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Meloni in visita da Milei a Buenos Aires. Si rinsalda l’asse sovranista: “Difendiamo l’Occidente, avvolto da un manto d’oscurità”

Davanti all’entrata del Teatro Coliseo a Buenos Aires, in fila per assistere all’intervento del presidente Giorgia Meloni e allo spettacolo di danza organizzato in occasione dell’incontro bilaterale che la premier ha avuto con il presidente Javier Milei, ci sono membri della comunità italo-argentina, piccoli imprenditori, simpatizzanti, curiosi. “Meloni e Milei stanno portando avanti cambiamenti netti. Sono coraggiosi, non hanno paura di essere radicali quando fanno una scelta”, commenta Teresa, pensionata e tana, l’espressione usata per indicare in modo colloquiale i discendenti degli italiani. “Questo incontro è l’occasione per rafforzare i legami commerciali tra i due Paesi”, commenta Roberto, imprenditore che vive tra l’Italia e l’Argentina. “Entrambi difendono la vita. Io non sono contro la libertà di scelta, ma credo che l’aborto non debba essere garantito dallo Stato”, aggiunge Alice, argentina sposata con un italiano. “Milei ha proposto di creare un’alleanza tra le destre insieme agli Stati Uniti, l’Italia e Israele. Mi sembra una buona idea, ci metterei anche l’Ungheria”, aggiunge Roberto che tiene in mano una borsa con il simbolo del partito Fratelli d’Italia di cui è militante.

Proprio “la fratellanza” tra i due Paesi è stata al centro dell’intervento che Meloni ha pronunciato dal palco del teatro, con alle spalle la bandiera tricolore. Per “milioni di persone che discendono dagli italiani, anche per quelle che non sono mai state in Italia, l’Italia continua a essere la patria del cuore per usare la definizione di un eroe del nostro tempo”, ha dichiarato la premier dopo avere salutato l’orchestra e Beatrice Venezi – considerata un punto di riferimento dalla destra di governo, nominata nel 2022 consigliere per la musica dell’ex ministro Gennaro Sangiuliano – che ha diretto i due inni nazionali nell’ultimo appuntamento nell’agenda del bilaterale che il presidente del Consiglio ha avuto con Milei, il 19 e il 20 novembre.

L’argentino non ha mai nascosto la simpatia, politica e personale, per la premier italiana che è tra i leader mondiali con cui ha un rapporto più stretto. Nel corso del 2024 i due si erano già riuniti: la prima volta era stata a febbraio a Roma, in occasione della trasferta che il leader de La Libertad Avanza aveva organizzato per incontrare papa Francesco. La seconda era avvenuta a giugno nel corso del G7 in Puglia. Questo bilaterale nella capitale argentina, organizzato dopo il G20 in Brasile, ha sigillato la vicinanza tra i due leader, mostrandone i tratti comuni dal punto di vista ideologico e politico, e ha dato forza al sogno di Milei di creare un’alleanza tra le destre sovraniste e conservatrici. Inoltre, per Milei avviene al termine di una settimana in cui si è mostrato come un leader della destra globale, dopo gli incontri con Donald Trump, Emmanuel Macron e Xi Jinping.

Con l’Italia, il “popolo fratello” con cui “non si possono negare i legami di sangue”, è possibile creare “un’alleanza di nazioni libere dell’Occidente contro la tirannia e la miseria”, ha detto Milei nelle dichiarazioni congiunte rilasciate al termine del bilaterale alla Casa Rosada, momento in cui non sono state accettate domande dalla stampa. Nel suo discorso il presidente ha sintetizzato alcuni temi identitari del suo governo che sta per compiere un anno nei palazzi del potere: difesa del libero mercato, della proprietà privata e della sovranità nazionale “di fronte alle sclerotiche organizzazioni internazionali”, contrasto della “ideologia del gender”, tutela della famiglia e del diritto alla vita “in tutte le sue forme”, sostegno alle forze di sicurezza “di fronte alla piaga della criminalità organizzata”. Il presidente argentino ha affermato che lui e la Meloni sono “puniti dall’establishment” per le loro “azioni e opinioni” perché affrontano “senza pietà i problemi strutturali dei loro Paesi e lavorano per “dare un orizzonte di progresso a intere generazioni”. Da qui la proposta di creare un’alleanza, non solo tra Italia e Argentina ma anche tra “altri Paesi che condividono i nostri valori. Perché oggi l’Occidente è avvolto da un manto di oscurità e chiede a noi che difendiamo la libertà, anche se siamo ancora pochi, di fare luce e indicare la strada. La vittoria e la guerra non dipendono dalla quantità dei soldati, ma dalla forza che viene dal cielo”, ha affermato il presidente usando l’espressione “las fuerzas del cielo” che utilizza per indicare i suoi sostenitori.

Con Milei c’è molto più di “una comune cooperazione tra nazioni”. C’è “condivisione politica tra due leader che si battono per difendere l’identità dell’Occidente, la libertà e la sovranità”, ha detto Meloni che si è soffermata sulla “volontà comune di lavorare insieme, soprattutto nei principali scenari internazionali” come Ucraina, Medio Oriente, Venezuela, puntando il dito contro Nicolás Maduro e riconoscendo Edmundo González Urrutia come “presidente eletto” di quel Paese. “Le politiche molto coraggiose di liberalizzazione del mercato e per sostenere gli investimenti che il presidente Milei sta portando avanti possono aprire nuove opportunità e essere un ulteriore incentivo per accrescere la presenza italiana”, soprattutto in settori come “la transizione energetica, le infrastrutture, le materie prime critiche, il trasporto aereo e lo spazio”.

Non è la prima volta che il “presidente della motosierra” parla di creare un’alleanza tra nazioni conservatrici. Nelle scorse settimane, Milei aveva partecipato alla Conservative Political Action Conference (CPAC), vertice organizzato dall’American Conservative Union (ACU). Fondata nel 1964, conosciuta come il forum conservatore più antico degli Stati Uniti, ha l’obiettivo di “preservare e proteggere i valori della vita, della libertà e della proprietà di tutti gli americani”. L’evento si è svolto nella villa che la famiglia Trump ha acquistato a Mar-a-Lago: qui Milei ha incontrato il tycoon e ha avuto la possibilità di socializzare con imprenditori. Nel suo discorso ha proposto la creazione di una lega delle nazioni conservatrici per opporsi alle Nazioni Unite di cui dovrebbero fare parte, oltre a Trump, Meloni e Netanyahu con l’obiettivo di promuovere trattati di libero scambio, approfondire la cooperazione militare e, soprattutto, rafforzare l’avanzamento e dell’estrema destra a livello globale. Su questo Meloni non si è ancora espressa.