le case assegnate alla graduatoria pubblica e la mancata messa a terra del Piano concertato dal Comune di Roma con le parti sociali, che avrebbe potuto crescere la disponibilità di alloggi, a distanza di due anni rimane solo sulla carta”.
Il piccolo immobile si trova, forse suo malgrado, in pieno centro storico di Roma, in via del Gonfalone. Lì si sono dati appuntamento, all’alba di giovedì, il PRC e così l’Unione inquilini per un picchetto di solidarietà al quale invitano la cittadinanza. La donna, riferiscono, è seguita dai servizi sociali del primo municipio e ha nuovamente scritto al Pontefice: “Non sappiamo se la lettera sia mai arrivata al Papa, ma lei non demorde e non ha intenzione di lasciare l’appartamento. Anzi, ha promesso un gesto plateale”. Unione Inquilini ha annunciato l’invio di una diffida al Sindaco, “garante della salute dei suoi cittadini in base alla legge 833/78, per chiedere il blocco di uno sfratto che, se si considera la proprietà vaticana, è ancora più inaccettabile”. Sullo sfondo, oltre all’appello dello stesso Bergoglio perché la Chiesa romana si dia da fare in favore di chi è sotto sfratto, l’imminente inaugurazione del Giubileo, che a Roma rischia invece di aggravare l’emergenza abitativa. “Il Giubileo sta pesando molto, perché i proprietari rincorrono la rendita degli affitti brevi e già ora è difficile trovare una casa in affitto, anche per persone in grado di presentare garanzie”, spiega Paoluzzi. Una situazione, dice, “alla quale nessuno mette un freno, mentre un piano casa non esiste e la città non ha alcuna protezione per i più deboli”. In occasione dell’anno santo il Comune ha deliberato il blocco degli sfratti, “ma rischia di rimanere sulla carta se non verrà concertato il fermo con la Prefettura”, commenta. E ribadisce: “Servono le case, non proclami”.
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Politica
Il fratello di Musk incontra Giuli a Chigi: “Abbiamo un progetto”. Pd: “Governo ormai è una dépendance”
Palermo, 24 gen. (Adnkronos) - Il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza di Palermo presieduto dal prefetto Massimo Mariani ha disposto oggi di assegnare una scorta all'inviato di Repubblica Salvo Palazzolo, oggetto di minacce per le sue inchieste sui boss scarcerati. Nei giorni scorsi al giornalista era stato comunicato dalla Squadra mobile di essere oggetto di "gravi ostilita'" emerse nel corso di alcune indagini.
Roma, 24 gen. (Adnkronos) - "Meloni si dice coerente su tutto, ma è la campionessa mondiale di incoerenza". Lo dice Matteo Renzi in diretta su Instagram.
Roma, 24 gen. (Adnkronos) - "L'atteggiamento di Giorgia Meloni in questi giorni è insopportabile. A dicembre 2024 Meloni va ad Atreju e dice che i centri migranti funzioneranno, perchè bisogna sconfiggere la mafia dei trafficanti di migranti. E cosa accade ora? Accade che la scorsa settimana uno di quei criminali, che la Corte Penale Internazionale definisce trafficante e torturatore, viene arrestato dai poliziotti e la Meloni lo libera, con un volo di Stato, a spese nostre". Così Matteo Renzi in una diretta su Instagram.
Roma, 24 gen. (Adnkronos) - "Se il governo abbassa le tasse, io sono contento. Ma quando hai un livello di ipocrisia come quello che abbiamo visto, mi arrabbio e lo dico. C'è un governo indecente con un sottosegretario alla Giustizia condannato, un ministro dei Trasporti che va benino sulle dirette di Tik Tok, ma non nella gestione dei trasporti". Lo dice Matteo Renzi in diretta su Instagram. "Se vogliono cacciare la Santanchè perchè rinviata a giudizio, allora devono mandare a casa anche Delmastro che è rinviato a giudizio. Meloni ha due pesi e due misure".
Roma, 24 gen. (Adnkronos) - Uniti si vince. Anzi, no. Divisi si vince. Dario Franceschini dal suo nuovo ufficio ex-officina, spariglia. "I partiti che formano la possibile alternativa alla destra sono diversi e lo resteranno. È inutile fingere che si possa fare un’operazione come fu quella dell’Ulivo. L’Ulivo non tornerà". E allora meglio andare "al voto ognuno per conto suo, valorizzando le proprie proposte e l’aspetto proporzionale della legge elettorale" e sul terzo dei seggi assegnati con l'uninomiale "è sufficiente stringere un accordo", la proposta di Franceschini. Che si rivolge pure a Forza Italia: "Ha il biglietto della lotteria in tasca, ma non lo sa", con il proporzionale "sarebbe arbitra dei governi per i prossimi vent’anni".
