“Non so se la pace sia più vicina perché da gennaio ci sarà Trump alla Casa Bianca. Io me lo auguro, perché a questo punto non ci sono più vie di mezzo: l’alternativa è la terza guerra mondiale nucleare“. Sono le parole pronunciate a Otto e mezzo (La7) dal direttore del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, che critica ferocemente la decisione di Joe Biden di autorizzare l’Ucraina a lanciare contro la Russia gli Actams, i missili a lungo raggio forniti da Washington.
“Ieri e l’altro ieri è successa una cosa gravissima – spiega Travaglio – Un presidente, ritenuto inabile anche soltanto a ricandidarsi perché non ci sta più con la testa, è stato indotto da chi lo burattina coi fili a decidere, da presidente scaduto, di portare a un livello ancora superiore l’escalation. Una mossa gravissima che prima né gli Stati Uniti, né la Gran Bretagna, né gran parte dei paesi europei tra cui l’Italia avevano accettato di fare. Allora noi dobbiamo domandarci – continua – È mai successo che un presidente scaduto, che non è in grado di fare il presidente altrimenti sarebbe stato ricandidato, decida al posto del presidente eletto, che si insedia fra un mese, una mossa di questa gravità? Perché?”.
Il direttore del Fatto sottolinea: “Io nello scrivere il mio ultimo libro, “Ucraina, Russa e Nato in poche parole”, mi sono reso conto che in America c’è un partito della guerra trasversale che non si vede e che ha usato presidenti democratici e presidenti repubblicani per fare guerre. Gli è andata male stavolta, perché Trump, per ragioni di affari e non certo perché sia un pacifista o un francescano, ha deciso che le guerre devono diminuire”.
“E quindi, secondo te, la pace è più vicina con Trump?”, chiede la conduttrice Lilli Gruber.
“Non lo so – ribadisce Travaglio – perché prima che si insedi Trump, ci dobbiamo aspettare da questo potentissimo partito della guerra colpi di coda ancora più forti rispetto a questo, che già non è male. Tenete conto che oggi la Ue si sta accordando per gli eurobond. E non per le politiche sociali, ma per comprare più del 2% del Pil in armi“.