Non tanto per il numero di tifosi (che in casa supera i 12mila per i big match), quanto per la passione incondizionata. In Svezia, a Stoccolma o in giro per l’Europa la squadra di calcio femminile dell’Hammarby può contare su un supporto che raramente si vede a quei livelli. Un esempio positivo di come venga annullato il confine tra club maschile e femminile: la filosofia è chiara, società polisportiva che persegue un obiettivo comune. Erano più di 300 in trasferta a Barcellona, contro il Manchester oltre 400 (giovedì 21 la gara di ritorno). “All’inizio era soprattutto l’aspetto sociale il motivo principale per cui si andava alle partite, proprio come per altre sezioni del club come l’handball o l’hockey”, racconta un supporter dell’Hammarby alla BBC. Un sostegno che anche le stesse calciatrici riconosco e apprezzano: “Ci aiuta davvero nelle partite, soprattutto sapendo che molti tifosi viaggiano per sostenerci“.

La svolta
“Papà, perché nessuno canta? Perché non c’è la batteria? È noioso”. Sono bastate queste semplici parole per cambiare la storia recente del club. Fondato all’interno di un bar, il Bajenkompaniet è il gruppo di sostenitori più conosciuto e riconoscibile del panorama femminile europeo: “Ad ogni partita si uniscono sempre più persone”. E così quel pub, dove tutto è nato, è diventato il quartier generale in cui si organizzano pullman per le trasferte e nuove coreografie. “Non riesco a trovare le parole per descrivere quanto sia stato importante per lo sviluppo della cultura dei tifosi dell’Hammarby e per l’aumento del numero di persone che vengono alle partite femminili. I tifosi sono apprezzati in tutto il mondo”. Dalle centinaia di persone ai 18500 che hanno riempito la Tele2 Arena (stadio della squadra maschile) per la partita contro i rivali dell’AIK e per la finale di Coppa di Svezia nel 2023. Per le sfide casalinghe di Women Champions League, invece, sono già stati venduti oltre 14mila biglietti.

Nessuna distinzione
Cooperazione e sviluppo. Una collaborazione tra club maschile e femminile che viene testimoniata anche sui social, a partire dalla creazione di un unico account per entrambe le squadre: l’appellativo “women” è stato abolito. Esiste solo l’Hammarby. Un messaggio chiaro di inclusione e identitario. E così, andare allo stadio porta agli stessi risultati, anche e soprattutto nelle casse del club svedese. Che sia il maschile o la femminile, è sempre una festa. Con una sciarpata verde pronta a sostenere la squadra, anche lontano da Stoccolma.

E in Italia?
Per il campionato femminile italiano, la Svezia può solo insegnare. Mancanza di strutture e di un vero e proprio seguito alle spalle. “Dominio bianconero” e “Roma Women fan club” sono forse gli unici gruppi organizzati che possono pensare di avvicinarsi al modello Hammarby. Solo per i numeri. Un esempio è proprio la sfida tra Juventus e Roma dello scorso 13 ottobre all’Allianz Stadium: quasi 30mila persone per una cornice di pubblico unica “attirata” da un ingresso gratuito che ha lasciato più dubbi che certezze. Comunque, un punto di partenza. Ma la Svezia gioca un altro campionato.

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