Televisione

“Combattono, ascoltano, non sono egoisti. I giovani sono meravigliosi. Dostoevskij? È estremo, ma ho cercato di renderlo vero”: Filippo Timi a FqMagazine

L'attore presenta la serie tv ideata, scritta e diretta dai Fratelli D’Innocenzo

Andare a fondo dell’anima dell’uomo per scoprirne i lati oscuri, ma anche la voglia di affermazione e di uscire dall’omologazione della società di oggi. È questo il messaggio alla base della nuova serie Sky Original “Dostoevskij”, ideata, scritta e diretta dai Fratelli D’Innocenzo.

Sei episodi disponibili su Sky e in streaming su Now dal 27 novembre. Filippo Timi presta il volto al brillante e tormentato detective Enzo Vitello dal passato doloroso. Vitello è ossessionato da “Dostoevskij”, un killer seriale che uccide con una modalità costante: accanto al corpo l’omicida lascia trascritta su una lettera la propria visione del mondo, descrivendo gli ultimi attimi di vita della vittima. Il detective ha anche un rapporto conflittuale con la figlia Ambra (Carlotta Gamba).

TIMI: “ALLA RICERCA DELLA SORPRESA” – “Il lavoro che ho fatto per rendere il personaggio credibile è quello di non giudicarlo. Ho cercato di dare verità al personaggio non evadendo dal momento, che è proprio del far cinema, è proprio del far teatro, cioè è proprio dell’essere attore, no? Quello di cercare di riportare la vita come se le cose succedessero, ovvero ti sorprendessero in quel momento. Grazie a una scrittura eccellente è stato immediato, nel senso che la scrittura era realmente evocativa. Per altri set è più difficile rendere la verità del personaggio. Cito sempre Elio Germano, che ha una dota stupenda, straordinaria, ha un istinto tempo cinematografico, ovvero che ‘non è vero per la realtà, ma è vero per la macchina da presa’. In questo caso non ho fatto lavoro sull’essere credibile in quelle situazioni che sono incredibili, perché sono estreme, allora ho cercato di creare un ascolto del personaggio su quello che accadeva, sul non darlo per scontato. Cosa mi colpisce dell’umanità di oggi? I giovani… È meraviglioso, perché ho capito che hanno un’emancipazione straordinaria, forse anche grazie alla generazione dopo i nostri genitori. Trovo che hanno più predisposizione al dialogo, sono un po’ meno egoisti, sentano il bisogno davvero di non combattere solo per loro stessi, ma proprio combattere per qualcosa che comprenda loro stessi. Secondo me è un ‘emancipazione di coscienza su ciò sta accadendo. La cosa che mi colpisce in negativo dell’umanità di oggi è la superficialità, però non credo che sia diventato il mondo più superficiale, sono diventato io più profondo. È come quando mia mamma mi chiama e si lamenta perché Forum è peggiorato. No mamma, Forum è brutto uguale da sempre. Se lo vedi peggiorato, vuol dire che sei migliorata tu”.

CARLOTTA GAMBA: “IL MONDO DI OGGI È FREDDO” – Ambra è una figlia problematica, sì, ma penso lei debba per forza attraversare il suo lato oscuro. Non credo che lei proprio sia pronta né abbia voglia di vivere, diciamo, questo viaggio. La cosa bella, secondo me, di questo personaggio è proprio il fatto che affronta tutto quello che gli accade e alla fine riesce a salvarsi. Cosa mi colpisce dei recenti casi di cronaca che coinvolgono gli adolescenti? Sono molto impaurita rispetto a ciò che sta accadendo in Italia e anche all’estero nei confronti dei bambini e delle famiglie. Mi colpiscono la freddezza e la facilità con cui avvengono queste assurde guerre e anche gli omicidi e i femminicidi. Dostoevskij ci fa guardare il lato scuro scuro, però sono sicura che in questa storia ci sia anche molto amore e molta luce, quindi spero che sia uno spiraglio di speranza.

FRATELLI D’INNOCENZO: “FUORI DALLA SOLITUDINE, L’OMOLOGAZIONE” – Questo serie racconta la vita, la necessità degli incontri, la necessità del cambiamento. Si parla di un’estensione della società in cui c’è la paura dell’oggi. Sicuramente abbiamo saccheggiato dai nostri fantasmi primordiali e dei ricordi di quando avevamo 4 anni. Nonostante tutto offriamo un ritratto delicato della società perché comunque credo veramente che questo sia il nostro lavoro ossia quello di definire lo sguardo che abbiamo sulle cose, di volare sopra le storie, di sorvolarle in maniera lieve, in maniera dolce e poi c’è la freddezza, c’è tantissimo sangue, ma non la ferocia. Si parla di persone assolutamente assoggettate a quel sentimento fondamentale che è la solitudine e a tutti i tentativi che facciamo per sottrarci ad essa con incantesimi, scuse, bugie… Al di fuori della solitudine c’è l’omologazione ed è per questo che il serial killer della serie affermi la sua indipendenza di pensiero.