Giuseppe Cipriano ha organizzato insieme al brigadiere dei carabinieri Lazzaro Cioffi l’omicidio del sindaco pescatore Angelo Vassallo perché un collaboratore dell’imprenditore dei cinema, tale G. S., “aveva fatto un furto nella proprietà di Vassallo e lui (Vassallo, ndr) lo aveva scoperto”. Un altro motivo fu “il mancato conferimento dei lavori al cugino” di Cipriano (si tratta dei lavori di pavimentazione del porto di Acciaroli che nelle intenzioni del gruppo dovevano andare a Raffaele Maurelli, deceduto, in vita uno degli indagati del delitto, ndr), e che “dovevano andare via dal paese”. Ed inoltre, Vassallo “era entrato troppo nei nostri fatti”.

Ecco il nuovo movente dell’omicidio del sindaco di Pollica, avvenuto il 5 settembre 2010 con nove colpi di pistola, nelle ultimissime dichiarazioni del collaboratore di giustizia Romolo Ridosso, uno dei quattro arrestati dalla Dda di Salerno per il delitto. Parole riassunte in un verbale dell’11 novembre che ilfattoquotidiano.it può rivelarvi in anteprima. Ridosso è stato sentito in carcere a Modena dal Gip quattro giorni dopo il suo arresto e quello degli altri tre accusati: Cipriano, il colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo e l’ex brigadiere, e suo stretto collaboratore alla Caserma di Castello di Cisterna, Lazzaro Cioffi. Il verbale sintetico, scritto a penna e in alcuni passaggi dalla calligrafia poco chiara, nel quale non compare mai il nome di Cagnazzo, è stato depositato agli atti del Riesame che si terrà il 25 novembre, ed è a disposizione delle parti.

Con questo verbale ritornano in auge moventi diversi a quello del traffico di droga intorno al porto di Acciaroli, gestito da Cipriano e Maurelli in combutta con divise infedeli, che Vassallo scoprì il 20 agosto 2010 e non fece in tempo a denunciare al pm di Vallo di Lucania. Va detto sin da subito che Ridosso tirò fuori la storia del furto già in un verbale investigativo del 27 maggio 2021. Quella volta fece mettere su carta che “nel viaggio di ritorno da Acciaroli a Scafati Cipriano mi disse espressamente di essere stato cacciato da Acciaroli da Vassallo perché il suo collaboratore G. S. aveva rubato nel ristorante della famiglia Vassallo che si trovava vicino al cinema gestito dallo stesso Cipriano”. I carabinieri del Ros nella loro maxi informativa finale liquidano come “surreale, inverosimile e inventata” questa circostanza. Il ristorante era gestito dal figlio del sindaco che ha fornito “tutta la collaborazione possibile per ottenere giustizia relativamente all’omicidio del proprio padre” e “non avrebbe avuto alcuna remora a denunciare il furto”.

Eppure Ridosso a distanza di tre anni ripete tre volte che fu “il furto” la ragione dell’uccisione di Vassallo. “La cosa primaria che (Cipriano, ndr) mi ha riferito era il furto”, specifica Ridosso, implicato nell’omicidio per aver partecipato con Cipriano al sopralluogo preparatorio ad Acciaroli due giorni prima, di cui abbiamo accennato poco fa, per verificare l’assenza di telecamere sul luogo scelto per l’agguato. Il collaborante conferma anche stavolta. “Ero con Cipriano e mio figlio” (Salvatore Ridosso, indagato e con richiesta di archiviazione insieme al carabiniere Luigi Molaro, ndr).

Conosceva già le finalità di quella trasferta? “Non ho chiesto, poi ho capito il motivo. Ma credevo avvenisse dopo mesi (l’omicidio, ndr) e non così veloce (due giorni dopo, ndr)…. Ho saputo dell’omicidio dalla tv”. Sulla droga Ridosso è vago “Io conoscevo il traffico che c’era lì, me lo aveva già detto Cipriano… del traffico lo sapevo ma da altre persone… ricordo vagamente che il sindaco non voleva continuassero a stare lì (Cipriano e il suo gruppo, ndr), ma (Cipriano, ndr) non mi ha specificato per la droga”. E le ragioni dell’omicidio? “Mi ha spiegato qualche sera prima di Natale… io ero con la mia ex compagna A. M. e lui solo con me mi ha spiegato che il suo collaboratore G. S. aveva fatto un furto nella proprietà di Vassallo e lui lo aveva saputo…. mi spiegò il motivo dell’omicidio, il furto, il mancato conferimento dei lavori al cugino…”.

Ridosso racconta anche delle minacce che avrebbe ricevuto da Cipriano e Cioffi dopo l’omicidio. “Mi dissero che non dovevo dire nulla che ero stato lì ad Acciaroli, che si sarebbero visti tutto loro… gli chiesi di non mettermi in mezzo, che non c’entravo nulla… mi hanno minacciato, Cipriano e Cioffi, che ammazzavano tutti i miei familiari… temo ancora per la loro vita”. Ridosso dice anche “ho ancora paura per l’incolumità dei miei familiari“. Il collaborante aggiunge: “ (Cipriano, ndr) Mi aveva chiesto già un killer, se questi di Acerra erano disponibili… mi aveva chiesto di un killer tempo prima”, esce fuori il nome di una persona che era già morta. E precisa la famosa frase uscita sui giornali il giorno degli arresti, “si sono fatti il sindaco pescatore”, che la compagna di Ridosso avrebbe ascoltato. “Ho detto ‘si sono fatti’ non riferito a me, non mi sarei mai accusato di un omicidio”. C’è anche una domanda sulla “azione” di cui si era vantato in carcere e di cui abbiamo scritto nei giorni scorsi, secondo i pm una mezza confessione. “Non ricordo questa frase”, la risposta.

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