Un primo sgombero a giugno e tante promesse, non mantenute. Il risultato? Un altro sgombero. Le operazioni sono ancora in corso a Trieste, dove centinaia di migranti e richiedenti asilo sono stati fatti uscire dalle strutture del Porto Vecchio in cui da mesi trovano riparo, nonostante le istituzioni cittadine, regionali e il Viminale si fossero […]
Un primo sgombero a giugno e tante promesse, non mantenute. Il risultato? Un altro sgombero. Le operazioni sono ancora in corso a Trieste, dove centinaia di migranti e richiedenti asilo sono stati fatti uscire dalle strutture del Porto Vecchio in cui da mesi trovano riparo, nonostante le istituzioni cittadine, regionali e il Viminale si fossero impegnati a trovare i posti necessari e ad organizzare trasferimenti più costanti verso i centri di accoglienza delle altre regioni. Così non è stato e dopo lo sgombero a giugno del famigerato Silos (foto), l’ex magazzino portuale asburgico che per anni ha visto accampati i migranti della rotta balcanica tra fango e sporcizia, le persone non hanno fatto altro che spostarsi di pochi metri, in altri ex magazzini altrettanto fatiscenti. Volontari e terzo settore denunciano: “Effetto delle promesse mai mantenute, ma l’operazione non risolverà nulla, ancora una volta”.
Intorno alle 7 sono arrivati i primi mezzi della Protezione Civile, della Guardia di Finanza, Polizia di Stato, Carabinieri, Esercito, Polizia locale e Vigili del Fuoco. Le operazioni sono partite dalla tettoia dell’uscita dell’antico scalo portuale, dove un centinaio di migranti dormono in sacchi a pelo, sotto tende da campeggio e su giacigli di fortuna. Le autorità hanno fatto sistemare in fila i migranti per controllarne i documenti e la posizione. Successivamente le persone saranno sottoposte a un controllo sanitario e poi trasferite altrove, in centri di accoglienza nazionali. La Prefettura di Trieste ha diffuso una nota illustrando l’operazione in corso che ha l’obiettivo di verificare “la presenza di richiedenti asilo, privi di immediate forme di accoglienza”. Precisando che sul posto sta operando personale prefettizio per assicurare l’accoglienza dei richiedenti e quello dell’Ufficio immigrazione della Questura per l’esame delle posizioni di soggiorno.
Il tutto dovrebbe concludersi nel pomeriggio. Ma ancora una volta senza prospettive. A giungo, quando il sindaco ordinò lo sgombero del Silos in vista dell’arrivo in città del Presidente Mattarella e di Papa Francesco, la soluzione proposta era ancora tutta da realizzare. Intanto erano stati prospettati trasferimenti assidui e più costanti verso regioni con maggiori capacità di accoglienza. Già ad agosto, però, il numero di persone che dormivano all’aperto tornava ad aumentare e i trasferimenti a diradarsi. E siccome nel frattempo i posti promessi non sono stati realizzati, la situazione è andata peggiorando nonostante i solleciti di volontari, terzo settore e diocesi. “Questo trasferimento permetterà finalmente a queste persone, fino ad ora abbandonate, di accedere all’accoglienza che spetta loro in base alle normative vigenti, finora disattese”, prendono atto in un comunicato il Consorzio italiano di solidarietà Ufficio rifugiati, Diaconia Valdese e le associazioni Linea d’Ombra e No Name Kitchen, protagonisti di una solidarietà costante che ha sempre fatto i conti con quella che definisco “gestione straordinariamente carente” da parte delle istituzioni locali e nazionali. “Se i richiedenti asilo avessero avuto accesso, come previsto dalla legge, a un sistema di prima accoglienza adeguato al loro arrivo, con una successiva e rapida redistribuzione sul territorio nazionale, l’indecoroso abbandono nell’area del Porto Vecchio non si sarebbe verificato“, spiega il comunicato.
Quanto agli impegni istituzionali di inizio estate, la denuncia è puntuale: “Mancato incremento dei trasferimenti, attualmente limitati a una cadenza bisettimanale, e mancato ampliamento della struttura di prima accoglienza all’ostello di Campo Sacro. Qui, infatti, non sono ancora iniziati i lavori per l’adeguamento del sistema fognario, né sono stati posizionati i moduli abitativi annunciati, che avrebbero raddoppiato la capacità della struttura, portandola ai 150 posti previsti”, scrivono, evidenziando inoltre l’esposizione delle persone abbandonate in strada allo sfruttamento da parte di piccoli gruppi criminali. “Gravissima, infine, la decisione di celare l’intera operazione alle associazioni che quotidianamente si occupano dei migranti abbandonati dalle istituzioni. L’operato di queste realtà sul campo è ciò che concretamente impedisce il peggioramento della situazione, anche sotto il profilo della sicurezza”, lamenta il comunicato, assicurando che lo sgombero “non risolve nulla“. Un sollievo temporaneo, insomma, col rischio che tutto torni come prima nel giro di poche settimane, come già accaduto nei mesi scorsi. “Ribadiamo la necessita di attivare quanto prima, anche in vista dell’inverno, una struttura di bassa soglia che dia un’adeguata accoglienza alle persone in transito”, concludono.