Mondo

“L’Ucraina nella Nato era un errore”: Angela Merkel difende la scelta del 2008 nelle sue memorie: “Per Putin è stata una dichiarazione di guerra”.

Dopo il famoso“mezzogiorno di fuoco” al vertice di Bucarest del 2008 in cui si oppose fermamente all’ingresso dell’Ucraina nella Nato, caldeggiato fortemente dal presidente degli Stati Uniti dell’epoca George W. Bush e dalla sua segretaria di Stato Condoleeza Rice, l’ex cancelliera tedesca Angela Merkel torna sul conflitto russo-ucraino nel suo ultimo libro di memorie, in […]

Hai già letto 5 articoli
questo mese.

PER CONTINUARE A LEGGERE

1 € PER IL PRIMO MESE

Dopo il famoso“mezzogiorno di fuoco” al vertice di Bucarest del 2008 in cui si oppose fermamente all’ingresso dell’Ucraina nella Nato, caldeggiato fortemente dal presidente degli Stati Uniti dell’epoca George W. Bush e dalla sua segretaria di Stato Condoleeza Rice, l’ex cancelliera tedesca Angela Merkel torna sul conflitto russo-ucraino nel suo ultimo libro di memorie, in uscita martedì in contemporanea in 26 Paesi tra cui l’Italia. Le “memorie” di Merkel fanno già discutere l’opinione pubblica in Germania, dove i giornali hanno cominciato ad anticipare i contenuti del volume, intitolato Libertà.

“Io ritenni che fosse illusorio immaginare che lo status di candidato per l’ingresso nella Nato potesse costituire una protezione dall’aggressione di Putin e che questo status avrebbe agito a tal punto da deterrente da lasciare che Putin lo accettasse rimanendo inerte”, scrive l’ex cancelliera tedesca. “Ho capito il desiderio dei paesi dell’Europa centrale e orientale di diventare membri quanto prima possibile per diventare Nato”, continua, ma “accettare un nuovo membro non dovrebbe portare solo maggiore sicurezza a lui, ma anche alla Nato“. Merkel racconta di aver visto rischi legati alla situazione della Crimea: “Una simile combinazione con le strutture militari russe non si era mai verificata prima tra i paesi candidati all’adesione alla Nato. Inoltre, a quel tempo solo una minoranza della popolazione ucraina sosteneva l’adesione del paese alla Nato”. Anche il presidente francese Nicolas Sarkozy era sulle stesse posizioni e i due erano accusati dai falchi dell’est europa e dagli americani di avere troppa paura di Putin.

Il giudizio di Merkel su come sono andati i fatti è più elaborato. Rifiutare di espandere subito l’Alleanza atlantica a Georgia e Ucraina promettendo però di valutare la possibilità di un ingresso dei due stati in un prossimo futuro è stata una mediazione nefasta, che ha aggravato la posizione occidentale agli occhi di Mosca. “Il fatto che la Georgia e l’Ucraina non abbiano ricevuto lo status di candidati per l’ingresso nella Nato fu un “no alle loro speranze. Il fatto che la Nato abbia offerto loro la prospettiva di un impegno generale per l’adesione è stato, per Putin, un sì all’adesione alla Nato per entrambi i Paesi, una dichiarazione di guerra“, scrive Merkel.

Il ricordo dei primi anni con Trump –Un’altra parte delle memorie di Merkel anticipate dalla stampa tedesca è dedicata al rapporto con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che Merkel ha conosciuto durante il primo mandato, essendo lei stata cancelliera di Berlino per 16 anni. Racconta Merkel che chiese a Papa Francesco un consiglio su come comportarsi con Donald Trump: “Senza fare nomi, gli chiesi come avrebbe affrontato opinioni fondamentalmente diverse in un gruppo di personalità importanti. Mi capì immediatamente e mi rispose in modo diretto: ‘Piegare, piegare, piegare, ma assicurarsi che non si rompa. Mi piaceva quell’immagine”.

L’ex cancelliera racconta anche che durante il suo primo incontro con l’allora neoeletto presidente degli Stati Uniti nel 2017, questi le chiese del suo rapporto con Putin nello Studio Ovale della Casa Bianca: “Era chiaramente molto affascinato dal presidente russo. Negli anni successivi, ho avuto l’impressione che i politici con tratti autocratici e dittatoriali lo affascinassero”, scrive Merkel aggiungendo di aver notato in Trump un uomo che tendeva ad agire “in modalità emotiva“. Il presidente “mi pose una serie di domande, soprattutto sulle mie origini tedesco-orientali e il mio rapporto con Vladimir Putin, che sembrava affascinarlo”, si legge in Libertà. “Negli anni seguenti, ebbi l’impressione che i leader con tendenze autocratiche e dittatoriali esercitassero una certa fascinazione su di lui”.

Durante il colloquio, Trump avrebbe presentato quelle che Merkel definisce “solite critiche alla Germania, accusata di essere andata in bancarotta accogliendo i rifugiati nel 2015 e nel 2016, di essere avara sulle spese militari e di adottare pratiche commerciali sleali. In particolare, disse di considerare la forte presenza di auto tedesche a New York “una spina nel fianco”. Merkel racconta di aver “citato i fatti ” per difendere la politica del suo governo, ma si scontrò con un presidente americano “in modalità emotiva”, che ascoltava le sue argomentazioni solo per “trasformarle in nuove critiche”. “Risolvere i problemi non sembrava essere il suo obiettivo”, osserva. Lasciando Washington, la Cancelliera concluse che “la cooperazione in un mondo interconnesso non sarebbe stata possibile con Trump”, convinto com’era che il suo successo dipendesse “dal fallimento degli altri”. Nel giugno 2017, Trump comunicò a Merkel per telefono che gli Stati Uniti si sarebbero ritirati dall’accordo di Parigi sul clima, ricorda la cancelliera. “Questa decisione, che andava contro i miei sforzi per rendere il clima un tema centrale del G20, fu un duro colpo”.