"Volpone...", commenta Matteo Renzi. Carlo Calenda condivide l'analisi sul marciare divisi, Angelo Bonelli la boccia mentre dal Movimento 5 Stelle si fa sapere che l'intervista all'ex-ministro del Conte II è stata letta "con attenzione", vista come "prospettiva compatibile con le richieste della nostra comunità", quindi un’opzione su cui "è possibile un confronto". Nel Pd ha infiammato le chat ma la reazione ai attesta tra lo stupore e il silenzio, al momento. A partire dalla segretaria. Plasticamente impegnata in quanto di più lontano da riflessioni di alchimia politica, posta sui social le foto dell'incontro oggi a Porto Marghera con i lavoratori del petrolchimico, settore in allarme. "Eni sta dismettendo la chimica di base in Italia con l’assenso del governo Meloni, che resta a guardare. Grazie a questi lavoratori per l’incontro, il Pd è al loro fianco", scrive Schlein su Instagram.
Tuttavia, si riferisce, che stamattina ci sarebbero state interlocuzioni con Franceschini sull'intervista. E l'ex-ministro avrebbe rassicurato sulle sue buone intenzioni. Quel "marciare divisi" non andrebbe letto come una sconfessione della "testardamente unitaria" Schlein. Il senso dell'operazione sarebbe quello di dare un fermo, uno stop al dibattito che si sta alimentando nelle ultime settimane - giudicato inutile e maliziosamente dannoso - sul federatore, sulla coalizione e anche su un ipotetico partito dei cattolici. Una forza moderata sarebbe utile ma, sottolinea Franceschini, "noi cattolici democratici, non possiamo che restare in una forza progressista come ci hanno insegnato Zaccagnini e Granelli". E quindi un assist alla segretaria, si assicura.
Detto questo, non a pochi nel Pd, la proposta del "marciare divisi" è apparsa quanto meno eccentrica di fronte a una coalizione di centrodestra guidata da una leader, almeno al momento, molto forte. "Lei parla con Trump e noi ci presentiamo al voto divisi, a darci addosso l'un l'altro?". E comunque ancor più prosaicamente c'è chi fa notare come "senza alleanze, con questa legge elettorale, hai automaticamente perso". E' la matematica e il voto del 2022 docet. Riflessioni che restano riservate. "Nessuno vuol ribattere a un dirigente storico del Pd".
Anche il passaggio su Forza Italia sembra un po' fuori sincrono. Certo, osserva Matteo Renzi, "se Forza Italia accettasse di avere il sistema proporzionale governerebbe per anni perché si entrerebbe in un sistema in cui si creerebbero le maggioranze in Parlamento". Ma che gli azzurri si sfilino dal centrodestra, non sembra alle viste. Franceschini "prova a sedurre con una danza del ventre evocando il proporzionale puro", dice Alessandro Sorte, ma "Forza Italia è" già "l'unico vero centro e oggi ha un ruolo fondamentale".
Per Bonelli la proposta dell'ex-ministro non convince: "Non sarà l'Ulivo, non sarà il programma di 300 pagine dell'Unione, ma un minimo comun denominatore con cui presentarsi alle elezioni e battere la destra serve. E' quello che abbiamo fatto alle regionali in Sardegna, Umbria, Emilia. E quello su cui lavoreremo per le prossime regionali che ci attendono. Perché lo stesso schema non deve valere per le politiche?". Nel Pd a parlare in chiaro, in Tv, è Debora Serracchiani secondo cui l'ipotesi di Franceschini è "da valutare" e "credo abbia detto una cosa saggia: rafforzare il Pd, pensare alle cose concrete. La segretaria su questo sta dando veramente una linea importante. Invece di costruire a tavolino delle alleanze, cerchiamo di metterci insieme sui temi che ci tengono uniti".
Roma, 24 gen. (Adnkronos) - Uniti si vince. Anzi, no. Divisi si vince. Dario Franceschini dal suo nuovo ufficio ex-officina, spariglia. "I partiti che formano la possibile alternativa alla destra sono diversi e lo resteranno. È inutile fingere che si possa fare un’operazione come fu quella dell’Ulivo. L’Ulivo non tornerà". E allora meglio andare "al voto ognuno per conto suo, valorizzando le proprie proposte e l’aspetto proporzionale della legge elettorale" e sul terzo dei seggi assegnati con l'uninomiale "è sufficiente stringere un accordo", la proposta di Franceschini. Che si rivolge pure a Forza Italia: "Ha il biglietto della lotteria in tasca, ma non lo sa", con il proporzionale "sarebbe arbitra dei governi per i prossimi vent’anni".
