È arrivata la richiesta ufficiale del governo statunitense ad Alphabet (Google) per la vendita del suo browser Chrome. In un atto depositato in tribunale, il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha sollecitato una revisione delle attività di Google che includa il divieto di accordi che rendano Chrome il motore di ricerca predefinito sugli smartphone e per impedirgli di sfruttare il suo sistema operativo mobile Android. I titoli di Alphabet perdono il 4%.

La vendita del browser, secondo alcune stime, potrebbe fruttare al gruppo fino a 20 miliardi di dollari. Tuttavia la società perderebbe il principale strumento per generare ricavi pubblicitari on line, di cui Alphabet, insieme a Meta (Facebook, Instagram, Whatsapp), detiene una larghissima fetta di mercato.

La società ha duramente criticato la decisione del Dipartimento di Giustizia. “Continua a portare avanti un’agenda radicale che van ben oltre le questioni legali di questo caso. Il fatto che il governo provi a esercitare la sua influenza in questo modo danneggerebbe i consumatori, gli sviluppatori e la leadership tecnologica americana proprio nel momento in cui ne ha più bisogno”, ha ripetuto Lee-Ann Mulholland, vice presidente Google.

Ad ottobre il dipartimento di Giustizia americano aveva dichiarato che avrebbe chiesto a Google di apportare profondi cambiamenti al suo modus operandi, dopo che una storica sentenza ad agosto aveva stabilito che il colosso della tecnologia gestiva un monopolio illegale. Chiedere la vendita di Chrome a Google segnerebbe un profondo cambiamento da parte dei regolatori Usa, che hanno in gran parte lasciato in pace i giganti della tecnologia da quando non sono riusciti a smembrare Microsoft due decenni fa.

Tuttavia, sul dossier Chrome, incombe l’imminente cambio di presidenza. Trump si presenta con un approccio molto più morbido e permissivo su queste pratica e sulla regolamentazione antitrust in generale.

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