Maurizio Cananzi, il chirurgo che avrebbe dovuto operare Maria Teresa Avallone, è stato condannato a un anno e 4 mesi di reclusione per la morte della donna di 39 anni, avvenuta durante un intervento estetico. La paziente, originaria di Seregno in provincia di Monza e Brianza, doveva operarsi per un rialzo dei glutei con inserimento […]
Maurizio Cananzi, il chirurgo che avrebbe dovuto operare Maria Teresa Avallone, è stato condannato a un anno e 4 mesi di reclusione per la morte della donna di 39 anni, avvenuta durante un intervento estetico. La paziente, originaria di Seregno in provincia di Monza e Brianza, doveva operarsi per un rialzo dei glutei con inserimento di fili sottocutanei. Tuttavia, dopo la somministrazione dell’anestesia, ha accusato un grave malore a causa di una reazione avversa. La donna ha avuto una crisi epilettica che ha portato a un arresto cardiaco. Nonostante gli interventi del chirurgo, il cuore della paziente si è fermato per mezz’ora, e la donna è deceduta tre giorni dopo, all’ospedale San Gerardo di Monza.
Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, il chirurgo, che aveva inizialmente dichiarato “una paziente mi deve essere andata in arresto cardiaco”, ha chiamato il 118 per chiedere soccorsi. Tuttavia, la condanna è arrivata per l’errore nella gestione delle manovre di rianimazione. Il tribunale ha ritenuto che l’operazione non fosse stata eseguita correttamente, in particolare per il fatto che Cananzi avesse proceduto da solo con il primo soccorso, interrompendo il massaggio cardiaco per chiamare i soccorsi.
Gli esperti nominati dal tribunale hanno criticato anche il “mancato uso del defibrillatore“, il “ritardo nella chiamata dei soccorsi“, il “massaggio cardiaco non adeguato” e l’uso scorretto del dispositivo “ambu”. L’assenza di un secondo operatore durante le manovre è stata ritenuta una delle cause principali del fallimento della rianimazione. I periti difensori del chirurgo, invece, avevano sostenuto che le manovre di primo soccorso fossero state correttamente eseguite, imputando le negligenze al personale paramedico.