"Volpone...", commenta Matteo Renzi. Carlo Calenda condivide l'analisi sul marciare divisi, Angelo Bonelli la boccia mentre dal Movimento 5 Stelle si fa sapere che l'intervista all'ex-ministro del Conte II è stata letta "con attenzione". Nel Pd ha infiammato le chat ma la reazione ai attesta tra lo stupore e il silenzio, al momento. A partire dalla segretaria. Plasticamente impegnata in quanto di più lontano da riflessioni di alchimia politica, posta sui social le foto dell'incontro oggi a Porto Marghera con i lavoratori del petrolchimico, settore in allarme. "Eni sta dismettendo la chimica di base in Italia con l’assenso del governo Meloni, che resta a guardare. Grazie a questi lavoratori per l’incontro, il Pd è al loro fianco", scrive Schlein su Instagram.
Tuttavia, si riferisce, che stamattina ci sarebbero state interlocuzioni con Franceschini sull'intervista. E l'ex-ministro avrebbe rassicurato sulle sue buone intenzioni. Quel "marciare divisi" non andrebbe letto come una sconfessione della "testardamente unitaria" Schlein. Il senso dell'operazione sarebbe quello di dare un fermo, uno stop al dibattito che si sta alimentando nelle ultime settimane - giudicato inutile e maliziosamente dannoso - sul federatore, sulla coalizione e anche su un ipotetico partito dei cattolici. Una forza moderata sarebbe utile ma, sottolinea Franceschini, "noi cattolici democratici, non possiamo che restare in una forza progressista come ci hanno insegnato Zaccagnini e Granelli". E quindi un assist alla segretaria, si assicura.
Detto questo, non a pochi nel Pd, la proposta del "marciare divisi" è apparsa quanto meno eccentrica di fronte a una coalizione di centrodestra guidata da una leader, almeno al momento, molto forte. "Lei parla con Trump e noi ci presentiamo al voto divisi, a darci addosso l'un l'altro?". E comunque ancor più prosaicamente c'è chi fa notare come "senza alleanze, con questa legge elettorale, hai automaticamente perso". E' la matematica e il voto del 2022 docet. Riflessioni che restano riservate. "Nessuno vuol ribattere a un dirigente storico del Pd".
Anche il passaggio su Forza Italia sembra un po' fuori sincrono. Certo, osserva Matteo Renzi, "se Forza Italia accettasse di avere il sistema proporzionale governerebbe per anni perché si entrerebbe in un sistema in cui si creerebbero le maggioranze in Parlamento". Ma che gli azzurri si sfilino dal centrodestra, non sembra alle viste. Franceschini "prova a sedurre con una danza del ventre evocando il proporzionale puro", dice Alessandro Sorte, ma "Forza Italia è" già "l'unico vero centro e oggi ha un ruolo fondamentale".
Per Bonelli la proposta dell'ex-ministro non convince: "Non sarà l'Ulivo, non sarà il programma di 300 pagine dell'Unione, ma un minimo comun denominatore con cui presentarsi alle elezioni e battere la destra serve. E' quello che abbiamo fatto alle regionali in Sardegna, Umbria, Emilia. E quello su cui lavoreremo per le prossime regionali che ci attendono. Perché lo stesso schema non deve valere per le politiche?". Nel Pd a parlare in chiaro, in Tv, è Debora Serracchiani secondo cui l'ipotesi di Franceschini è "da valutare" e "credo abbia detto una cosa saggia: rafforzare il Pd, pensare alle cose concrete. La segretaria su questo sta dando veramente una linea importante. Invece di costruire a tavolino delle alleanze, cerchiamo di metterci insieme sui temi che ci tengono uniti".
(Adnkronos) - Per il pm De Tommasi le indagate avrebbero 'imbeccato' l'imputata - anche usando protocolli con "punteggi già inseriti" - affinché ottenesse una perizia psichiatrica in grado di accertarle un deficit, un'attività difensiva non lecita e che non è andata a buon fine. Le psicologhe sarebbero andate oltre il loro compito, somministrando test "incompatibili con le caratteristiche psichiche effettive della detenuta" e con colloqui "falsamente annotati nel diario clinico", mentre lo psichiatra Garbarini, consulente di parte, l'avrebbe "eterodiretta" nelle risposte da fornire, sostiene l'accusa.
Nell'avviso di conclusione indagini, infine, il pubblico ministero - che ha sentito la compagna di cella Tiziana Morandi, meglio conosciuta come 'la Mantide della Brianza' - sottolinea come l'avvocata Pontenani "invitava Pifferi a simulare in carcere comportamenti e atteggiamenti idonei a far apparire, contrariamente al vero, come una 'fuori di testa' e come una 'mongoloide', al fine di indurre in errore il perito e la Corte che avrebbero dovuto valutarla e giudicarla ed essere ritenuta quantomeno parzialmente incapace di intendere e di volere al momento del fatto".
La chiusura delle indagini arriva a cinque giorni dal processo d'appello, dopo che il primo grado - la perizia disposta dai giudici ha certificato la piena capacità di intendere e volere della 39enne - ha sentenziato l'ergastolo per l'accusa di omicidio della piccola Diana di soli 2 anni.